OV 2022: da Gormley a Sottomondo

Una leggera bruma ci accoglie mentre il sole agostano sta ricomparendo in cielo, evaporando la pioggia appena caduta e i suoi raggi, all’orizzonte, generano un arcobaleno che campeggia sullo skyline di San Gimignano – dove, ai grattacieli suppliscono le Torri.

Dopo mesi di afa la meteorologia sembra voglia giocare un brutto scherzo agli organizzatori di questa decima edizione del Festival Orizzonti Verticali. Purtroppo proprio le precipitazioni impediscono alla Compagnia Atacama di proporre La danza della realtà (di Patrizia Cavola e Ivan Truol) nei giardini della Rocca di Montestaffoli – come originariamente previsto. Agli ulivi rigogliosi è giocoforza sostituire il palco montato in loco. Alla sola luce del giorno che va a finire riviviamo i momenti delle distanze e delle chiusure che ci hanno tristemente accompagnato negli ultimi due anni. Si riconoscono i rimandi alle divisioni e alle demonizzazioni del periodo, agli incontri fugaci, al senso di solitudine ma si fatica a collegare tra loro i vari quadri in cui è suddivisa la performance. L’asciuttezza del palco probabilmente riduce la capacità espressiva della Compagnia e la partecipazione emotiva dello spettatore. Il tutto sembra ridursi a movimenti ormai codificati che caratterizzano questa forma di spettacolo – che non è teatro ma nemmeno danza – alla quale capita sempre più spesso di assistere.

A seguire, presso Galleria Continua e più precisamente nell’ampio salone ove campeggia l’imponente struttura metallica, in profilati di alluminio, opera di Antony Gormley, Frame II, assistiamo allo spettacolo della Compagnia IVONA che presenta T.R.I.P.O.F.O.B.I.A. – firmata dal coreografo Pablo Girolami, in scena con Guilherme Leal. L’installazione, un insieme di cubi metallici vuoti, intersecantesi, e che si ergono dal suolo sfidando quasi la legge di gravità, sono lo spazio d’elezione per i movimenti dei due danzatori – circondati e quasi celati dall’opera, che al tempo stesso li unisce e li separa ritagliando, con i profilati appoggiati al suolo, i ristretti spazi nei quali possono esibirsi. Un risveglio dei sensi in un luogo di costrizione – con accenni di complicità e di danza in spazi angusti. I movimenti – a tratti espressione di un’isteria che rimanda direttamente alla fobia del titolo – si susseguono e alternano ad altri di introspezione, tentativi di allargare e di occupare tutto il poco spazio disponibile e, nel contempo, di cercare una via di fuga. Alla fine vince la caparbietà e lo spazio apparentemente aperto (ma delimitato da un quadrato luminoso a terra) apre a nuove possibilità. La musica ossessiva ma parte integrante della danza è, a tratti, interrotta dalla rumoristica prodotta da oggetti che rotolano sul legno della pavimentazione di Continua. L’amore affiora, con tutta la sua dolcezza, in questa fase dell’esibizione. I movimenti del corpo sempre controllati – dalle dita di una mano che segnano il ritmo al piede, che scarta istericamente da parte, stimolano o colpiscono l’amante supino. Gesti e ricostruzioni emozionali di forte espressività e incontro si alternano a scatti rabbiosi a improvvisi, imprevisti rifiuti in un amplesso che non si svela mai completamente. Scultura, musica e danza dei corpi si fondono per rendere la performance ancor più suggestiva e aprire a ulteriori possibilità di utilizzo di un’installazione solo all’apparenza fredda e condannata all’immobilità. Un connubio creativo reso ancora più pregnante dall’abilità con la quale Pablo Girolami e Guilherme Leal occupano e reinterpretano gli angusti spazi messi loro a disposizione. Lunghi e meritati applausi finali.

In serata ci inoltriamo, con una certa diffidenza, all’interno di quello che, da subito, ci appare come un tunnel che ci avvolge ma, al contempo, suscita una certa perplessità e pone interrogativi. I suoni, che provengono dal fondo del tunnel – esplosioni, sirene antiaeree, rombi di aerei ed elicotteri – ci riportano al suo passato utilizzo, di rifugio antiaereo. Siamo a Sottomondo (oggi spazio associativo), dove la Compagnia Giardino Chiuso ha deciso di mettere in scena Lo spazzasuoni. Suono 1 – un progetto a cura di Tuccio Guicciardini e Patrizia de Bari con la collaborazione di Carla Tatò. I suoni e l’ambiente ci riportano alla mente le sofferenze della popolazione palestinese che, da settant’anni, vive quotidianamente l’orrore della guerra, dei siriani (che ormai hanno superato i due lustri), del popolo del Donbass martoriato da Kiev da otto anni, degli yemeniti bombardati (anche loro con le armi prodotte in Italia) da sette, e di tutte quelle nazioni o aree geografiche del globo che non trovano pace. Presente teatrale e presente reale trovano, qui, un punto di contatto molto stringente ed emozionalmente forte.

Nel caos di sedie e mobili accatastati alla meglio una figura (Patrizia de Bari) si muove con l’ausilio di una torcia. Fugge o cerca qualcosa: non è facile intuirlo. Un oggetto che cela gelosamente nell’ampio mantello è deposto negli anfratti del tunnel con l’interprete che rimane in trepida attesa di un qualcosa che sembra non avvenire mai. Una voce lontana racconta. Tempi remoti e recenti che spingono la protagonista ad allargare il suo campo d’azione per trovare una soluzione al dramma sonoro che la circonda e le ottenebra la mente. Le motivazioni di questo affannoso vagare non sono facilmente interpretabili – per me, che non conosco il racconto originale di J. G. Ballard al quale si ispira il testo. Questo primo studio, nell’insieme, mi trasmette l’idea di una ricerca molto accurata con suoni o musica, voce e movimenti della performer che si amalgamano con gusto, sollecitando la giusta risposta emotiva nel pubblico. Alla luce della torcia che illumina vuoti e pieni del rifugio, ma anche i volti degli spettatori, si avverte il bisogno di una risposta che non può arrivare. Alla fine non rimane che abbandonare il campo, sconfitti, in attesa di un ritorno alla normalità che non sembra poter arrivare.

Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Orizzonti Verticali 2022:
Horti conclusi – Visioni prospettiche
San Gimignano, varie location

venerdì 26 agosto, ore 19.00
Rocca di Montestaffoli
Atacama presenta:
La danza della realtà
di Patrizia Cavola e Ivan Truol
con Nicholas Baffoni, Andrea Di Matteo, Valeria Loprieno, Cristina Meloro e Camilla Perugini

ore 20.00
Galleria Continua
IVONA presenta:
T.R.I.P.O.F.O.B.I.A.
coreografia Pablo Girolami
con Pablo Girolami e Guilherme Leal

ore 22.30
ex rifugio antiaereo: Sottomondo
Giardino Chiuso presenta:
Lo spazzasuoni. Suono 1
progetto a cura di Tuccio Guicciardini e Patrizia de Bari
con la collaborazione di Carla Tatò

Nella foto: Patrizia de Bari in Lo spazzasuoni. Suono 1. Foto di Enrico Coviello.