Da Ilio a La Mancia, passando per Sana’a

Al Teatro del Giglio di Lucca debutta Ultimo Chisciotte, la nuova produzione dello storico Teatro del Carretto

Maria Grazia Cipriani ci ha abituati a interrogarci sulla violenza attraverso i suoi spettacoli, dalla carneficina dell’Iliade ai genocidi e agli stupri etnici de Le Mille e una Notte, fino a quei bombardamenti in sottofondo che chiudono la sua nuova regia, Ultimo Chisciotte, e che rimandano – forse inevitabilmente – a quanto sta succedendo proprio in questi mesi in Yemen. Un interrogarsi che pone il contenuto come nocciolo significante di ogni spettacolo, ma che si avvale da sempre di una matrice artistica altrettanto forte e originale, insieme cruda e poetica.
In questa scia coerente, a livello intellettuale e teatrale, si innesta anche la rilettura del capolavoro di Miguel de Cervantes. Cipriani usa al meglio le qualità proprie del suo fare teatro: le scenografie, in primis, con una sfilza di costumi appesi che, oltre a essere esteticamente belli, calando sul palco nell’ultima scena rimandano metaforicamente alla fine della recita, di ogni recita – quella fiera delle vanità che chiamiamo vita e per la quale ci mascheriamo nel timore di svelarci. Puntuale e altamente significativo anche l’uso delle luci, così come della polvere rossa gettata sul palco a ogni nuova carneficina (espediente già usato ma sempre pregnante).
Lo spettacolo si srotola suddividendosi in una serie di quadri legati dal fil rouge della pagina scritta che, a volte, letta direttamente in scena rimanda all’originale del Cervantes e denuncia, attraverso la metateatralità, la finzione insita non solamente nelle avventure di Don Chisciotte ma nelle illusioni proprie di ognuno di noi che, spesso, offuscano la nostra capacità di giudizio e critica.
Alcune scene, in particolare, risultano particolarmente riuscite anche grazie all’ausilio della rumoristica o delle scelte musicali. Si pensi allo schiocco delle scudisciate, o all’abbinamento dell’aria tratta dalla Manon Lescaut a Besame mucho. Qui, il connubio tra gesto, uso delle luci e sonoro raggiunge una fusione altamente significativa.
Però ci sono anche ombre, in questa messinscena, che non si possono sottacere.
La prima scelta che non convince è quella del ritmo complessivo dello spettacolo e della recitazione: la lentezza, il sentimento greve del finale è presente fin dalle prime battute. Non vi è sviluppo del personaggio e, soprattutto, manca quell’incipit goliardico/giocoso, quella tensione tra follia e sogno che muove il Chisciana a vestire i panni di Don Chisciotte. Il risultato è uno spettacolo monotòno, dove il finale drammatico risulta depotenziato perché non si contrappone a un qualche barlume d’illusione felice – seppure fallace.
La seconda scelta che non convince è quella della scena che si svolge sull’intero Bolero di Ravel. Circa un quarto dello spettacolo è cadenzato su tale brano, di per sé scelta ineccepibile – fatta anche da Luchino Visconti ne Il Gattopardo, che dedica alla sequenza del ballo un terzo del film; o da Proust nel terzo libro della sua Recherche, Le Côté de Guermantes (I Guermantes). Qui, però, occorrerebbe una combinazione d’intenti tra maestro d’armi e coreografo per costruire una scena in cui il declino di Don Chisciotte si faccia palese ma che, nel contempo, catturi esteticamente e convinca a livello gestuale. Il risultato, al contrario, appare come una ripetizione di passi e movimenti che, alla lunga, tendono ad annoiare.
Finale icastico funestato, nel momento del silenzio più assoluto, dalla suoneria di un cellulare.


Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro del Giglio

piazza del Giglio, 13/15 – Lucca
domenica 25 novembre, ore 16.00

Il Teatro del Giglio ha presentato:
Ultimo Chisciotte
liberamente tratto da Miguel De Cervantes
adattamento e regia Maria Grazia Cipriani
con Stefano Scherini, Matteo De Mojana e Ian Gualdani
assistente alla regia Jonathan Bertolai
musiche Giacomo Vezzani
fonica Luca Contini
luci Fabio Giommarelli
scenotecnica Giacomo Pecchia
collaboratrice alla costumistica Rosanna Monti
segreteria organizzativa Michela Betti
produzione Teatro Del Carretto

www.teatrodelgiglio.it