Affinità d’animo

Al Teatro Fontana di Milano, Un quaderno per l’inverno di Armando Pirozzo diretto da Massimiliano Civica. Due premi Ubu 2017 per un teatro minimalista.

Un quaderno per l’inverno di Armando Pirozzo, vincitore di ben due premi Ubu nel 2017 come miglior testo italiano e per la migliore regia (Massimiliano Civica), rappresentato al Teatro Fontana di Milano, è un progetto drammaturgico e registico minimalista: due attori in scena (Alberto Astorri e Luca Zacchini), un tavolo bianco, qualche sedia, pochi elementi di attrezzeria (un coltello, un sacchetto di arance, uno spremiagrumi, due bicchieri), nessun effetto luce (un unico piazzato senza zone d’ombra).
Il regista Massimiliano Civica rinnova così felicemente il suo sodalizio con Armando Pirozzo, che gli confeziona un copione essenziale (durata 50 minuti), perfettamente in linea con la sua poetica teatrale. La scrittura evita infatti i picchi aulici, ma anche la sciatteria del parlato quotidiano e del turpiloquio, frequente nella drammaturgia contemporanea, assestandosi su un tono medio. Un quaderno per l’inverno aspira alla sintesi poetica, pagando però lo scotto di un assunto programmatico. Qualche critico ha parlato di realismo magico, anche se lo svolgimento dello spettacolo si incanala su binari logici e percorsi schematici.
Un professore di letteratura all’università, ritornando a casa, trova un ladro. Scopre che Nino non è però venuto per rubare, ma per costringerlo a scrivere, sotto la minaccia di un coltello, una poesia per la moglie. Gli spiegherà che ha trovato, nella borsa del computer che qualche giorno prima gli aveva rubato, un quaderno in cui il professore aveva scritto dei versi. Il ladro li aveva letti alla moglie in coma e la donna per la prima volta aveva reagito.
Nino crede che se il professore scrivesse un’altra poesia la donna ritornerebbe in vita: la poesia salva la vita, in questa moderna riscrittura del mito di Orfeo ed Euridice.
Il professore resiste, ha scritto quelle poesie in un momento di particolare felicità, illuminato dall’amore, adesso non si trova in quello stato d’animo e, come più volte afferma, lui non è un poeta. Di fronte all’ostinazione cede, contagiato dalla fede disperata del giovane, si aggrappa all’illusione che la parola poetica possa vincere la morte. E scrive una poesia di tre versi.
La storia fa un salto di otto anni. Nino ritorna ancora a casa del professore, questa volta proprio per rubare. E gli racconta cos’è successo in questo lasso di tempo. Il miracolo non è avvenuto perché la moglie era già morta al suo arrivo e non ha potuto leggerle i versi. Oggi lui ha un’altra donna, il figlio ha compiuto diciotto anni, sta per sposarsi e Nino ha bisogno di soldi. Il professore invece è rimasto solo. La notizia che la sua poesia non è servita a nulla fa crollare anche la piccola illusione che la parola poetica possa avere un valore salvifico. Resta il fatto che con Nino ha realizzato un incontro raro, di quelli che ti cambiano la vita. Montale avrebbe scritto: “Accade che le affinità d’anima / non giungano ai gesti e alle parole ma / rimangano effuse come un magnetismo. / É raro ma accade.”
Massimiliano Civica si è posto in ascolto del testo con umiltà, ha tentato quasi di sparire, come lui stesso dichiara, dalla scena, favorendo le dinamiche psicologiche tra i due sensibili attori che man mano si venivano a delineare, senza creare distrazioni. Così la serratura della porta è semplicemente una mano aperta a forbice, gli anni che passano sono indicati da una diversa postura e da un semplice cambio di giubbotto. Durante lo spettacolo gli attori prendono poche posizioni, i cambi sono impercettibili e affidati tutti al potere della parola e ai nascosti moti dell’anima. È un teatro che rifugge da qualsiasi lusinga cinematografica o televisiva, affidandosi tutto all’antica arte dell’attore.
Alberto Astorri conferisce così al personaggio del Professore un’aria disincantata e scontrosa, i gesti secchi di chi ha perso, ma che vorrebbe aggrapparsi a nuove illusioni per dare un senso alla sua vita, Luca Zacchini è un uomo disposto a tutto di fronte alla morte, poi assume il cinismo di chi sa che la vita comunque continua.
La scelta minimalista della regia da un lato favorisce un rapporto diretto e autentico con lo spettatore, dall’altro rivela esplicitamente le fragilità del testo.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Fontana

Via Gian Antonio Boltraffio, 21 Milano
da giovedì 8 febbraio a domenica 11 febbraio 2018

Un quaderno per l’inverno
di Armando Pirozzo
spettacolo di Massimiliano Civica
con Alberto Astorri, Luca Zacchini
costumi Daniela Salernitano
scene Luca Baldini
luci Roberto Innocenti
produzione Teatro Metastasio di Prato
con il sostegno di Armunia Centro di Residenze Artistiche Castiglioncello