Il Giardino delle Esperidi. Venerdì 23 e sabato 24 giugno

Si inaugura con un incontro conviviale questa edizione del Festival, nella serata di venerdì 23 giugno, nel cuore di Valgreghentino.

La performance, intitolata Cucine(s), è ideata da Floriane Facchini – con l’attiva collaborazione degli abitanti locali. Il cibo e il suo consumo sono al “centro della scena”: un esperimento non solo di assaggio o degustazione bensì di scambio di conoscenze, tradizioni, costumi culinari ma non solo. L’alimentazione è infatti legata anche ai territori, ai climi e ai terreni da cui provengono i suoi ingredienti. Sebbene il tempo della condivisione dei saperi, con la descrizione dei piatti da parte dei convitati, sia stata sopraffatta dalla voglia e dal piacere della degustazione, sicuramente la preparazione della serata ha funzionato – ossia le giornate trascorse da Floriane e dal suo gruppo a contatto con gli abitanti di Valgreghentino per la trasmissione di quegli stessi saperi al fine di preparare la “cena sociale”. Un’iniziativa originale e che ha dato il via al Festival sotto gli auspici di un ritrovato scambio sociale (dopo gli anni delle restrizioni pandemiche).

La giornata festivaliera di sabato 24 giugno inizia, al contrario, già nel pomeriggio con un percorso performativo nella natura, Alberi Maestri accessibile, creato ad hoc per essere fruito anche da persone con disabilità fisica. La passeggiata nella marcita di Ello è accompagnata da un testo – a metà strada tra la poesia e la prosa (pre-registrato e trasmesso in cuffia). L’immersione nella natura è suggestivamente acuita dal mix di suoni e rumori naturali che accompagnano o inframmezzano il recitato. E alla fine ci resta il ricordo di alcune frasi particolarmente pregnanti del testo drammaturgico scritto da Sofia Bolognini e Michele Losi, tra le quali: “Quando si parte in pellegrinaggio ci si lasciano alle spalle tutte le complicazioni legate al posto che si occupa nel mondo- famiglia, affetti, classe sociale, doveri – e si diventa un individuo che cammina in mezzo ad altri individui che camminano, perché l’unica aristocrazia del pellegrino sta nel conseguimento della meta e nella dedizione. Il pellegrinaggio è uno stato liminale, lo stato dell’individuo sospeso tra la propria identità passata e quella futura, e perciò al di fuori dell’ordine prestabilito, in una condizione di potenzialità. Il termine liminale deriva dal latino limen, soglia, e il pellegrino è colui che, simbolicamente e fisicamente, varca quella soglia”. L’immagine di questa “società di alberi” che ci circonda e accoglie, e la consapevolezza della bellezza anche estetica del linguaggio dei segni – attuato da un’interprete presente che permette alle persone sorde di godere dell’esperienza comune che stiamo vivendo – sono elementi aggiuntivi che danno pregio e valore alla performance.

A seguire, sul Lungolago di Olginate, con la sua bella pista ciclabile e il percorso pedonale costeggiati da alberi e zone in cui sedersi, in maniera comunitaria, a chiacchierare, Azioni Fuori Posto presenta Percorsi incrociati, esempio di danza urbana non del tutto riuscito, più interessante a livello musicale che non performativo, ma che offre la possibilità di scoprire un altro scorcio di bellezza proprio della zona. E difatti, proprio il riappropriarsi e il condividere spazi urbani e naturali, usati nel presente per altri scopi o recuperati da antichi percorsi (pensiamo, ad esempio, alla riscoperta altrove della via Francigena) è uno dei valori aggiunti di questo Festival.

In serata, a Villa Sirtori di Olginate, Daniele Timpano sale sul palco con Aldo Morto, un lungo monologo che vorrebbe rivisitare e proporre attraverso un caleidoscopio di sfaccettature e punti di vista, il caso del rapimento e dell’uccisione del parlamentare democristiano Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Molti gli spunti accennati, forse troppi e troppo brevemente, e almeno due tralasciati, che impediscono quella visione più ampia che può spiegare il sequestro dell’uomo politico, personaggio tanto famoso quanto controverso (ricordiamo Todo Modo) fino alla “beatificazione” postuma. Moro – l’artefice con Enrico Berlinguer del compromesso storico – fu a sua volta vittima, durante il sequestro, di depistaggi sui quali Timpano sorvola accennando solo alla presunta imperizia delle forze dell’ordine, prima, e del medico autoptico, poi. Ma Moro, come dicevamo, era l’uomo che fece entrare l’allora Partito Comunista nella stanza dei bottoni – quando, come ben sappiamo, la Nato e soprattutto gli Stati Uniti (attraverso Gladio) avrebbero fatto qualsiasi cosa per impedire ai comunisti di arrivare al potere in un Paese che doveva rimanere nell’Alleanza Atlantica. Il secondo ragionamento assente riguarda le stesse BR – non si sa quanto infiltrate da agenti dei servizi segreti – che non furono le sole a lasciare dietro di sé una scia di sangue, in quegli anni contrassegnati dalle stragi di Stato. La sensazione finale è di trovarsi di fronte a un calderone privo di un sapore ben definito mentre i contenuti del pensiero comunista, i suoi ideali di uguaglianza e di fine dello sfruttamento dei molti da parte di pochi si riducono a una vittima. Andrebbe, al contrario, sempre ricordato che, di fronte, vi erano e vi sono le vittime del capitalismo. Milioni (anzi, miliardi). Come centinaia di milioni sono gli appartenenti a minoranze, al sud del mondo, ai territori afflitti da guerre interne o esterne, o costretti a sopravvivere in situazioni di povertà anche estrema per mantenere nel lusso strafottente del capitalismo consumistico quei pochi, che vivono soprattutto in questo opulento occidente in via di disfacimento. Ma tutto questo in Aldo Morto non c’è. In parte perché scritto oltre una decade fa. In parte perché per andare al di sotto della superficie e scavare a fondo in quegli anni si dovrebbe far scendere Moro dal piedistallo – ma non tratteggiandolo come padre o marito affettuoso (cosa che Timpano tenta) bensì come abile uomo democristiano di potere, carico di segreti e consapevole che i suoi stessi colleghi di partito non avrebbero mai permesso che li rivelasse.

Il Giardino delle Esperidi Festival 
edizione 2023
organizza Campsirago Residenza
varie location

venerdì 23 giugno, ore 20.00
piazza centrale
Valgreghentino
Floriane Facchini & Cie presentano:
Cucine(S)
ideazione, testi e regia Floriane Facchini
(banchetto partecipativo)

sabato 24 giugno, ore 15.30
Sentiero della Marcita 
Ello
Campsirago Residenza / Associazione Fedora presentano:
Alberi maestri accessibile

ore 18.30
Lungo lago – Olginate
Azioni Fuori Posto presenta:
Percorsi incrociati

ore 21.15
Villa Sirtori 
Olginate
Frosini/Timpano presentano:
Aldo morto 
testo, regia e interpretazione Daniele Timpano

Nella foto: Aldo Morto, Produzione Gli Scarti – Kataklisma (foto tratta dalla presentazione dello spettacolo sul sito: https://www.associazionescarti.com/portfolio_page/aldo-morto/)