Se telefonando

Al Teatro Vascello di Roma, Daniele Russo emoziona, insieme a Sergio Del Prete, con Le cinque rose di Jennifer, un testo di Annibale Ruccello, con protagonista un travestito romantico che fa dediche alla radio.

Annibale Ruccello, attore, regista e drammaturgo scomparso prematuramente nel 1986 in seguito a un incidente stradale, continua a vivere attraverso le sue straordinarie opere. Questa è indubbiamente la forza del teatro, ma ciò accade soprattutto perché, dietro la penna di questo talento, si celava indubbiamente un genio. Ecco così che Le cinque rose di Jennifer, che Ruccello scrisse nel 1980 e che lui stesso interpretò la prima volta al Na Babele Theatre di Napoli a soli ventiquattro anni, oggi risulta più attuale che mai.

Jennifer è un travestito romantico che vive in un quartiere popolare della Napoli degli anni ‘80; è chiuso in casa e attende con ansia la telefonata di un ingegnere di Genova di cui è innamorato. Per dimostrare il proprio amore gli dedica continuamente alla radio Se perdo te di Patty Pravo. Nel frattempo, sempre alla radio, si trasmettono frequenti aggiornamenti su un serial killer che sta uccidendo vari travestiti del quartiere. Le telefonate di altri, per un disguido della linea, gli riempiono la giornata, ma lo rendono sempre più malinconico.

Tra atmosfere noir e amari sogghigni, la pièce rapisce per il ritmo e la potenza della parola, rigorosamente in dialetto napoletano, egregiamente messa in scena dai due interpreti. Il gioco di luci è straordinario, soprattutto quando, in modo psichedelico/con un effetto moviola, permette di concentrarsi sulla mimica e sulle movenze incredibili di Russo, o, quando soffuse, danno allo spettatore modo di di intrufolarsi pian piano all’interno di quell’appartamento – disordinato e allo stesso tempo desolato – dove la curiosità si fa sempre più fitta.

Anche la scenografia è potente e d’impatto; costruita su una sorta di atollo lavico, appare la casa di Jennifer, in cui campeggiano mobili estremamente kitsch color rosa del protagonista: un tavolo rotondo, la cui tovaglia è anche la vestaglia di tulle che spesso indossa, una toletta dove incipriarsi qui e là, un divano circolare, un baule ormai sedimentato in una sorta di blocco magmatico e ovviamente il telefono, oggetto al centro della pièce, che squilla continuamente fino alla fine. Una radio – di quelle d’epoca naturalmente – è posta al di fuori del perimetro, come a voler rappresentare il mondo esterno di Jennifer: è l’elemento o il mezzo da cui fuoriescono notizie sconcertanti e canzoni d’amore – dedicate per dare seguito all’intrigante storia che affascina e annienta minuto dopo minuto.
Daniele Russo è un attore sublime, che ha fatto suo anima e corpo l’intrigante testo. Restituisce, infatti, angosce, frustrazioni e l’infinita solitudine che lo avvolge per tutta la durata dell’atto, lungo, profondo e così sempre attuale, nonostante il copione risalga al 1980.
Sergio Del Prete non è da meno; inizialmente, il suo sembra essere il ruolo di un mimo, un alter ego con il suo effetto ombra, spesso specchio, altre quasi coscienza, di Jennifer. Successivamente anche lui entra nel vivo della storia, interpretando “Anna”, l’altro travestito che va a trovare Jennifer a casa, essendo anche le sue giornate appese a un filo, che non è solo quello del telefono.
Le voci di Mina, Patty Pravo, Milva e Gabriella Ferri rivivono attraverso quelle due vite smarrite; i testi delle loro canzoni, anche più di nicchia, come Quattro vestiti della Pantera di Goro, vengono interiorizzati, vissuti, diventano tutt’uno con quel mondo sommerso in cui si ricerca solo e unicamente l’amore. Ci sono corpi desiderosi, che ansimano, che vorrebbero semplicemente esprimersi, persi dietro un uomo, o forse semplicemente o un solo nome, Franco.
La regia di Gabriele Russo è precisa e rispettosa del testo. Tutto è perfetto.
Si esce dal teatro con i brividi e non è solo per il freddo, nonostante sia già metà aprile. Quei personaggi continuano a seguirci, hanno lasciato un segno, come una canzone e non andranno via presto.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Vascello
via Giacinto Carini, 78 – Roma
orari: da mercoledì a venerdì ore 21.00, sabato ore 19.00, domenica ore 17.00
fino a domenica 16 aprile

Le cinque rose di Jennifer
di Annibale Ruccello
regia Gabriele Russo
con Daniele Russo, Sergio Del Prete
scene Lucia Imperato
costumi Chiara Aversano
disegno luci Salvatore Palladino
progetto sonoro Alessio Foglia
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini