Appunti per un film d’amore e d’anarchia

Si è finalmente inaugurata una rassegna di prosa e danza, presso l’Auditorium Enrico Caruso di Torre del Lago Puccini, grazie alla collaborazione tra la Fondazione Toscana Spettacolo e la Fondazione Festival Pucciniano.

Ha aperto la stagione, che accompagnerà gli spettatori verso gli appuntamenti lirici del Gran Teatro all’Aperto di Torre del Lago Puccini, lo spettacolo di e con Paolo Rossi, L’amore è un cane blu, ascrivibile al genere del “teatro-canzone” in cui l’affabulazione è intervallata da canzoni, qua eseguite live dai bravissimi Virtuosi del Carso.

Non vi è un vero e proprio filo narrativo; all’inizio Rossi fornisce agli spettatori le indicazioni per la visione dello spettacolo, che lo stesso performer definisce come un contenitore di “appunti” per realizzare un film “western carsico”, che racconti una «storia d’amore e d’anarchia». Soltanto la colonna sonora verrà presentata nella sua completezza, comprendendo canzoni che richiamano Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci (che il comico friulano annovera tra i suoi maestri), ma eseguite con arrangiamenti in stile western.

Protagonista del film sarà un comico (interpretato da Rossi), invitato al matrimonio dell’ex socio (fuggito con i soldi di entrambi) e della propria ex fidanzata. Durante le nozze giunge inaspettatamente la morte a prendere lo sposo, che potrà essere risparmiato soltanto se qualcuno si offrirà di morire al posto suo. L’unica disposta a un simile sacrificio è la futura moglie Ausencia (alla quale viene infatti dedicato il brano musicale omonimo di Goran Bregovic). Il comico non si dà pace e scende agli Inferi per riprendersi la donna. Ma dopo aver affrontato viaggi, pericoli e prove di astuzia, scopre che si è trattato di uno stratagemma di Ausencia per lasciare il marito.

L’apparente leggerezza e superficialità della performance, in cui il racconto della trama del film è intervallato da momenti di casting (che coinvolgono anche gli spettatori), barzellette, battute improvvisate con il pubblico, cela in realtà un doppio livello di lettura, tutt’altro che frivolo. Intarsio di citazioni dalla mitologia greca e dalle leggende del Carso, lo spettacolo attinge a piene mani, ma ribaltandoli di significato e di spessore, al mito di Alcesti e Admeto (riprendendolo dalla versione di Rainer Maria Rilke), al mito di Orfeo ed Euridice, e alla leggenda carsica di un cane blu inseguito dalla Bora che lo ama. Intrecciato con mito, western, surrealismo e comicità, c’è spazio per riflettere su una serie di tematiche sociali e politiche contemporanee: il matrimonio e i rapporti familiari, la crisi, la politica, la disoccupazione giovanile, il divario tra i mediocri e i talentuosi, coi i primi che riescono sempre ad avere la meglio sui secondi; infine si auspica una ribellione dei popoli che poggi le basi su un sovvertimento culturale («Non cambierà mai niente per i poveracci, fin tanto che non impareranno a rubare i libri»)…

Paolo Rossi, indicato da Dario Fo come uno dei suoi allievi (Rossi si è anche cimentato nella riproposizione del Mistero Buffo del comico lombardo), basa i propri spettacoli sulla satira politica e sociale, presentando narrazioni comiche in cui diventano fondamentali l’interazione con il pubblico e l’improvvisazione. Tutto ciò che accade sulla scena e in platea viene inglobato nella performance, diventandone parte integrante, in quanto materiale per nuove battute, che rendono la serata sempre unica e irripetibile. Durante la replica di Torre del Lago il comico ha continuamente sottolineato la mancanza di pubblico, rivolgendo alla platea battutine pungenti: «Devo bere, sono disidratato, c’è troppo pubblico», «Mi sembra di essere in un cabaret per pochi intimi», «Nell’intervallo facciamo sempre un casting rivolto agli spettatori, e stasera si risolverà in 2 minuti». Paolo Rossi, uno dei comici più apprezzati e seguiti, molto conosciuto per i suoi interventi in tv e perché offre un tipo di spettacolo che si adatta a diversi tipi di spettatori, è abituato a riempire teatri e piazze durante le sue esibizioni; ci sembra quindi un peccato che a Torre del Lago ci sia stata così poca affluenza di pubblico. Il problema riguarda la comunicazione, la promozione e la diffusione degli eventi culturali e artistici, e affligge tutto il territorio versiliese, dove la cittadinanza non solo non viene informata di avvenimenti culturali che potrebbero interessarla, ma nemmeno stimolata a partecipare ad esperienze teatrali, musicali, e artistiche. Uno spettacolo, così come ogni altro prodotto artistico, è un evento da vivere, per questo lo spettatore – ormai troppo abituato alla passività a cui è costretto dalle modalità televisive – dovrebbe essere preso per mano, educato e condotto attraverso la performance che, al di là del gusto e del giudizio estetici, è un’esperienza portatrice di un profondo lavoro culturale. Senza una reale comunicazione/mediazione capace di raggiungere lo spettatore uno a uno, non è possibile compiere un vero lavoro di rieducazione e di “sensibilizzazione” del pubblico all’arte, azione che nella nostra contemporaneità sta divenendo sempre più urgente e necessaria.

Lo spettacolo è andato in scena:
Auditorium Enrico Caruso
Torre del Lago Puccini
mercoledì 27 febbraio, ore 21.00

L’amore è un cane blu
di Paolo Rossi
scritto con Stefano Dongetti e Alessandro Mizzi
con la supervisione di Riccardo Piferi
musiche originali Emanuele Dell’Aquila
esecuzione dal vivo I Virtuosi del Carso (Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari, Stefan Bembi, Denis Beganovic, Mariaberta Blaškovic’, David Morgan)
produzione La Corte Ospitale
(durata 1.45 h)