I rimorsi della storia

In un serrato dramma da camera Sergio Pierattini e Renato Sarti affrontano la spinosa questione dei primi anni del fascismo in una diatriba generazionale, che è anche un’indagine storico-politica.

Ottobre 22, il nuovo spettacolo di Renato Sarti co-diretto con Sergio Pierattini, traccia l’esplorazione di un periodo storico lontano un secolo da noi e al contempo vicinissimo, in un tentativo, teatralmente coraggioso, di indagare l’eziologia del fascismo. Che in questo 2022, centenario della Marcia su Roma e dell’avvento al potere di Benito Mussolini, si moltiplicassero le operazioni performative e audiovisive dedicate all’interrogazione storico-politica del fascismo è giocoforza; ma tra la Marcia su Roma di Mark Cousins presentata alla Mostra del Cinema di Venezia, l’annunciata serie televisiva M. da Scurati diretta da Joe Wright con Luca Marinelli nei panni del dittatore, e questo Ottobre 22 firmato Sarti-Pierattini non si può dire di essere caduti male.

Ottobre 22 immagina un concitato dialogo tra l’anziano senatore Luigi Facta (1861-1930), ultimo presidente del Consiglio del Parlamento d’Italia prima dell’avvento al potere di Mussolini, e un fittizio attentatore, un ragazzo che, avendo perso il braccio in uno scontro nei giorni attorno alla Marcia su Roma, si introduce nell’abitazione dell’anziano politicante allo scopo di carpirne una «spiegazione». Il ragazzo utilizza Facta come capro espiatorio per un’intera classe politica ottusa e intestardita, certa di poter ricondurre all’ordine Mussolini senza neanche avere il coraggio di chiedergli di disarmare gli squadristi prima di salire al Governo. Inoltre, nel corso di un vertiginoso processo sommario in cui la distanza tra il giudice e l’accusato si assottiglia sempre più e la dinamica di manipolazione si fa sempre più bilaterale e reciproca, il giovane vuole tanto sapere per colpa di chi ha perso un braccio, quanto «com’è stato possibile che un’intera classe politica sia stata fregata da Mussolini?». Domanda a cui il dibattito storiografico sul fascismo non ha finito e probabilmente non finirà mai di proporre risposte: ma, se è vero che nel Ventennio l’Italia ha vissuto «come in una favola in cui un intero regno cade vittima di un incantesimo», Ottobre 22 di Sarti e Pierattini propone delle ipotesi di risposta estremamente precise e convincenti.

A livello drammaturgico, nei confini del teatro di prosa Ottobre 22 si avvicina decisamente alla perfezione geometrica a cui un dramma da camera possa ambire a giungere; ma anche a livello visivo lo spettacolo di Sarti e Pierattini sa farsi notare. Il disegno luci, salvo l’inizio un po’ troppo cupo e claustrofobico, è anch’esso notevole, mentre la scenografia, sia pure minimale, è decisamente evocativa. L’interpretazione che Sarti dà dell’ignavo Facta è notevole, ma si equilibra perfettamente con la caratterizzazione dell’attentatore senza nome resa dal giovane Fabio Zilli: lui e Sarti si equilibrano in scena, senza far avvertire affatto la disparità di esperienza e di premi nemmeno nei momenti in cui, come nei primi minuti, Facta sta zitto, trema e si esprime con la sola mimica facciale, mentre è il ragazzo senza un braccio a monologare.

Non va sottovalutata, peraltro, l’importanza storico-civile di Ottobre 22 come fatto scenico. Lo spettacolo, arrivato appositamente nell’anno e nel mese del centenario della Marcia su Roma, rappresenta un’ottima e non banale occasione di “ripasso”, di rievocazione delle condizioni storiche, politiche, economiche, sociali, dei compromessi, delle illusioni e delle crisi di responsabilità che permisero l’avvento del fascismo e la caduta dell’Italia nel Ventennio più controverso della sua storia nazionale. Tutto si può dire di Ottobre 22 ma non che manchi di densità storiografica, di accuratezza nell’uso e nella rielaborazione delle fonti, di credibilità inquisitiva e intellettuale. A tal riguardo, a livello di consulenza storica, si fa sentire in modo particolarmente puntuale la presenza a bordo palco di Mimmo Franzinelli, tra i massimi studiosi viventi dell’era fascista. «Attraverso la finzione drammaturgica, l’analisi dei fatti e dei documenti, le interpretazioni degli storici e dei testimoni lo spettacolo cerca di far emergere le motivazioni che portano alla fatale revoca dello strumento che avrebbe potuto cambiare il corso della storia nel nostro paese: la messa fuori legge degli organizzatori della marcia e il conseguente cambio di strategia di coloro che all’interno delle istituzioni furono “fortemente convinti di poter assorbire i manganellatori nel quieto alveo della legalità statutaria”; tutti protagonisti di una trattativa con Mussolini e tutti drammaticamente ingannati dallo stesso», evidenziano giustamente le note di regia.

Un inno all’ignavia, questo tracciano, in fin dei conti, le molte battute che il personaggio di Facta/Sarti dissemina nel corso dello spettacolo. Se quello della crisi della responsabilità è uno dei tanti prismi attraverso cui si possono guardare i nostri tempi, Ottobre 22 permette di voltarsi indietro di un secolo e scoprire come sintomi analoghi abbiano portato a catastrofi storiche.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Vascello – Romaeuropa Festival
Via Giacinto Carini 78, Roma
22 – 23 ottobre
sabato ore 21, domenica ore 17

Ottobre 22
progetto e regia di Sergio Pierattini e Renato Sarti
testo di Sergio Pierattini
con Renato Sarti e Fabio Zulli
consulenza storica di Mimmo Franzinelli
produzione Teatro della Cooperativa