Benvenuti nell’inferno del Reale

triennale-milanoWelcome to my world, una danza viscerale e apocalittica, in grado di scuotere anime e corpi, trascinando il pubblico nell’inferno del Reale.

Welcome to my world non è un caloroso saluto di benvenuto, una mano tesa che accoglie il pubblico con il sorriso. È una sfida di chi, digrignando i denti, invita a guardare le viscere e gli abissi, a scavare più a fondo in un vomito di suoni e luci che, intersecandosi, animano e insieme uccidono i corpi sinuosi dei quattro protagonisti della scena, i bravissimi Paola Lattanzi, Alice Raffaelli, Francesco Marilungo e Riccardo Olivier.
Del resto non stupisce di uscire dalla sala della Triennale di Milano in cui lo spettacolo si svolge portandosi a casa un senso surreale di straniamento, capovolgimento e confusione. Non stupisce soprattutto se si conosce il suo celebre regista e coreografo, Enzo Cosimi, definito da Marinella Guatterini – coordinatrice del corso di Teatrodanza della Scuola Paolo Grassi/Fondazione Milano – l’enfant terrible della nuova danza italiana.
La brillante ed eversiva carriera di Cosimi inizia nel 1982, con Calore, spettacolo oggi ripreso e riportato in scena insieme a questo suo ultimo lavoro, come a tessere un filo che collega passato, presente e futuro, della sua carriera e della sua inquietudine.
Quel lavoro nasceva dall’esperienza newyorkese di Cosimi, affiancato da un gruppo di amici non danzatori che portavano in scena una voglia – forse più punk e rabbiosa di quella di oggi – di deflagrare quell’atmosfera statica e fredda degli anni ’70 alla volta di un calore (incarnato dall’onnipresente colore celeste) che aprisse visionariamente le menti polverose dell’epoca. Necessità che perdura anche oggi e che ha fatto decidere al regista di riportare in scena, con grande fedeltà al progetto originario, quello squarcio esistenziale in grado di sconquassare il pubblico di ieri come quello di oggi.
Un passato che ritorna, dunque, ancora graffiante e fuori dagli schemi come nell’82, ma che si fa anche più denso e ricco di sfumature, di suoni e di colori che impastano il desiderio di una celeste apertura – come il cielo del finale di Blade Runner, ricorda Cosimi – e un’analisi forse più intima e matura come quella di Welcome to my world.
Qui la sensazione è di passare da Blade Runner a Melancholia, di stampo però decisamente tarkovskiano. L’atmosfera è apocalittica, svuotata, rarefatta e il protagonista indiscusso è il suono che, trapassando epiletticamente i corpi robotizzati dei quattro danzatori, sembra dotato di vita autonoma, come un organo senza corpo che si muove da solo.
Si passa da sonorità quasi bucoliche, che stridono con movenze volutamente contratte e con la rigidità omologante e robotica dei danzatori, ai decibel di elettronica graffiante che ricoprono come un’onda i nervi e i muscoli degli astanti. Il riverbero dell’annegamento – i cui autori sono musicisti del calibro di Brian Eno, Chris Watson, John Duncan e Pansonic – viene da arti contratti, corpi che sembrano voler uscire da loro stessi. Sono colate di sangue che compaiono dal nulla lungo il torace di Francesco Marilungo, sono movenze sinuose che avvicinano i quattro protagonisti verso una sorta di orgia impossibile, frenata da una de-volontarizzazione che permea il vuoto che insaporisce i loro gesti.
È la rabbia – accecata da luci stroboscopiche – di un’umanità svuotata, alienata, risucchiata, di un’umanità che sprofonda nella spirale roboante di se stessa. Ma è anche una carezza, che si nasconde dietro il fumo – principale elemento drammaturgico – che lascia parlare i corpi, con le loro paure, i loro tremori, le loro nudità.
Welcome to my world è un invito beffardo a sollevare le maschere, a guardare dentro e dietro il velo di Maya, a cercare il Reale traumatico che si cela dietro la soporifera e narcolettica realtà.
È un viaggio psichedelico, mimato anche nella parte finale dell’opera, quando i quattro danzatori, che si scorgono appena tra scie di fumo e luci soffuse, sembrano salpare su una zattera, partire per un’Odissea che non si sa né dove inizi né dove finisca.
È il viaggio di Enzo Cosimi, un ghigno ammiccante, che conferma con questo suo ultimo lavoro, una straordinaria capacità di deflagrazione degli ordini costituiti, riuscendo anche questa volta a scuotere il pubblico, lasciando addosso una sensazione che non va capita, ma solo vissuta.

Lo spettacolo è andato in scena
Triennale di Milano
Viale Emilio Alemagna 6 – Milano
Venerdì 24 gennaio, ore 20.30

Welcome to my world
Compagnia Enzo Cosimi
regia, coreografia Enzo Cosimi
costumi, make up a cura di Enzo Cosimi
rubber mask Cristian Dorigatti
disegno sonoro a cura di Enzo Cosimi
musiche Chris Watson, John Duncan, Pansonic, Brian Eno
disegno luci Stefano Pirandello
organizzazione Maria Paola Zedda
interpreti Paola Lattanzi, Alice Raffaelli, Francesco Marilungo, Riccardo Olivier
produzione Compagnia Enzo Cosimi, MIBAC
in collaborazione con la Scuola Civica d’Arte Paolo Grassi di Milano