Esercizi d’infelicità

elfo-pucciniDa poco terminato Improvvisamente l’estate scorsa, Elena Russo Arman è di nuovo sul palco, ardente d’energia, con un progetto concepito insieme alla drammaturga Valentina Diana. Regista e coprotagonista – accanto a Cristian Giammarini – di questo spettacolo, propone alla piccola Sala Bausch del Teatro dell’Elfo un mondo magico e quantomai reale: La Palestra della felicità.

Si entra in una terra surreale, fatta di caffettiere parlanti – e cantanti –, teste di manichino imparruccate disposte in fila, Dio in persona che prende voce, luci basse come fossimo appena entrati in un ricordo o in un sogno. Due scimmie accovacciate l’una accanto all’altra si tengono le mani con tenerezza. Trasmettono una felicità serena e senza tempo, siamo in una sospensione primordiale…
… che poi si anima, si apre alla durata e nella durata c’è la realtà. Coppie, un lui e una lei, dei “senza nome”, A e B generici che incarnano di volta in volta istanti umani. A e B desiderano la felicità. Cosa sia, non ne hanno idea. La rincorrono cercando di toccarla. Ma proprio quel tentativo di fermarla, trattenerla come avesse corpo fisico, gliela allontana. Ogni tentativo di felicità è disperato e diventa una lotta contro l’altro per prendersi almeno la propria. Bastano le parole a creare soprusi, violenze, dinamiche di potere e autoaffermazione. Monta la rabbia e come in un videogioco ci si spara con pistole di plastica, si muore per un attimo, ci si rialza con un nuovo volto (in un meraviglioso gioco teatrale, gli attori si rotolano per terra e magicamente si rialzano con nuove vesti addosso). Nulla cambia, la dinamica è sempre quella. Annientamento e rinascita. L’indifferenza verso le necessità altrui è accecante e ogni volta, qualsiasi strada si provi a percorrere, alla fine l’unica possibilità sembra essere l’eliminazione dell’altro – o, al massimo grado di fallimento, l’eliminazione di se stessi.
E di felicità qui non c’è nessuna traccia.
Del resto l’ironia del titolo parla chiaro. Una palestra è un non luogo dove fare esercizio – esercitarsi a? Essere felici? Vivere? Si allenano le pulsioni vitali per poi usarle altrove. Dopo, dopo, da un’altra parte. Allora la felicità è fuori, fuori dalla palestra. Stiamo cercando nel luogo sbagliato. O abbiamo trasformato la vita in una palestra, nell’attesa di una felicità che verrà. Ma quando? Dove? Forse solo nell’altrove magico di quelle due scimmie che si danno la mano.
A e B ci raccontano la storia di un uomo che cammina con altri uomini. Tutti in marcia alla ricerca del luogo dove dimora la felicità – col terrore addosso di non trovarla. E all’arrivo solo lui se ne disinteressa: non cercava quello, cercava la bellezza. Solo lui, in qualche modo, trova la felicità – o forse ne è, in qualche invisibile istante, accompagnato.

Nel progetto di Elena Russo Arman spiccano lo scambio e la collaborazione tra artisti. L’apporto di ognuno appare netto e insieme sembra risaltare quello degli altri. Così possiamo sentire la forza del testo – tagliente, ironico, pieno di ritmo -, la vitalità onirica della regia, un suono protagonista che intensifica il gioco del attori già di per sé connessi e dinamici (Giammarini forse un po’ impostato all’inizio, ma poi si scioglie). Raccontano col linguaggio del paradosso e del surreale delle pulsioni di cui ci troviamo a ridere e che, però, ri-conosciamo perfettamente. Le sensazioni date da atmosfera, voci, colori, immagini e suoni non richiedono una comprensione razionale, cerebrale. Semplicemente, restano addosso.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Elfo Puccini
corso Buenos Aires 33, Milano
dal 6 al 29 marzo
dal martedì al sabato ore 19.30 – domenica ore 15.30

Teatro dell’Elfo presenta
La palestra della felicità
di Valentina Diana
regia di Elena Russo Arman
con Elena Russo Arman e Cristian Giammarini
voce di Dio Luigi Valentini
voci delle caffettiere di Valentina Diana e Alessandra Novaga
scene e costumi di Elena Russo Arman
musiche Alessandra Novaga
luci di Nando Firgerio
suono di Luca De Marinis