Sergio Sgrilli e un ritorno al sapore di salsedine

Venti in poppa per il comico che torna al suo mondo naturale. Dopo un periodo di assenza giustificata dalle scene, Sergio Sgrilli calca nuovamente il palco di Zelig con il suo sesto spettacolo, riprendendo da dove aveva lasciato. Tutto è invariato e la comicità toscana di quindici anni fa continua a stupire.

La storia non si può interrompere bruscamente, soprattutto se si tratta di una storia d’amore, tra un uomo, la sua chitarra e un pubblico che lo ha aspettato e lo ha ritrovato più carico che mai. Sergio Sgrilli riapproda a Zelig con la solita voglia di conquistare, raccontando se stesso, ma anche tutti i difetti e le grossolanità contro i quali, nel quotidiano, ognuno di noi si scontra con estrema puntualità.

Scusandosi per la sua prolungata defezione dalle scene – dovuta alla desiderata e doverosa paternità della figlia Matilde – il mattatore livornese prende in mano il microfono e comincia a parlare come se niente fosse, come se volesse riprendere il proprio posto – lasciato a tempo determinato. Nulla, in effetti, sembra cambiato.

Sgrilli comincia il proprio monologo senza esitazioni, con la consueta ricreazione di atmosfere salmastre e con l’eccezionale abilità di trascinare il racconto al culmine per poi farlo scivolare, sulla cresta dell’onda, con una battuta esilarante. Una comicità alla quale aveva abituato il pubblico fin dalle prime comparse a Zelig Tv in terza serata – dove, accompagnato dalla sua fidatissima chitarra mignon, analizzava e smontava le canzoni di alcuni tra i più importanti musicisti italiani. Uno stile che si potrebbe definire iperbolico per il modo con il quale arriva al termine della riflessione, mentre l’evento-risata giunge alla fine di un percorso di attesa che amplifica notevolmente il concetto. Raccontare le battute di Sgrilli e ottenere il suo stesso risultato sarebbe perciò assai difficile, perché solo la maniera con la quale affronta la narrazione costituisce, di per sé, i tre quarti della risata. Aggiungiamo anche che l’unicità della biografia e le esperienze del background livornese costituiscono la rimanente percentuale ed ecco che si comprende appieno la straordinarietà dello stile sgrilliano.

Dal padre alla volgarità toscana, dalle donne di una vita fino al Giro d’Italia – prima di incontrare la notorietá: di fronte agli spettatori scorrono tutti gli ingredienti di una vita fantastica (da osservatore attivo), che giocano un ruolo fondamentale nella composizione del testo della prima parte dello spettacolo. La ripresa, al contrario, torna al tema musicale – rendendo omaggio alla spalla ideale del comico livornese, che non si è limitato a divertire, ma ha presentato altresì il suo nuovo album. Un lavoro che non ha niente di comico e che raccoglie dieci canzoni scritte e composte dallo stesso Sgrilli, tra le quali Come Va – dedicata all’amico scomparso Marco Simoncelli, a testimonianza di un’attività che, anche quando sembrava essersi sopita, in realtà spaziava su altri livelli. La musica non parodiata, ma smembrata e analizzata sia nelle note che negli interpreti, riflessioni che accendono il pubblico per la costante versatilità delle note suonate con grande maestria e passione. Anche in questo caso, però, Sgrilli non può limitarsi a prendere in giro con banalità il lavoro dei musicisti e, quindi, il coronamento dello show è stato affidato alle note biografiche con le quali racconta l’approccio puerile alla musica, fino allo sviluppo di una tecnica da turnista che gli consente di utilizzare quella che poteva essere un semplice strumento – a scopo “rimorchio”, davanti ai falò sulle spiagge – in un vero e proprio mezzo di espressione.

Tecnica e fantasia non possono che portare a un risultato esaltante, in grado di far cantare anche le sedie dello Zelig. Tanta attesa dunque per rivedere Sgrilli sul palco milanese, paga e come. Due ore di spettacolo ricche di divertimento, ma anche di riflessione, buona musica e sensazioni positive da portare con sé: più volte, infatti, il comico maremmano si è definito mente pensante, oltre che suonante, ma non solo. Si tratta altresì di un vulcano di nuove soluzioni che non si ferma alle apparenze o alla prima battuta, ma si spinge oltre – fino a trascinare la platea in un vortice di divertimento al quale diventa difficile sottrarsi. Spesso, racconta lui stesso, si è sentito dire dai musicisti di essere troppo bravo per non fare il comico, e dai comici troppo bravo per non fare il musicista: la verità è che entrambe le attività gli sono fin troppo congeniali.

Sgrilli è insieme la risata per gli spettatori e lo spettatore delle risate del suo pubblico.

Lo spettacolo è andato in scena:
Zelig Cabaret
viale Monza, 140 – Milano
giovedì 10 maggio
Venti in poppa
di e con Sergio Sgrilli