Covo di vipere

Al Teatro Eliseo, Luciano Melchionna porta in scena Parenti Serpenti con uno straordinario Lello Arena, nel ruolo che al cinema fu di Paolo Panelli, e una bravissima Giorgia Trasselli. In scena fino al 18 marzo.

Sempre più spesso a teatro vengono rappresentate storie che al cinema hanno lasciato un segno. Commedie, e non solo, di grande spessore che sul palcoscenico ritrovano una seconda vita, senza perdere l’essenza e le emozioni di cui sono colme. Ecco così che anche Parenti serpenti, diretto nel 1992 dal grande Mario Monicelli al cinema, nell’adattamento di Luciano Melchionna, ritrova sulla scena quel sapore amaro, che attori del calibro di Lello Arena e Giorgia Trasselli riportano con la grazia e la  semplicità che appartengono a pochi.

La scenografia di Roberto Crea, realizzata come fosse un nido, rappresenta l’umile casa dei protagonisti e salta subito all’occhio, essendo interamente costruita su una pedana girevole; l’uscio adornato con una ghirlanda natalizia e la scala di legno – elemento su cui si muovono con agilità, nonostante la scomoda forma, i vari personaggi e che porta su un terrazzino dove al centro trionfa un abete natalizio – definiscono il periodo in cui si svolge la storia. Altri suppellettili scenici, come tavoli e sedie, occupano il restante spazio del palcoscenico dove agiscono i co-protagonisti, che per lo più entrano direttamente dalla platea, rendendo oltremodo partecipe il pubblico, spesso sorpreso dalla loro presenza tra le file di poltrone.

A differenza del film, dove è uno dei nipoti di Saverio e Trieste a narrare il racconto, attraverso un tema assegnatogli a scuola, è qui lo stesso nonno, Lello Arena, a introdurci la vicenda, uscendo spesso dal contesto rappresentativo per diventare narratore poetico e sensibile. I nipoti, infatti, non sono presenti fisicamente, ma la loro assenza è comunque spiegata e non altera la sceneggiatura di Carmine Amoroso, che a teatro vede solo qualche piccolo particolare attualizzato.

Gli anziani coniugi sono dunque un po’ dispiaciuti nel non vedere i nipoti riuniti intorno alla tavola delle feste, essendo i loro quattro figli tutti distanti dalla casa dove sono cresciuti e dove tanti sono i ricordi. Saverio (Lello Arena), amante delle tradizioni e con qualche problema di memoria per via dell’età, attende proprio loro per addobbare l’albero, mentre Trieste (Giorgia Trasselli), da brava donna di casa, è alle prese con la cucina, per far felice tutta la famiglia riunita per la vigilia di Natale. Con le varie valigie giungono così Milena (Marika De Chiara), vedova depressa, Lina (Serena Pisa) con la sua colite cronica e il marito Michele (Raffaele Ausiello), Alessandro (Andrea de Goyzueta) insieme alla moglie snob Gina (Carla Ferraro) e Alfredo (Fabrizio Vona), il celibe di casa in grado di rallegrare tutti imitando le gemelle Kessler e cantando le canzoni di Mina. La nostalgia e le incomprensioni non tardano a velare ore scandite tra scambi di regali e messe in cui pregare, ma gli equilibri si rompono quando Trieste annuncia ai figli la volontà di non voler più stare da sola con l’anziano marito e di voler condividere la vecchiaia con uno dei suoi quattro figli a scelta, al quale andrebbe metà della pensione e la casa. Nessuno si sente pronto per una tale responsabilità e la soluzione arriva mettendo a segno un piano diabolico, ascoltando una notizia data durante un telegiornale.

Il dramma prende il sopravvento e la commedia improvvisamente diventa grottesca. L’abilità registica di Melchionna di coinvolgere il pubblico, come fosse parte integrante della storia è eccezionale e gli attori, tutti, sono perfetti nella parte. Lello Arena dà una caratterizzazione ben diversa da quella di Paolo Panelli nel film di Monicelli; non è un’imitazione, bensì una straordinaria rilettura di quel Saverio, riesce a essere comica, grazie alla mimica inimitabile del bravissimo attore napoletano, e drammatico allo stesso tempo, supportato da un altro punto fermo dello spettacolo, Giorgia Trasselli, la cui Trieste è impeccabile, con il trucco più marcato per evidenziare l’età scenica del personaggio e tanto di parrucca e postura ben accentuata per coinvolgere emotivamente quanti in loro rivedono la bellezza e, soprattutto la tenerezza della terza età.

Parenti serpenti resta all’Eliseo di Roma fino al 18 marzo, un’occasione da non perdere per vivere una bella pagina di teatro, un suggestivo spaccato di vita, uno specchio in cui riflettere le nostre mancanze e le nostre debolezze, spesso pregne di egoismo.

Lo spettacolo continua:
Teatro Eliseo
via Nazionale, 183 – Roma
fino a domenica 18 marzo
orari: martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 20.00, primo sabato di programmazione ore 16.00 e ore 20.00, mercoledì e domenica ore 17.00
(durata 2 ore intervallo escluso)

Parenti Serpenti
di Carmine Amoroso
regia Luciano Melchionna
con Lello Arena, Giorgia Trasselli, Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea de Goyzueta, Carla Ferraro, Serena Pisa, Fabrizio Vona
scene Roberto Crea
costumi Milla
musiche Stag
disegno luci Salvatore Palladino