Analisi a teatro

Lo psicanalista tra i più noti in Italia porta sul palcoscenico alcuni estratti dal suo ultimo libro, A pugni chiusi (Feltrinelli).

Le affissioni in città lo annunciavano da settimane: Massimo Recalcati a Firenze, all’Ultravox del Parco delle Cascine. Il titolo dell’evento è il medesimo del suo ultimo libro A pugni chiusi, accattivante come il ritratto in primo piano che “buca” il poster: sguardo che ti fissa da dietro gli occhiali da intellettuale, espressione decisa e rassicurante.

Ci lasciamo convincere e andiamo a sentirlo, pensando che, comunque sia, potrebbe essere una buona esperienza. C’è chi definisce “mistici” gli appuntamenti con Massimo Recalcati, forse per come riesce a spiegare, pacatamente e con voce seducente, concetti non sempre semplici che spaziano dalla complessità del comportamento umano, alle molteplici sfaccettature del pensiero e dell’inconscio; dai rapporti madre-figlio, padre-figlio, alle relazioni sentimentali di coppia; soffermandosi, ovviamente, sulle molteplici conseguenze causate dai drammatici eventi che ci hanno segnato negli ultimi anni.

La tappa fiorentina di questo spettacolo, che toccherà anche altre città italiane, si è tenuta il 26 maggio scorso alle Cascine, confermando un previsto tutto esaurito, dato l’alto gradimento degli incontri che Recalcati offre al suo pubblico, a metà tra una lectio magistralis in psicoanalisi e un monologo teatrale.

La serata, finalmente tiepida dopo un inverno che quest’anno sembra non volersene mai andare, è stata piacevolissima. Il primo spettacolo all’aperto del 2023 ha regalato un’ora densa di spunti di riflessione durante la quale infiniti pensieri si sono levati dalle menti dei presenti incrociando, alti nell’aria, i vapori degli stand gastronomici (per fortuna mitigati dal profumo di tigli) del vicino pratone.

Quindici minuti canonici di attesa con gli occhi posati sull’elegante poltroncina posta sul palco, poi finalmente fa ingresso «lo psicoanalista più famoso d’Italia» accompagnato da uno scroscio di applausi. Platea e gradinate dell’antico anfiteatro fiorentino gremiti di un pubblico che ha seguito, come incantato e in religioso silenzio, il soliloquio recalcatiano valorizzato da parallelismi letterari, citazioni e metafore; un andirivieni nel tempo e nella nostra storia, prima antica, passata, poi contemporanea e viceversa, senza alcuna incertezza, senza perdere mai il filo del discorso, ripetendo anche più volte concetti e parole – alcune interessate da un lieve zetacismo – per farsi ben comprendere.

«Inizio l’incontro con voi forse in maniera un po’ macabra» – Recalcati scalda il motore riportando tre fatti di cronaca per poi sviluppare alcuni ragionamenti: il primo episodio, piuttosto tragico, avvenuto nel 2019, un delitto causato dall’invidia, sentimento molto ricorrente; poi, un omicidio per riflettere sull’assenza del senso della legge «che è evaporata, per usare un termine spesso utilizzato da Lacan»; a seguire una vignetta clinica che riguarda una bambino segnato da un profondo stato d’ansia a causa dei frequenti litigi tra i genitori, che poi lui stesso risolve affrontandoli invitandoli a separarsi. Da qui lo spunto per parlarci dei rapporti ribaltati che caratterizzano il nostro tempo. E come Pasolini con Affabulazione capovolge il complesso edipico, cambiando la sorte del figlio che viene ucciso dal padre per la sua giovinezza, così Recalcati sottolinea una nuova afflizione della nostra società «in cui la vecchia generazione non accetta di tramontare in virtù della nuova, al momento giusto» come diceva Nietzsche.

Nel tempo in cui tutto è invertito, quando il senso della legge evapora, il cielo sopra le nostre teste è vuoto, la nostra non è più una società religiosa  – ma piuttosto politeista in cui gli dei si confondono con gli oggetti di consumo – Recalcati ci invita a riflettere: «come facciamo per abitare questo tempo in modo creativo senza naufragare?». Secondo una lettura degli ultimi quindici-venti anni da parte dello psicoanalista, siamo di fronte a due strade. La prima, molto pericolosa, è quella che potremmo definire “nostalgica” cioè quando si tende a restaurare il valore della tradizione, ripristinare la gerarchia sociale e tornare al passato; l’altra seguendo alcuni «punti luce» tra i quali quelli che ci ha insegnato la recente pandemia (in verità, semplificando un fenomeno alquanto più complesso): il valore della libertà, la solidarietà, la fratellanza e la democrazia.

Recalcati prosegue la sua analisi sociale toccando anche temi come populismo, terrorismo, integralismo, fondamentalismo e ovviamente la guerra. A tale proposito il suo lungo ragionamento “circolare” si conclude affrontando, velatamente, il tema dell’eutanasia: «C’è una straordinaria bellezza nella fine. La resa ha un grande valore perché segna la dimensione vulnerabile della nostra vita. Dovremmo avere rispetto per chi, a un certo punto, vuole dire basta».

Con questo appello termina lo spettacolo di Massimo Recalcati. Tanti gli applausi e le manifestazioni di gradimento pronunciate a gran voce. Il protagonista lascia il palco ed il teatro lentamente si svuota con un mormorio di fondo. Chissà se il giorno successivo a qualcuno saranno tornate in mente le sue parole.

Lo spettacolo è andato in scena:
Ultravox
Anfiteatro delle Cascine
Parco delle CascineFirenze
venerdì 26 maggio 2023, ore 21.30

A pugni chiusi
Massimo Recalcati a teatro