Fratellanza tra spettri

Recensione Le cattive abitudini. Al Teatro Tordinona va in scena Le cattive abitudini, uno spettacolo scritto da un giovane drammaturgo e interpretato da altrettanto giovani attori che si rivela come un bel dramma da camera.

Tre fratelli si ritrovano alla vigilia di Pasqua: Luca, reduce da una dipendenza da stupefacenti e da un ricovero in comunità; Davide, che lo ha assistito da solo nella casa dei genitori, abbandonando per questo una promettente carriera da avvocato; Marco, che torna da Parigi, dove nell’ultimo anno è diventato un medico di successo. Consapevole di aver ignorato a lungo i problemi della famiglia, Marco è ansioso di redimersi, ma come spesso capita i suoi improvvisi tentativi pratici, concreti, di aiutare i due fratelli si ritorcono contro l’intera famiglia.
Questa è, in breve, la trama de Le cattive abitudini, uno spettacolo che, basato su un testo originale del giovane regista Jacopo Neri, va adesso in scena negli spazi del Teatro Tordinona. «Più che al tema della dipendenza materiale, questo lavoro guarda alla dipendenza mentale ed emotiva che una storia di droga può innescare nel cuore di una famiglia», esplicitano le note di regia di Neri: Le cattive abitudini parte da questa tematica se vogliamo anche abusata del disagio giovanile legato al consumo di stupefacenti – ma certo più ricorrente al cinema che in teatro – per costruire un dramma da camera piuttosto compatto e credibile. In un momento in cui nel teatro italiano ci sono da un lato sperimentazioni dai risultati oltremodo diseguali, dall’altro un teatro di prosa sempre più tendente al classico e al monologo, o addirittura al reading, sorprende la scelta da parte di un giovane drammaturgo di misurarsi col dramma da camera edificandosi da un testo interamente originale. Le cattive abitudini è uno spettacolo che non ambisce ad essere nulla più di quello che sulla carta è, ma nelle specificità del Kammerspiel funziona in maniera convincente e immerge con una certa vividezza il pubblico nell’atmosfera soffocante e a tratti morbosa della casa di famiglia senza (più) genitori dove vivono i tre protagonisti.

Senza mai ricorrere a tecniche “scontate” come a parte o monologhi interiori ad alta voce, dai dialoghi tra i fratelli emerge un’introspezione vividissima dei caratteri di tutti e tre, giovani adulti variamente messi alla prova dalle difficoltà se non dall’impossibilità di crescere. Adulti destinati, nell’arco di poche ore, a veder rivoluzionato il loro modo di stare al mondo, sia rispetto alla loro identità professionale sia rispetto ai reciproci rapporti familiari. Reciprocità che, all’interno del testo Le cattive abitudini, assume una valenza strutturale e drammaturgica importante con capovolgimenti e paradossi psicologicamente credibilissimi – forse Davide, che ha lasciato la carriera di avvocato per assistere il fratello minore dopo il recupero in comunità, ha bisogno di Luca più di quanto Luca stesso non abbia bisogno di lui. Non mancano le frequenti intersezioni o sovrapponi tra le personalità dei tre. Le interpretazioni dei tre giovani attori – Giacomo De Rose, Jacopo Fazzini, Pierangelo Menci – sono nel complesso buone, naturali, mai troppo espressive o calcate. Spicca, per mimica e per approfondimenti di scrittura del personaggio, la figura compulsiva e derisoria di Luca, che con la sua maschera impenetrabile di scherno e autoassoluzione ha un che di archetipico, da antico fool.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Tordinona
Via degli Acquasparta 16, Roma
fino a giovedì 13, ore 21

Le cattive abitudini
regia e drammaturgia di Jacopo Neri
con Giacomo De Rose, Jacopo Fazzini, Pierangelo Menci
musiche originali di Enrico Truffi
disegno luci di Luca Rovani
costumi e scene di Carlo Vinardi
produzione Eat the Catfish