Nel Paese della menzogna, la verità è una malattia

elfo-pucciniAll’Elfo Puccini di Milano va in scena il coraggioso Viva l’Italia. Le morti di Fausto e Iaio – un pezzo di storia volutamente dimenticata, un omicidio senza colpevoli nella migliore “tradizione” italiana.

Erano due ragazzi come tanti: nel pieno della maturità e pronti a cambiare, a modo loro, il Casoretto – un quartiere periferico a nord-est di Milano dove sembrava non esserci alternativa alla droga e alle sale giochi. Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci erano uniti – in vita – da un’amicizia sincera e disinteressata, ma lo sono diventati indissolubilmente, dopo il 18 marzo del 1978: giorno in cui furono uccisi da un commando romano, partito per vendicare la morte di Franco Anselmi, militante dell’estrema destra capitolina.

Per quelle morti innocenti, per quegli omicidi – avvenuti in un sabato sera qualunque, in cui i giovani si apprestavano a cenare prima di recarsi a un concerto presso il centro sociale Leoncavallo – non ha mai pagato nessuno. Da Roma giunse, poco dopo, una rivendicazione, ma nel 2000 – ventidue anni dopo – il caso fu archiviato “pur con forti indizi di colpevolezza a carico di tre esponenti della destra neofascista, legati alla banda della Magliana”. In pratica: ci sono i nomi dei colpevoli, ma non le prove sufficienti a inchiodarli. Un enorme paradosso, se si considera che, nemmeno un anno dopo, Fausto e Iaio sono stati riconosciuti quali vittime del terrorismo. Uccisi per ragioni politiche da una mano tuttora libera e impunita.

Freddati due giorni dopo la strage della scorta di Aldo Moro e il sequestro del segretario della Democrazia Cristiana, i giovani milanesi sono rimasti vivi nella memoria cittadina di compagni e amici. Ma in molti – forse in troppi – non ricordano nemmeno più i loro nomi o i loro volti. Con questo spettacolo, però, si possono rispolverare i ricordi e conoscere un pezzo del nostro recente passato.

Nel trentacinquesimo anniversario dell’omicidio, il regista argentino César Brie, lavorando sul testo ben documentato di Roberto Scarpetti, ricostruisce il momento storico nel quale si incastona il delitto di Fausto e Iaio e le successive indagini: condite di depistaggi, occultamenti di prove, oltraggi alla stampa più riluttante ad accettare la versione – di comodo – che voleva i ragazzi vittime di un regolamento di conti nel mercato dello spaccio di droga. Fausto e Iaio non erano tossicodipendenti. Al contrario: stavano scrivendo un libro bianco per denunciare la crescita dei consumi di eroina nel loro quartiere. Ma non hanno pagato per questo. O, almeno, non soltanto per questo. Era il loro impegno civile a dare fastidio, evidentemente, e sono stati scelti come capri espiatori al culmine della strategia della tensione.

All’elaborazione dello spettacolo, oltre a documenti e libri che testimoniano i fatti, hanno dato il loro contributo Maria Iannucci, sorella di una delle due vittime e presidente dell’Associazione amici e familiari di Fausto e Iaio, e il magistrato Armando Spataro, il primo a coordinare le indagini. «La mancata risoluzione di quel caso resta la più grande delusione della mia carriera», ha sempre ripetuto il pm. L’ennesima vicenda che dimostra come, nel Paese della menzogna, la verità sia una malattia.

Lo spettacolo continua: 
Teatro Elfo Puccini
corso Buenos Aires, 33 – Milano
fino a domenica 14 aprile

Viva l’Italia
Le morti di Fausto e Iaio
di Roberto Scarpetti
regia César Brie
con Massimiliano Donato, Andrea Bettaglio, Alice Redini, Umberto Terruso e Federico Manfredi
luci Nando Frigerio
suono e programmazione video Giuseppe Marzoli
progetto video Boombang Design