Il primo dell’anno, ad Amsterdam, passando accanto a una bancarella di libri usati, lo sguardo mi è caduto su un volumetto dall’aria dignitosa ma vetusta, non rilegato: Scàmpolo – commedia in tre atti di Dario Niccodemi, Fratelli Treves Editori – Milano.

Le pagine, salvo le prime, sono intonse; l’edizione è del 1934 – XII; il copyright, del 1916.

E alla memoria si affaccia il ricordo di una battuta ascoltata una domenica pomeriggio alla radio – era la giornata della prosa – negli anni Cinquanta: «In te c’è troppo per una bimba; non abbastanza per una donna…. Sei uno Scàmpolo». Niente di più, ma ciò è sufficiente per decidere di acquistare quel libretto (2 euro: oltre 600 volte il prezzo di 6 lire riportato sulla quarta di copertina), e leggerlo d’un fiato.

Oggi il nome di Dario Niccodemi ricorre sulla scena quasi solo nella parodia che Paolo Poli ha tratto dal suo drammone più famoso e strappalacrime, La nemica, ma ai suoi tempi aveva avuto rilevanza e notorietà.

Scàmpolo (scritto sempre con l’accento sulla “a”) è un testo sicuramente datato, e fa quasi tenerezza leggere, sotto l’elenco dei personaggi: “L’azione si svolge a Roma. Epoca presente”. Tuttavia, forse perché ho dovuto tagliare, come si faceva un tempo, una dopo l’altra, pagine mai toccate da dita umane (solo all’inizio era stata annotata, a matita, la traduzione olandese di qualche termine), scorrerlo mi ha procurato una forte emozione.

E mi sembrava di scorgervi anche una sorta di anticipazione dei tratti di personaggi ben diversamente noti e frequentati, rispetto alla selvatica donna bambina di Niccodemi: la disarmata naïveté di Gelsomina, nel film La strada; ma anche la sguardo limpidamente critico, spiazzante, del Piccolo Principe.
È plausibile che Fellini, e Saint-Exupéry, si siano imbattuti in quella figura (che Niccodemi aveva successivamente ripreso in un romanzo)? Può darsi. Ma sarebbe bello che questo interrogativo stimolasse qualcuno a far rivivere sulla scena quella creatura (cavallo di battaglia di tante attrici, giovani e non solo giovani), o almeno ad andarla a visitare, con affetto e simpatia.

Lumpatius Vagabundus