Il desiderio inseguito

Al Teatro India, Marigia Maggipinto, danzatrice e performer, intrattiene grandi e piccini sui tormenti e le deviazioni del desiderio.

Cos’è desiderare? Non si desidera certo un oggetto; forse è più giusto dire che si desidera essere desiderati, che si desidera avere un posto nel desiderio dell’altro. Marigia Maggipinto ci accoglie come in un salotto, al centro del quale sta qualcosa come un tavolino basso, di quelli che ai piedi del divano si usano per poggiare le gambe, i calici del vino o dell’aperitivo. Al posto di liquori colorati stanno foto, piccoli oggetti, locandine, ma soprattutto istantanee di un album personale.

Marigia è scalza. I suoi piedi si intravedono dal lembo di un lungo e ampio abito rosso scollato. Toccano terra con la grazia di chi sta per levitare, allo stesso modo di Giuseppe Desa da Copertino, il santo “aviatore”, il frate capace di alzarsi da terra come se il cielo lo volesse al suo cospetto, non separato dal corpo, ma in anima e corpo, come se fossero due entità che nemmeno la morte volesse separare.

Si tira a sorte a gusto del pubblico. Sono i bambini i più solerti a questo gioco di segreti indovinelli, per cui alla scelta di una foto seguirà una storia. Si tratta di piccole rivelazioni autobiografiche, momenti in cui si tratta di sapere chi si è, non per armarsi di una ontologia di ferro, ma per cedere a colei/colui che saprà rivelarlo. Di solito è un/a maestro/a capace di intrecciare il proprio desiderio a quello dei suoi allievi, come in un cenacolo socratico, dove piuttosto che far viaggiare informazioni, si tratta di unire i corpi. Si impara dalla memoria del corpo, che solo l’amore sa richiamare dalle sue profonde intimità. Una di queste maestre – per Maggipinto forse la più fondativa – è stata Pina Bausch.

Bausch torna spesso nelle memorie come una donna capace di una curiosità irriducibile, capace di produrre mondi in cui bene e male, felicità o disperazione, potevano convivere degni dello stesso sguardo. Un bambino forse ne è altrettanto capace, e la speranza che abbiamo di una pur fuggente felicità, è mantenere viva una parte “bambina”, che si abbia cinque – come afferma Maggipinto in una intervista riferendosi a Bausch – o cinquecento anni. Il segreto forse è ascoltare il proprio corpo, soggetto tutt’altro che razionale ma perfetto nel registrare l’intima essenza che siamo, solo in piccola parte narrabile in parole; si tratta forse di farlo vibrare come uno strumento a corde, possibilmente nudo, ad ascoltare la terra o ad ascendere per farsi portare dal vento. Se parole possono dirsi per non ferire il segreto che il corpo è, certo quelle di Maggipinto sono semplici parole che fanno epos fiabesco di una vita che si offre alla fantasia delicata dei bambini, ma anche a quella dei grandi, colti forse inaspettatamente a chiedersi cosa si è fatto del proprio desiderio.

Gli uomini nei racconti della Maggipinto sembrano essere più periferici. Le donne sembrano far cerchio a sé, come in un enclave domestico allargato al mondo, da Wuppertal (dove troverà Pina Bausch) alla California (dove avrà una figlia), alla natìa Puglia (la terra di Desa, dove il ricordo dei mesi estivi è diviso con sua madre). Nei racconti emerge un anziano medico di famiglia, un altrettanto anziano maestro alla sbarra, ma si tratta di uomini che per restituire quello stesso sguardo femminile son dovuti invecchiare (aprire e chiudere porte), guadagnando così in dolcezza e in arresa fragilità.

Desiderio e morte – sembra dirci Maggipinto – sono strettamente collegati, perché solo rischiando il desiderio fino al limite della morte è possibile vivere pienamente, qualunque cosa si faccia. Se si abdica alle ragioni del proprio desiderio per paura di morire (come il servo di Hegel) allora sarà la morte a farci sua, una morte distillata in una vita che vorrà circondarsi solo di sicurezze per poter sopravvivere, rinunciando alla parte autentica di sé stessi e al coraggio per individuarla e farla vivere.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro India
Lungotevere Vittorio Gassman – Roma
15 aprile 2023
Sala B1 ore 11.30 – 18.30 – 19.30

Miss Lala al Circo Fernando / In a room
con Marigia Maggipinto
ideazione e regia Chiara Frigo
drammaturgia Riccardo de Torrebruna
musica Laura Masotto
cura del progetto Nicoletta Scrivo
produzione Zebra Cultural Zoo
con il sostegno di CSC Centro per la Scena Contemporanea Bassano del Grappa, Teatro di Dioniso, Anghiari Dance Hub, Cirko Vertigo
progetto realizzato con il contributo di ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore coordinata da L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
dai 7 anni
durata 35′