La verità vi prego sull’amore

Arriva all’Elfo Puccini di Milano la versione di Roberto Valerio del capolavoro di Oscar Wilde, Un Marito ideale. Noi lo abbiamo visto al Giglio di Lucca: di seguito scoprirete come lo valutiamo.

La giostra delle menzogne fa fermata a Lucca. Tutto esaurito al Teatro del Giglio per Un marito ideale firmato da Roberto Valerio.

Parliamo di potere. Di un vincente. Ma “nessun uomo è abbastanza ricco da poter riscattare il proprio passato” (Mrs. Cheveley): questa la tragica verità. Da una simile constatazione si dipana l’intreccio del capolavoro teatrale di Oscar Wilde. E sabato 10 novembre il palcoscenico del Giglio si riveste della carta da parati dei ricercati salotti inglesi – col loro veleno, il chiacchiericcio, il vino che oscilla nella calma dei bicchieri, quell’atmosfera British tanto inconfondibile quanto le persone che allora l’animavano. Un marito ideale, quindi, il cui tema di fondo ci è ben noto: la corruzione politica.

Può un uomo moralmente inattaccabile commettere un atto ignobile una sola volta? Può convivere con il proprio rimorso e mantenerlo inconfessato? Ma soprattutto: può farlo la donna che lo ama? A molte domande non troveremo risposta – non appureremo mai, ad esempio, se Lord Chiltern sia onesto che vuol dare a credere. Noi sappiamo unicamente ciò che vediamo, e non è che una sfumatura del prisma: le “falsità che sono le verità degli altri” (Lord Goring). Nel 1895 Oscar Wilde diede la propria risposta. E a Lucca, Roberto Valerio la ripropone portandola in scena.

L’incipit è originale. La storia è vissuta a ritroso, in uno spiritoso rewind. Il regista non ci propone personaggi, bensì una gamma di burattini. Inermi, segnati, pronti a riscrivere ancora una volta la stessa vicenda. I tormenti del passato non si riscattano.

Anche sul piano interpretativo nulla da eccepire: pochi e bravi, a partire da Roberto Valerio (nei panni di Lord Chiltern). Da Valentina Sperlì, che ci regala una Mrs. Cheveley assolutamente irritante e ammirevole; a Chiara Degani, brava nel riprodurre il rigore infantile di Lady Gertrude Chiltern; ma, soprattutto, a Pietro Bontempo – alias Lord Goring – entrato di prepotenza nelle preferenze del pubblico per il proprio spensierato dandismo, le eccentricità, le frasi appuntite e irriverenti che caratterizzano ogni singola opera di Wilde. Ci vuole talento a mantenere vivo un personaggio del genere e Bontempo lo possiede.

La rappresentazione ha come risultato grottesco quello di farci ridere del degrado. Di fronte alla corruzione, alle falsità di facciata della società, a ideali che crollano e divinità monetarie, il pubblico ride perché tutto ciò che è narrato possiede una tale frivolezza, una tale beata provocazione che non è possibile astenersi. Attivata la giostra, i personaggi prendono vita, ognuno col proprio carattere, ognuno coi propri tic e difetti: Lady Chiltern deve continuamente togliersi le scarpe, il Conte di Caversham (Alarico Salaroli) è intollerante alle correnti d’aria, Lord Goring teme la serietà come un morbo. E la mimica degli attori non riscontra difetti.

Per l’allestimento delle scene (a opera di Carlo Sala) è stata progettata un’ambientazione semplice, perfino spartana. Soltanto l’essenziale, nulla con cui i personaggi non debbano interagire: un sofà, uno scrittoio, un tavolo. Lo sfondo è composto di pannelli, il cambio di scena ha il vantaggio di essere rapido, di non dover richiedere intervalli. Anche la colonna sonora è suggestiva. Tra una vicenda e l’altra le luci calano, la musica sale con le sue note nostalgiche avvolgendo le ombre dei pannelli e di coloro che li ruotano. Si oppone all’umorismo, la musica: unica voce veramente interiore e sincera, muta durante il gioco di maschere della recitazione.

L’insieme è intrigante, dignitoso nella sua apparente semplicità, profondo negli istanti di silenzio – come la realtà. Lo stile di Wilde risuona in ogni situazione, dalle serie alle grottesche, condito con quella sagacia e quel disincanto destinati a rivoluzionare interamente il teatro vittoriano. Infine l’abbraccio, la musica, le luci, il lento allontanarsi. Il passato è sepolto, mai più si vedranno simili scandali.

Ma era veramente realtà? O l’ennesima maschera sociale? Anziché affievolirsi, le domande raddoppiano, si moltiplicano. E la giostra riparte. Ancora una volta.

Lo spettacolo andrà in scena:
Teatro Elfo Puccini – Sala Shakespeare

corso Buenos Aires, 33 – Milano
da martedì 4 a domenica 16 dicembre
orari: da martedì a sabato, ore 21.00 – domenica, ore 16.00

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro del Giglio
Lucca
venerdì 9 e sabato 10 novembre, ore 21.00 – domenica 11 novembre, ore 16.30
 
Un marito ideale
di Oscar Wilde
traduzione di Roberto Valerio
regia Roberto Valerio
scene e costumi Carlo Sala
Personaggi e interpreti
Sir Robert Chiltern: Roberto Valerio
Mrs. Cheveley: Valentina Sperlì
Lord Goring: Pietro Bontempo
Il Conte di Caversham: Alarico Salaroli
Gertrude Chiltern: Chiara Degani
Phipps/Mason: Roberto Baldassarri