Monica Guerritore omaggia Strehler

C’era davvero “un bel teatro” a vedere la prima fiorentina alla Pergola de L’Anima buona di Sezuan con una straripante Monica Guerritore che di questa favola, scritta da Bertolt Brecht tra il 1938-40, ne ha interpretato la protagonista e curato la regia. E pare sia stata molto esigente in questo lavoro, principalmente con se stessa, con gli attori e con i tecnici, richiedendo a tutti quella precisione accurata indispensabile per ritrovare la composizione scenica che Giorgio Strehler portò, nel 1981, al Piccolo di Milano e che ha ispirato l’attrice nella sua versione.

La trama brechtiana ci porta a Sezuan, un paese immaginario della Cina, un luogo simbolico, funestato da ipocrisie e soprusi, ove chiunque cerca di approfittare del più debole. Un giorno giungono tre dèi per verificare se ancora esista al mondo un’anima buona e disinteressata. Dopo molti tentativi, trovano questa rara dote in Shen Te, una donna che per vivere è costretta a vendere il proprio corpo. Per ringraziarla di averli accolti nella sua modesta casa, i tre le donano una consistente somma di denaro per permetterle di cambiare vita; in cambio deve continuare a fare del bene.

Shen Te, intenzionata a ripartire da zero, acquista una vecchia tabaccheria e vi si trasferisce. In poco tempo però, si trova circondata da falsi parenti, bisognosi e ricattatori da cui, la fin troppo buona Shen Te, si vede costretta a sottrarsi travestendosi da uomo. Da questo momento la protagonista si sdoppia e al bene si contrappone il male inducendo lo spettatore a porsi l’ancestrale dilemma e decidere da quale parte stare. Entra infatti in scena Shui Ta, il cugino freddo e spietato che, sfruttando gli altri, diventa un piccolo imprenditore. Le cose sembrano ora funzionare, ma accade un imprevisto nella vita di Shen Te la quale si innamora di un aviatore disoccupato interessato, anche lui, unicamente al suo denaro. Tutto si complica e alla fine, precipita. 

In questo riadattamento Monica Guerritore ha voluto farci rivivere la stessa originalissima messinscena per omaggiare il ‘suo’ Strehler: c’è la medesima struttura scheletrica e sbilenca al centro del palco (che all’occorrenza ruota evocando una giostra), un fondale che scandisce il succedersi dei giorni illuminandosi di luce lattiginosa, per poi diventare crepuscolo, fino a far giungere una grande luna che rischiara la notte, e poi un vero circo di personaggi ad animare questo quadro disadorno.

Lo spettacolo cattura per il ritmo dei dialoghi, le entrate e le uscite sono a sorpresa, le trovate sceniche (a tratti anche esilaranti) fanno ritrovare quella teatralità che caratterizza la rappresentazione, che scorre veloce nelle sue due ore abbondanti.

Sempre molto apprezzato dal pubblico, è l’espandersi della scena tra le poltroncine del teatro quando gli attori arrivano a sorpresa dal fondo della platea o entrano da una porcina laterale alle poltrone. Gli attori sul palco sono solo otto, ma sembrano molti di più: come la stessa Guerritore abbandona i panni (un semplice saio bianco) della dolce Shen Te per entrare in quelli del cugino cattivo (completo nero maschile, cappello, occhiali a specchio e sigaro), così anche i suoi compagni di scena si sdoppiano cambiando abito e ruolo con la rapidità da veri trasformisti.

Straordinaria la Guerritore nella personificazione del cattivo Shui Ta che entra in scena con movenze da androide meccanico assumendo poi pose quasi estreme, al limite dell’equilibrio. Un personaggio grottesco circondato da altri esseri straniti e buffi allo stesso tempo come l’Acquaiolo, il Barbiere arricchito, la Vedova ricattatrice, il Poliziotto corrotto, la Proprietaria di immobili, il cinico Aviatore e sua madre. Tutte figure imperiose, come lo sono i servi del sistema e ci rappresentano: uno specchio di quello che stiamo diventando.

Ma poi accade come un corto circuito. Siamo all’epilogo della commedia. La protagonista ripudia tutto il male – ricevuto ma anche restituito – strappandosi via gli abiti neri (la sua armatura protettiva) e liberando finalmente i suoi capelli finora nascosti dal cappello: Monica Guerritore ci regala un ultimo monologo che diventa quasi una preghiera e grida la sua ribellione contro l’ingiustizia lanciando un grido disperato di aiuto. Poi si consegna disarmata ma pura.

Lo spettatore ha appena il tempo di riprendersi dalla suggestione dell’ultima scena, quando gli attori escono per mano per prendersi gli applausi che arrivano scroscianti. «Grazie per aver vinto la paura» afferma rivolgendosi al pubblico una sempre splendida Monica Guerritore. Poi alzando lo sguardo al cielo, accompagna un bacio con la mano al Maestro Strehler in segno di gratitudine e amore.

Lo spettacolo continua:
Teatro della Pergola
fino a domenica 16 gennaio 2022
orari: da martedì a sabato, ore 20.45; giovedì, ore 18.45; domenica, ore 15.45

Best Live, Fondazione Teatro della Toscana presentano:
L’anima buona di Sezuan
di Bertolt Brecht
regia Monica Guerritore
traduzione Roberto Menin
con Monica Guerritore, Matteo Cirillo, Alessandro Di Somma, Enzo Gambino, Nicolò Giacalone, Francesco Godina, Diego Migeni e Lucilla Mininno
musiche Paul Dessau
disegno luci Pietro Sperduti
costumi Valter Azzini
foto di scena Manuela Giusto