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Viaggio verso Itaca di Selene Gandini, con Caterina Gramaglia, Carlotta Piraino, Alessandra Salamida e Claudia Salvatore. Al Teatro dell’Orologio, fino all’8 novembre, un percorso senza meta.

Protagonista eterno di miti e poesia, epico esempio di tracotanza umana, colui che «bello di fama e di sventura/baciò la sua petrosa Itaca» (A Zacinto, Ugo Foscolo), l’Ulisse «raccontato dalle parole di chi lo ha amato, odiato, atteso e ritrovato» di Selene Gandini è trasfigurato da un punto di vista femminile per cercare di restituire la scoperta del sé nella ricerca della patria, ossia nella metaforica rappresentazione di quel cammino che, al di là di ogni specifico approdo, chiunque dovrà, sempre e comunque, intraprendere.

L’autrice cita quasi letteralmente l’affascinante Itaca del poeta Konstantinos Petrou Kavafis per costruire con parole di donna un Odisseo «viaggiatore che viaggia solo» e «non lo fa per tornare contento», ma «perché di mestiere ha scelto il mestiere di vento» (Il viaggiatore, I Mercanti di liquore).

Sul palco agiscono quattro donne cruciali, quattro esemplari ideali della polarizzazione di genere che il mondo classico ha consegnato all’Occidente. Accomunate da vesti diversamente simili a sottolinearne l’analogo struggimento, in Viaggio verso Itaca assistiamo, attraverso monologhi e duetti senza soluzione di continuità, all’esposizione di due contrastanti modelli di femminilità: da un lato, quello delle virtuose e sottomesse Penelope e Nausicaa, dall’altro quello delle lussuriose Circe e Calipso, oscure metà che, affermando il proprio primato sulla coppia, depriverebbero gli uomini della propria virilità.

I ritmi pesanti, discutibili per come innestano elementi di contemporaneità in una drammaturgia caratterizzata da circolari inserti testuali in neogreco (declamati da una intensa Alessandra Salamida), le proiezioni ridondanti rispetto alle dinamiche su palco e una scenografia sovraccarica nella propria essenzialità sono elementi che riducono la presenza attoriale a una innaturale prossemica e portano l’allestimento e la sua restituzione corale all’impressione di una omogeneità non solo imperfetta, ma soprattutto non in grado di valorizzare l’alto tasso di talento delle interpreti (in particolare, sarà Carlotta Piraino a non patire eccessivi affanni).

Una colpa grave, ma secondaria se vista nell’ottica delle intenzioni originarie di voler «proseguire l’attività teatrale al femminile [intrapresa, ndr]  mettendo in scena Little Women». Se, paradossalmente, tra le pieghe delle sinuosità esibite e agitate come appetiti sembra imporsi l’ombra di una assenza, quella del vir Ulixes, proprio in esse vedremo esporsi un protagonismo assoluto non nel senso (ipoteticamente opportuno) di Animus (l’archetipo junghiano dell’inconscio maschile nella psiche femminile), quanto di unica auctoritas capace di dare senso alle narrazioni di Penelope, Calipso, Circe e Nausicaa.

Un Ulisse, la cui presenza latente risulta talmente dominante da spersonalizzare le quattro donne in tappe di formazione virile di un uomo, che – figura eroica per antonomasia, emblema della curiosità umana, ideale di cultura contrapposta a natura – ricordiamo soprattutto essere campione di una concezione prettamente machista della relazione tra potere e sapere.

Una contraddizione che, purtroppo, Viaggio verso Itaca paga in maniera mortificante e sorprendente.

Teatro dell’Orologio
Sala Orfeo

dal 3 al 8 Novembre 2015
dal martedi al sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

Viaggio verso Itaca
regia Selene Gandini
progetto di Selene Gandini
con Caterina Gramaglia, Carlotta Piraino, Alessandra Salamida, Claudia Salvatore