Camilleri a teatro

Prodotto da Promo Music-Corvino Produzioni e Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano, al Sistina è andato in scena fino al 28 maggio Il Casellante, tratto dal romanzo di Andrea Camilleri. La compagnia, capitana da Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine e diretta da Giuseppe Dipasquale, stupisce il pubblico con un racconto di un amore violato dalla guerra.

La stagione del Sistina si conclude con uno spettacolo insolito per il cartellone del noto teatro romano, che è la trasposizione di uno struggente romanzo di Camilleri pubblicato nel 2008, Il Casellante, che fa parte del cosiddetto ciclo “mitologico”.
“Dopo Maruzza Musumeci e prima de Il sonaglio, l’opera disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo”, che Moni Ovadia, il cui ruolo centrale di narratore si alterna con altri ruoli secondari, restituisce al pubblico con ironia, interpretando la buffa mammana ed emozionando, quando la vicenda, ricca di metafore, gioca con le parole trasformate in musica da Antonio Vasta e Antonio Putzu.
C’è una maternità negata al centro del racconto, quella di Minica Olivieri, la moglie del casellante Nino Zarcuto, che Valeria Contadino e Mario Incudine, rispettivamente, interpretano con maestria toccando le corde del cuore oltre che quelle di un mandolino, suonato da Nino insieme alla chitarra dell’amico Totò, la domenica a Vigata, in una barberia del posto. Se i clienti del barbiere apprezzano le incursioni dei due cantori, così non la pensa il cavalier Ingargiola, che accusa i due musicanti di sbeffeggiare gli inni fascisti, facendoli arrestare.
Siamo nel 1942 in pieno regime, le incursioni degli aerei francesi si cominciano a sentire e temendo uno sbarco nemico dal mare i soldati invadono la costa. Una notte, mentre Nino è in carcere, si introducono nella casetta gialla del casellante, approfittandosi di Minica.
La donna dopo la terribile violenza perde il bambino e anche il senno, tanto che l’unico modo per continuare a generare frutti sembra essere quello di interrare i piedi per mettere radici e trasformarsi in un albero.

È il secondo atto il più struggente dei due, che alterna malinconia, angoscia e qualche risata per via di un imprevisto capitato a Ovadia, che nel tentativo di indossare la toga di giudice, non trovando una manica, si avvia a raggiungere il centro della scena improvvisando una battuta fuori copione, che ha scaturito un applauso spontaneo.

Sono le luci calde su una scena quasi spoglia, dove presenti sono la sedia del barbiere, un quadriciclo a pedali (a simulare la ferrovia) e un albero, a rendere ancora più intensa la rappresentazione, scandita ovviamente dalle musiche originali proprio di Mario Incudine, in cui si inserisce la canzone La crapa avi li corna di Antonio Vasta.

Il consenso del pubblico è unanime e durante i saluti, dalla prima fila della platea, spalanca le braccia proprio il grande Camilleri a cui in molti uscendo stringono la mano.
La sua firma ha lasciato un’altra volta un’impronta indelebile come i personaggi costruiti con saggia peculiarità, diretti egregiamente da Giuseppe Dipasquale, che ti restano dentro e che spesso fanno girare i cosiddetti “cabasisi”.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Sistina

via Sistina, 129 – Roma
fino a domenica 28 maggio
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.00

Il Casellante
di Andrea Camilleri, Giuseppe Dipasquale
regia Giuseppe Dipasquale
con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania
Musiche dal vivo Antonio Vasta, Antonio Putzu
Musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta
Scene Giuseppe Dipasquale
Costumi Elisa Savi
Luci Gianni Grasso