La guerra raccontata da chi l’ha persa

Era una serata tra le più calde di questa bollente estate, eppure di pubblico ce n’era all’Anfiteatro De Rosis di Rossano Calabro, per assistere ai Persiani di Eschilo, la prima tragedia greca più antica e più integra che ci sia pervenuta.

Un classico che serve a rileggere soprattutto l’attualità,  alla luce della follia della guerra che stiamo vivendo su più fronti, non solo quello europeo, ma che ci siamo abituati a dimenticare quotidianamente, o meglio verso cui ci impegniamo a essere quasi ormai indifferenti, finché non raggiunga la nostra patria, le nostre case e non mandi a morire i nostri figli. Perché, nonostante le epoche siano lontanissime, la storia della guerra cominciando con quella dell’uomo, continua a riscriversi in maniera sempre uguale a se stessa.

Eppure, in quella sera, la storia si rilegge in maniera diversa. Complice la magnifica struttura dell’anfiteatro rossanense, città che ospita non solo il preziosissimo Codex, ma anche questo meraviglioso teatro sotto le stelle, a ricordare che la Magna Grecia è ancora viva, nell’animo accogliente dei calabresi che dell’ospitalità sanno fare un’economia alternativa e vincente, ma anche nelle menti e negli animi dei politici che credono nell’originaria funzione educativa del teatro, offrendo la possibilità di rivedere le grandi tragedie classiche, gratuitamente.

Una produzione di qualità questa, all’interno di una rassegna promossa dalla Pro Loco La Bizantina, che invita a riscoprire ogni anno le tragedie greche, sapendo scegliere come una direzione artistica di un festival tout court.

Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini, attori protagonisti e di una bravura che si commenta da sé nell’interpretazione magistrale e impeccabile, dominano autorevolmente la scena, offrendo una narrazione piacevole, pur segnatamente colta, nella preziosa riscrittura del testo tragico, che segue la linearità della regia di Gastaldi, offrendo una visione aurea che valorizza il già spettacolare panorama mozzafiato, che fa da cornice al teatro.

In un contesto tanto essenziale ed elegante, vestito di puro talento, passione, studio delle opere immortali che ci segnano ancora le esistenze individuali e collettive, si sente forte, nonostante qualche problema di audio e service, l’eco delle parole di Eschilo, nell’autorevolezza del re Dario, che torna dal regno dei morti per rimproverare il figlio della sua tracotanza, la hybris, che non ammette tanta empietà neppure nella guerra che ha perso contro i Greci, nella storica battaglia di Salamina. Nella figura solitaria e sofferente della regina, che continua a essere tragicamente più madre, anche se di un figlio scellerato, che è causa di pianti e lamenti – i quali, nella versione integrale dell’opera, dovevano essere affidati al coro, elemento principale e fondamentale della tragedia. Qui manca, ma la potenza della parola e dell’interpretazione dei pochi attori in scena, unita alla bellezza delle musiche, fanno sì che tutto sia più leggero, ma con uguale dignità drammaturgica, anche se l’impianto è forse troppo ridotto in una sintesi che, comunque, sta bene in piedi, senza grandi traumi. Bravissima Silvia Siravo, con meritati applausi in scena, dopo il racconto della battaglia – tutto corpo, gesto, dramma, consumato in poche azioni, eppure così potente.

È vero, c’è stato un ritardo di quasi un’ora che ha scaldato il pubblico, ricordandoci che siamo ancora parte attiva a teatro, se non della vita politica e sociale, dove è tuttora possibile espletare il potere della democrazia che qui vuole divertirsi, acculturandosi, e per questo non è disposto a compromessi. Qui in Calabria siamo ancora greci.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Maria De Rosis

Rossano (Cs)
martedì 24 luglio 2023, ore 21.30

Persiani
regia Patrick Rossi Gastaldi
con Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini