Tributo al Maestro

Recensione Eduardo in scatola. Eduardo di Francesco Gallo: tutto il fascino del grande teatro in una scatola.

È una tarantella spiritica in omaggio al grande Eduardo de Filippo, come lo stesso Francesco Gallo, autore e interprete, lo definisce questo lavoro caratteristico e prezioso, che nasce dentro alla rassegna ImPollino di Castrovillari dell’Associazione di promozione sociale Menodiunterzo.

Sulla scena un grande armadio di legno a due ante con dentro gli oggetti caratteristici del teatro di Eduardo: la radio, il telefono, Pulcinella, un pennello per la barba, una tazzina di caffè, alcune statuette del presepe. Insomma, è la Napoli dell’anima, la sua, diventata anche un po’ la nostra, quella che appassiona tutti, anche grazie alle sue numerose opere teatrali da lui stesso messe in scena e interpretate.

Drammaturgo, attore, sceneggiatore, regista e poeta italiano, Eduardo come ogni grande autore, è difficile da portare sulla scena. Si rischia quasi sempre di inciampare nella banalità, di produrre copioni stanchi, inarrivabili al suo genio e alla sua maestria, legata inevitabilmente al personaggio, icona del grande teatro del Novecento. Eppure il lavoro di Francesco Gallo, regista, autore, docente, riesce clamorosamente a farci conoscere Eduardo, come nostro amico. La bellezza della scena è tutta nella sua eleganza e semplicità, nella sua essenzialità al servizio della verità, anche quando è finzione. Ci presenta la natura del rapporto autentico tra l’attore, il personaggio, il pubblico, così come Eduardo lo voleva.

Non a caso nello specchio entro cui si guarda l’Eduardo/Gallo, come in un solitario camerino, rivivono l’uomo e la maschera, quando si trucca sulla scena. Guardandoci dallo specchio, l’attore poi scorge a uno a uno i volti del suo pubblico, ogni sera diverso e speciale, perché unico, come era il suo spettacolo a ogni replica. Eduardo è in scatola, perché qui pensa, scrive, si interroga e ci interroga sulle parole-mondi da cui proviene la sua arte. Da qui nasce il teatro eduardiano, secondo Gallo, che cita Jouvet e racconta, riscrivendole, alcune storie, curvate verso la follia del fare il teatro da una grande cabina – meraviglioso oggetto di scena – che serve a vestire l’anima, che decide di far indossare ai suoi personaggi come fosse parte della propria (nel grande teatro della vita). Ecco allora il celebre Pulcinella, tratto dal Figlio di Pulcinella, simbolo partenopeo per eccellenza, con cui Eduardo abbandona le sue origini nobili per abbracciare la tradizione e per riconsegnarla all’anima, non soltanto, dei napoletani.

La maschera ‘a mezza sola, indossata da Gallo a far intravedere metà del viso e la bocca, è un’importante prova d’attore che lascia apprezzarne le capacità recitative e fa recuperare un personaggio legato alla grande Commedia dell’arte, senza tempo, che è giunto a diventare, con Eduardo, l’identità di un popolo. Ci sono il mare, il pianto, il buio e quella luce speciale che, dall’interno della cabina, viene a disegnare un cerchio entro cui entra e nasce un attore, anche stasera.

Siamo dentro a un dialogo costante, fatto di umanità; siamo nella sapienza stessa del teatro di Eduardo a cui è legata indissolubilmente l’anima letteraria e riflessiva di Gallo, che interroga da sempre i classici in una maniera così lucida e vera, che, a un certo punto, ci si dissolve dentro mentre noi guardiamo solo a loro come a un tutt’uno. Succede nel dialogo con la maschera di Eduardo, firmata eccellentemente dalla Cooperativa Fatti di Carta, che conferisce fascino decisivo e senza tempo a questo lavoro così artigianale e bello che ha il sapore delle cose antiche ed è da salvare in mezzo al rumore sovra-mediatico della modernità a cui spesso corrisponde un terribile vuoto di valori.

Tramite la maschera, Eduardo torna in scena e continua a parlarci, come registrato in un vecchio disco dalla preziosa voce di Marco Manchisi, con battute celebri, citazioni, ma anche estratti dai suoi scritti, in cui Gallo, in scena con lui, lo interroga sul teatro, così come lo pensa, fino alla tenerissima rivelazione finale: “La scoperta non l’ho fatta. Continua la ricerca”. Non sappiamo più se è Eduardo o Gallo a parlare, dentro a quelle note lette ad alta voce, che scardinano i luoghi comuni intorno al suo teatro e che aprono ad altre più importanti verità, tra il difetto e il pregio, dove l’attenzione resta rivolta sempre verso il pubblico. Anche nell’ingresso della sarta (Nunzia Aieta), in grembiule e pantofole, dal fondo della sala sul palcoscenico, resta l’incanto della perdita e qui ha merito anche la regia, firmata a quattro mani con Domenico Perri, che fa guardare il teatro con i suoi occhi, “Cenerentola sul palcoscenico, che non si fila più nessuno”.

Restiamo sospesi tutto il tempo tra il teatro e la vita laica, innamorandoci sulla voce di Emilia Giannuzzi e le musiche originali eseguite alla chitarra da Salvatore Chiodi. Ma la sorpresa è tutta nel finale: Eduardo muppet in vestaglia, suo abito migliore, mosso come una marionetta, incredibilmente vera, legge un testo bellissimo e memorabile, assolutamente originale, mentre è chiamato a ricevere il Nobel tanto sperato. Tanta commozione e gratitudine per questo lavoro che non è solo un omaggio a un Maestro, ma è molto di più.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro della Chimera
Via Ripoli, 17, Castrovillari (CS)
11 novembre 2023, ore 21.00

Eduardo in scatola
arantella spiritica in omaggio al grande Eduardo De Filippo
Di Francesco Gallo
Con Nunzia Aieta e Francesco Gallo
Chitarra Salvatore Chiodi
Canto Emilia Giannuzzi
Con la voce di Marco Manchisi
Attrezzeria Falegnameria Grisolia
Collaborazione drammaturgica Vito Valente
Fonica e luci Martina Aloisio
Immagine della locandina Antonello Silverini
Maschera e pupazzo Cooperativa Fatti di carta
Musiche originali di Salvatore Chiodi
Progetto grafico Chiara Buldrini
Voce dall’Accademia di Svezia Paul Sears
Regia Francesco Gallo e Domenico Perri
Associazione di promozione sociale Menodiunterzo

credits photo Carlo Maradei