Dieci anni e non sentirli

Recensione Letizia forever. Ancora sulle scene dieci anni dopo lo spettacolo vincitore della Biennale Marte Live 2014, Premio Festival Teatri di Vetro 2014, selezionato al Torino Fringe Festival 2015 e per l’occasione una serie di date nelle città più importanti dello stivale.

È passato molto tempo da quando Salvatore Nocera nei panni di Letizia Massa, calcava i primi palcoscenici. Un decennio. Barba incolta, vestaglia da casalinga, sguardo vivido, espressioni deformate dall’intenzione. Gesti precisi, reiterati, automatici, direttive registiche sicuramente, a far riaffiorare il personaggio e eludere la persona, rendere grazia ai giochi drammaturgici per una mediazione immediata tra le parti, per prendere confidenza, lasciare affezionarsi. E il gioco teatrale prende forma, nell’immaginifico che la parola nutre e ricama, per materializzare scenari invisibili, meridionali, quelli della Sicilia degli anni ottanta, ancora cristallizzata in regole non scritte di dovere sociale. A costringere e fare vittime. Negoziare una vita accettando quel poco al di là delle scelte. E le scelte, condizionate da obblighi di forma, di ceto, di convenienza.

Si racconta sotto una luce da discoteca Letizia, quando si confonde la propria realtà di provenienza (invece in luce fredda, a dare contorno al reale) al sogno romantico, alla narrazione del rapporto amoroso che dovrebbe, avrebbe dovuto, realizzare la propria esistenza, compiere il fine unico di una vita ai margini. Senza sipario né quinte, nessuna entrata e uscita di scena, un metaforico dare conto delle proprie azioni in prossimità, tra simili.

Veicola Nocera/Letizia un testo di genere, di narrazione, dove alla parola è destinato il compito di compiere l’orchestrato semiotico di significanti e chiarificazioni. L’anafora a dare ritmo alla dialettica, indurre persuasione lirica, il cangiare di tonalità luminosa a spartire i piani concettuali, l’azione non neutra, contaminata invece dal soggettivo, dal punto di vista del personaggio, e sensibilizzare ai racconti provocando immedesimazione. Una sorte di assertività scenica.

La parola si sovrappone alla musica, per la quale si compie un ulteriore elemento di suggerimento drammatico, impegnativo e lodevole lo sforzo vocale di sovrastare il cantato. Il raddoppiare elementi sonori, induce lo spettatore a un sforzo di concentrazione che affina i sensi e confonde, creando vicinanza ed evasione. Come duplice è il piano di visione, inserendo il contesto di un luogo d’internamento e figurando un monologare che muta in colloquio con uno staff di non identificati uditori non apparenti chiamati a giudicare la sanità mentale di Letizia. All’indomani del presunto assassinio del marito. Con il quale scappò a Milano per potere coronare il sogno d’amore. Trasformatosi in vendetta, quando all’adagio della vita coniugale, e proletaria, consegue il tradimento.

Ricca di ramificazioni la drammaturgia di Palazzolo, innestatosi in una corrente caratterizzata da stilemi comuni (all’epoca della creazione) ma capace di innovarsi in maniera originale. L’autorialità è netta, sincopata dall’utilizzo del non-sense, del gioco attivo teatrale, dell’elemento di soluzione a fare da trovata e colpo scenico utilizzando esclusivamente la parola. Confondendo le trame agli occhi e all’attenzione dello spettatore, in un finale inaspettato, sospeso nell’inganno o nell’illusione della finzione.
Perché ognuno, al di là della linearità del resoconto, dall’approdo felice, possa suscitarne dubbi, riflessioni non indotte.
Sempreverde.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Elicantropo
Vico Gerolomini, 3, Napoli
1 dicembre 2023

Letizia Forever
di Rosario Palazzolo
con Salvatore Nocera
light Designer Gabriele Gugliara
produzione Teatrino Controverso e T22
produzione esecutiva A.M.A. Factory
regia Rosario Palazzolo