Troppo grande Cechov per la nostra vita di provincia

tertulliano-teatro-milanoIn Vania, in scena allo spazio Tertulliano di Milano, ci si ispira al dramma del grande scrittore russo. Bravi gli attori, ma troppo corto il respiro del testo. Resta la noia.

Forse è stato un azzardo. Non perché Anton Cechov non possa essere toccato. L’essenza stessa del teatro è nella continua rielaborazione di temi, storie e stereotipi. Ma il punto è che lo Zio Vanja racconta un mondo che non c’è più, nel quale perfino la noia ha un connotato sociale. Invece nel Vania ideato e diretto da Stefano Cordella e ispirato al dramma russo, i personaggi navigano in una vaga provincia italiana, e sono così vuoti da risultare solo patetici e non drammatici. E soprattutto sono così vuoti da non suscitare alcuna empatia: un medico che a nemmeno 40 anni si sente fallito e non si capisce perché, un giovinastro piuttosto stupido di 35 anni che non lavora e si limita ad assistere un fratello in coma che dovrebbe essere molto più vecchio di lui (perché la storia quadri), una moglie giovane dell’uomo in coma, che è il personaggio riuscito peggio dell’insieme perché tenta malamente il suicidio senza aver espresso prima alcun disagio. E una ragazzina, forse l’unica figura reale, che sogna di far la cantante e per un periodo va a Londra a far la cameriera. Gli attori, Francesca Gemma, Vanessa Korn, Umberto Terruso e Fabio Zulli sono tutti bravi, credibili e spontanei. Anche la messa in scena, allo spazio Tertulliano di Milano, funziona. Ma la storia non regge perché non regge il testo: per raccontare il vuoto e la noia, a maggior ragione se è quella italiana, davvero squallida (ma qui solo intravista), ci vuole una straordinaria forza narrativa. E qui non c’è.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Spazio Tertulliano
via Tertulliano 68 – Milano
dal 17 al 28 febbraio 2016

Vania
ideazione e regia Stefano Cordella
con Francesca Gemma, Vanessa Korn, Umberto Terruso, Fabio Zulli
costumi e realizzazione scene Stefania Coretti, Maria Barbara De Marco
disegno luci Christian Laface
organizzazione Giulia Telli
con il sostegno di fUnder 35
produzione Oyes