In una giornata di fine primavera ma che sembra già piena estate, salutiamo Livorno – mentre nelle strade si festeggia il Gay Pride – per raggiungere l’isola di Gorgona.

Circondata da splendide acque azzurre, non si ha la sensazione di trovarsi in un luogo di reclusione (l’ultima isola-carcere italiana) sino a quando una scritta a caratteri cubitali ricorda l’articolo 27 della Costituzione quando recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Il carcere, quindi, inteso come mezzo per riappropriarsi della propria vita, per uscirne più consapevoli, pronti per affrontare le sfide che, indubbiamente, un ex recluso dovrà superare, con gli strumenti necessari per non delinquere nuovamente ma sentirsi e far parte in maniera attiva e positiva della società.

L’area riservata alla parte iniziale dello spettacolo – che poi diventerà itinerante, con una serie di tappe come nello stationendrama – offre una bella prova di resistenza agli attori e al pubblico a causa del caldo soffocante che invade la conca/teatro all’aperto affacciata sul mare.

Sabato 18 giugno è il debutto, seguiranno due repliche nelle giornate di domenica 19 e lunedì 20 giugno. E poi Metamorfosi potrebbe proseguire con una tournée, come succede a molti spettacoli ideati nelle Case di reclusione.

Il testo, in parte agito come racconto – a metà strada tra monologo e narrazione attore/spettatore con l’abbattimento della quarta parete – intreccia citazioni dalla Genesi con battute tra i due “commedianti dell’Arte” e, lungo il percorso, con passaggi dalle Metamorfosi di Ovidio – dal Prometeo ad Apollo e Dafne (agito come un ratto su una terrazza accanto ai vigneti, mentre Sisifo spinge il suo “masso” su un’erta) fino al Minotauro e a Teseo e Arianna (che si trasformerà in costellazione).

La musica, quasi sempre dal vivo, accompagna nel percorso e ben si concilia (soprattutto quando non cantata) con il paesaggio bucolico circostante: uliveti, vigneti, coltivazioni seguite dai reclusi che contribuiscono alla sussistenza del carcere ma sono anche fonte di introito economico (dato che le uve bianche sono poi commercializzate da una nota azienda vinicola toscana).

La degenerazione del mondo passa attraverso le età canoniche: dall’oro al ferro – metaforico avvento della violenza. Finale in una specie di aia, con la Madre Terra impersonata da un’enorme marionetta – mossa da alcuni reclusi – costruita con materiali vegetali, e con sembianze che rimandano all’immaginario di Tim Burton. Ritmi balcanici per una danza finale, in circolo, che rende gli spettatori compartecipi. Molto belle le maschere indossate a più riprese dagli attori e perfetta per lo scopo la torretta utilizzata per il monologo del Minotauro.

Al termine, come sempre quando si fa esperienza di teatro/carcere, gli spettatori si scambiano informazioni e pareri, ci si incontra con i reclusi/attori, si scopre quell’umanità condivisa che non cessa di essere perché una parte di noi è dietro un portone che, quando si chiude, non si è liberi di riaprire.

Sit tibi terra levis scrivevano i latini. Qui è il carcere ad apparire più lieve – o meno tombale – perché la dimensione della natura che circonda e protegge dà la sensazione di libertà. Anche grazie all’operato del Direttore, Gorgona si dimostra una di quelle realtà virtuose che può restituire speranza, e un senso vicino a quello della Costituzione, alla pena detentiva.

Lo spettacolo è andato in scena
Isola di Gorgona (Livorno)

sabato 18 giugno 2022, ore 11.00

Teatro in carcere all’Isola di Gorgona (Livorno) presenta:
Metamorfosi
Secondo episodio del progetto Il teatro del mare
ideato e diretto da Gianfranco Pedullà con Francesco Giorgi e Chiara Migliorini
con i detenuti/attori della Casa di Reclusione
Teatro in Carcere della Regione Toscana in collaborazione con la Casa di Reclusione di Gorgona

Foto di Alessandro Botticelli