Politico e personale

Enzo Moscato arriva al Teatro Metastasio di Prato con uno spettacolo di cui firma testo e regia.

Da subito, di Libidine violenta si nota la scenografia, ricca ma funzionale, che divide il palco – sia orizzontalmente sia in verticale (arrivando a oltrepassare la ribalta grazie a una pedana mobile) – in spazi drammaturgicamente diversi in quanto contraddistinti da personaggi diversi i quali, però, sono fondamentalmente tutte creazioni o proiezioni dell’Autore, che altri non è se non la Reci – vecchia cantante da avanspettacolo che sta scrivendo le sue sgangherate memorie.

Proprio la scenografia che deborda quasi in platea, insieme al trucco e ai costumi fastosi ed eccessivi, rimandano al passato della Reci nella rivista e alle atmosfere da “telefoni bianchi”, così come le musiche che accompagnano quasi costantemente un flusso di parole altrettanto debordante ed eccessivo – lo sproloquio di una mente allucinata eppure con sprazzi di illuminante saggezza.

Vi si assapora il bisogno di rivendicare scelte persino un po’ folli, eccessi e mancanze, il bisogno di richiamare a sé ricordi o forse fantasie, di spiegare prima che ad altri a se stessi un’intera esistenza forse borderline, forse a sprazzi felice, di certo non facile. Un tentativo di ri-vivere, fino all’ultima stilla, fino al grande rifiuto, totale di questa Italietta, ma anche di tutta la società occidentale, neo o colonialista, paternalista, patriarcale, moralista, bigotta e mammona.

Pungente il rimando a Riso amaro, il film di Giuseppe De Santis, esponente di quel Neorealismo che spazzò via proprio la cinematografia di epoca fascista, i cosiddetti telefoni bianchi, mentre il volto della Mangano sembra farsi avanti e cancellare per sempre le Wanda Osiris, le Doris Duranti e le Clara Calamai.

Molte le citazioni colte – sia a livello iconografico sia testuale – come la vasca che rimanda a La morte di Marat (comprese le pagine tenute in mano da Moscato), capolavoro di Jacques-Louis David. Ma anche a livello testuale si possono rintracciare filoni e maestri, dall’ovvio Copi al meno ovvio Burroughs.

Uno spettacolo che merita attenzione, che pare scivolare sulla superficie e, al contrario, sa essere tagliente a livello conscio e inconscio o, come si diceva una volta, politico e personale.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Metastasio
via Benedetto Cairoli, 59 – Prato
da mercoledì 22 a domenica 27 novembre 2022
orari: feriali ore 20.45, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30

Libidine violenta
testo e regia Enzo Moscato
con Giuseppe Affinito, Luciano Dell’Aglio, Tonia Filomena, Domenico Ingenito, Emilio Massa, Enzo Moscato e Anita Mosca
scene Luigi Ferrigno
costumi Dario Biancullo
luci Enrico de Capoa
assistente scenografo Sara Palmieri
trucco Vincenzo Cucchiara
foto Pepe Russo
produzione Teatro Metastasio di Prato, Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, Casa del Contemporaneo