Ma il leggio è di troppo!

Una bella trasposizione inficiata da una drammaturgia che ricorda troppo il reading.

Uomini o Marionette si accosta con felice estro creativo al famoso testo Sul teatro di marionette che Heinrich Von Klesit pubblicò, poco più che ventenne, sul quotidiano Berliner Albendblätter a puntate, dal 12 al 15 dicembre del 1810. In quel testo Kleist racconta dell’incontro col signor C. un ballerino col quale l’io narrante disquisisce di marionette, le uniche, a detta di C., a possedere, nel movimento, quella grazia che all’uomo è preclusa dalla consapevolezza di sé concludendo che solamente «nella misura in cui nel mondo organico la riflessione risulta più oscura e debole la grazia vi si fa sempre più raggiante e perentoria». Kleist scopre così l’inconscio che emerge solo prima o dopo la consapevolezza di sé dell’essere umano.

Testo breve eppure ricchissimo di suggestioni e spunti di riflessione che qui non possiamo nemmeno sfiorare – rimandiamo il lettore più curioso all’edizione italiana del testo pubblicata in Italia per i tipi de La vita Felice nel 2000 – viene avvicinato da Duccio Camerini, assieme ad Alfonso Sessa e Dario Falconi, con intelligente spirito esegetico, costruendo, per l’VIII edizione della rassegna LET – Liberi Esperimenti Teatrali, un impianto drammaturgico nel quale Camerini può spaziare tra considerazioni chiarificatrici e riformulatrici dei significati del testo originale.

In una scena vuota, a esclusione di una seggiola di vimini per bambini – sulla quale campeggia un risvolto di stoffa bianca -, di un cubo ricoperto da un panno nero e un leggio a sinistra del palco, Camerini si presenta al pubblico come un aspirante ballerino accennando dei passi di danza ai quali, dice, manca la grazia. Grazia come eleganza del movimento, ma anche come «atto di generosità divina che dispensa la salvezza alle anime degli esseri umani», ci spiega.
Camerini intesse così un doppio racconto col pubblico: quello suo di ballerino mancato che ragiona sulla danza e sul corpo della marionetta che, a differenza del burattino, è sospesa grazie all’ausilio di fili, e quello di un poeta che ha incontrato tempo prima, il quale, a sua volta, gli racconta del suo incontro con un ballerino (il nucleo originale dello scritto di Kleist).

Su questo doppio filo narrativo Camerini inanella domande “nuove” – la marionetta è un manufatto dell’uomo o piuttosto un imbarazzante specchio? È la marionetta a essere fatta a nostra immagine e somiglianza o è vero il contrario? Se la marionetta attende il nostro apporto per poter “essere” non ne diventiamo suoi servi? – che si fanno subito metafore di altri rapporti (tra inorganico e organico tra umano e animale, e, anche, tra uomo e dio) e riformula quelle del testo di Kleist declinandole secondo i canoni del cattolicesimo e non quelli originali del protestantesimo con piccoli ma significativi apporti drammaturgici.

L’involto della seggiola si rivela essere un burattino che Camerini prende per mostrarne le diverse caratteristiche rispetto alla marionetta per poi affidarlo a uno spettatore; il panno nero che copre il cubo nasconde il plastico di un palcoscenico in scala che Camerini prima indica, poi manipola, arrivando a calzarlo a mo’ di elmo, entrandovi letteralmente dentro con la testa, mentre la musica commenta, sottolinea e sostiene le dissertazioni sue, quelle del ballerino e quelle del poeta. Camerini sa dare voce ai diversi personaggi con eleganza e tanto mestiere, sempre padrone della scena, senza mai annoiare riuscendo anzi a tenere viva l’attenzione del pubblico.

Peccato che – non sappiamo se per scelta o per esigenze tecniche – Camerini si avvalga del testo, posto su di un leggio, che legge in più occasioni, rendendo lo spettacolo un ibrido poco riconoscibile – lettura, mise en espace o spettacolo vero e proprio? – in un modo che impaccia l’interprete il quale, quando legge, non è più libero di muoversi sulla scena, e quando invece se ne allontana si libra funambolicamente nell’arte dell’affabulazione lasciando solo all’immaginazione dello spettatore i benefici di una memorizzazione integrale.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Cometa-Off
via Luca della Robbia, 47 – Roma
fino a domenica 4 marzo, ore 20.45

Uomini o marionette
di Heinrich von Kleist
messa in scena Alfonso Sessa, Dario Falconi, Duccio Camerini
con Duccio Camerini