Nudità dell’anima

Presso l’opificio Telecom Italia Ricci/Forte vanno in scena con l’ultima puntata di Wunderkammer Soap.

In una piccola stanza da bagno si trova Didone, la regina delle drag queen, immersa nell’intimo tepore di una vasca. Romantica e fragile, innamorata, si sottomette a un ideale di bellezza irraggiungibile. Soffre nell’impossibilità di modificare il corpo, ne traccia sopra i segni della mancanza. Patisce su tacchi vertiginosi la distanza incolmabile che la separa dalla perfezione. Didone, sovrana del trash, regna nel suo piccolo mondo tappezzato di foto, oggetti kitsch, ricordi. Fantastica su una sensualità accattivante e forme desiderabili. Scrutandosi allo specchio scopre il suo corpo e mette a nudo anche l’anima. Nello slancio disperato l’inadeguatezza fisica diventa interiore: l’ultimo afflato che Didone rivolge agli affetti si rivela una via impossibile. Tenta un approccio, cerca l’approvazione e la desiderabilità nello sguardo altrui, ma trova davanti a sé un muro di solitudine.
La prima parte della performance è a tratti affettata e troppo melensa. Alcuni gesti dell’attore – come i baci al rossetto sparsi qua e là o i biglietti con le foto di famiglia e le scritte “ti voglio bene” – ricordano gli atteggiamenti patetici delle liceali: approfittano dello stretto contatto tra spettatore e attore, ma è un tipo di impostazione prettamente cinematografica o televisiva, e nella resa teatrale risulta poco efficace.
Si poteva puntare di più sulla solitudine interiore, sullo strazio fisico e mentale del personaggio, che invece raggiunge l’apice solo nella seconda parte. La voce fuori campo risuona quasi fastidiosa, rompe l’atmosfera privata che si respira sin dall’ingresso nel bagno, ma è coerente con la scelta dei registi di mantenerla come cifra stilistica di tutte le Wunderkammer. Sorge il dubbio che sia stata usata come mezzo riempitivo, per non lasciare un vuoto imbarazzante che, in questo caso, avrebbe maggiormente calato lo spettatore nell’intimità difficile del personaggio. Si poteva premere di più sulla fisicità inadeguata di Didone, appena abbozzata all’inizio e definita solo dopo. Stupisce il fatto che Ricci/Forte, così abituati a lavorare con il corpo straziato e tormentato dell’attore – vengono in mente i quadri di Francis Bacon – non abbiano osato di più.
Soltanto sul finale prorompono la sofferenza e il dilaniamento interiore, provocando una punta di commozione. Il pianto a cui si abbandona Didone risuona nell’anima e colpisce nel profondo. Quando esce dalla stanza rimane un vuoto disarmante, e un forte senso di disagio aleggia nell’aria.

Lo spettacolo è andato in scena presso
Opificio Telecom Italia
via dei Magazzini generali, 20A – Roma
mercoledì 2 e giovedì 3 novembre, dalle ore 19.00 alle 22.45
(durata 25 minuti circa)

Ricci/Forte, Romaeuropa Festival 2011 e Festival Internazionale Castel dei Mondi Benvenuti presentano
Wunderkammer Soap #1_Didone
di Ricci/Forte
regia Stefano Ricci
con Giuseppe Sartori
movimenti Marco Angelilli
assistente regia Elisa Menchicchi