La vita nel turbine degli equivoci

Recensione La commedia degli errori. Nell’immancabile programmazione estiva del Globe Theatre spicca la più brillante e roboante delle commedie shakespeariane, che ci ricorda ancora una volta quanto la nostra esistenza e la nostra sensibilità siano una “creazione” del grande drammaturgo.

Il dibattito sulla legittimità e sul valore estetico o culturale che possono o non possono avere le modernizzazioni dei testi di William Shakespeare non si è mai esaurito nel corso dei secoli. Resta viva ed effervescente ancora oggi la diatriba se si debba rispettare l’integrità e la purezza dei testi del Bardo o se si possa costruire uno spettacolo che, partendo dai testi classici, riesca a parlare meglio dell’oggi perché impianto scenografico, stile di linguaggio, costumi risultano maggiormente comprensibili nel momento in cui vengono ritoccati e “aggiornati”.

Tale diatriba, rilanciata e amplificata dal cinema hollywoodiano, coinvolge speculazioni estremamente sofisticate sul senso dell’arte, sul senso della storia, sulla capacità che il racconto del passato ha di parlare del presente. D’altronde, il tema dell’anacronismo è consustanziale a molte produzioni shakespeariane, così come appartengono all’immortale produzione del bardo il rifiuto della riduzione totale a principi logici o razionali. Se, come afferma Harold Bloom, la grandezza di Shakespeare non sta tanto nel fatto che esso abbia raccontato l’uomo nelle sue innumerevoli sfaccettature, ma piuttosto nel fatto che l’uomo lui l’abbia “inventato” – e perciò noi amiamo, speriamo, soffriamo, viviamo nell’orizzonte segnato dai capolavori della sua grande letteratura – allora questo tipo di dibattito assume una veste diversa. In altri termini, comunque vada, noi siamo e restiamo shakespeariani, e attualizzare o modernizzare Shakespeare non ci trae affatto fuori da questa situazione.

L’audacia della regia di Loredana Scaramella de La Commedia degli errori in scena al Globe Theatre di Roma – luogo maggiormente adatto non potrebbe esistere, data la sua connaturata essenza popolare – riflette tale convinzione, innanzitutto perché è il testo stesso a esprimere al meglio l’impulso modernistico e sperimentale: un testo effervescente, estremamente dinamico, ambientato in una Efeso fuori dal tempo, dove si incrociano viaggiatori provenienti da posti vicini e lontani. Come non pensare alla tradizione della screwball (la commedia brillante hollywoodiana), ascoltando i dialoghi e le battute fulminanti che si scambiano i tanti personaggi della commedia? Ma anche, come non pensare al cabaret, allo slapstick, alle gag della tradizione televisiva? Si tratta di snaturamento modernizzatore? Affatto, dal momento che tutto il mondo della commedia cinematografica e televisiva, la comicità come la intendiamo oggi, l’ironia sagace che caratterizza le migliori sceneggiature moderne, niente di tutto questo sarebbe esistito senza l’operazione di Shakespeare.

La messa in scena in questione riesce a coordinare magnificamente stacchi musicali dal vivo, con un complesso che colloca temporalmente le vicende in un contesto temporale che allude agli anni Venti, con tanto anche di coreografie charleston. Ottimi gli attori, in alcuni casi persino acrobati oltre che cantanti, che restituiscono tutta la stravaganza di una vicenda che anticipa (ma, come dicevamo, perché la “inventa”) la tradizione del teatro francese del Seicento, per non parlare della “commedia degli equivoci” di Feydeau, che poi sarebbe diventato il fulcro narrativo di tante sit-com televisive. In altre parole, si tratta proprio di non snaturare Shakespeare e di rispettare le intenzioni originarie dell’opera in questione: innanzitutto l’adattamento, nonché la traduzione di Scaramella, non ci pensano neanche lontanamente a tradire l’opera originale perché si attengono fermamente a esso, nelle dinamiche e negli intrighi mantenendoli godibili, divertenti e soprattutto chiari e discernibili seppur nella sciarada del turbinio degli eventi, cosa da non dare per ovvia quando si parla della Commedia degli errori. A far ridere sono proprio le parole del Bardo, anche quando oggi potrebbero venire tacciate di body shaming o di altre astrusità derivanti dalla politically correctness – ma ricordiamo sempre che quando leggiamo o assistiamo a Shakespeare ci stiamo specchiando, perché noi siamo fatti e creati da lui. E poi soprattutto, Shakespeare voleva far ridere attraverso questa commedia e dimostrare come si possa farlo anche delle tante disgrazie quotidiane: tradurre la drammaticità nella farsa non è solo un metodo per scrivere in uno specifico genere letterario, bensì una vera e propria lezione di vita.

Lo spettacolo continua
Silvano Toti Globe Theatre
Parco di Villa Borghese, P.zza di Siena – Roma
Fino al 31 luglio
ore 21.00, dal mercoledì alla domenica

La commedia degli errori
di William Shakespeare
regia Loredana Scaramella
con Donato Altomare, Lara Balbo, Giulio Benvenuti, Gabrio Gentilini, Betta Mandalari, Roberto Mantovani, Matteo Milani, Luca Nencetti, Ivan Olivieri, Loredana Piedimonte, Carlotta Proietti, Carlo Ragone, Laura Ruocco, Mauro Santopietro, Toni Sapio, Antonio Tintis, Federico Tolardo