Nella scomparsa dell’Altro, il naufragio dell’Io

L’inferno sono gli altri, ma proprio nel volto dell’Altro è possibile riscoprire la radicale trascendenza della soggettività. Questa irriducibile dualità rappresenta la condizione ibrida dell’essere umano, animale predatorio e sociale allo stesso tempo, entità capace di indifferenza e cura senza soluzione di continuità. Dall’intuizione di questo “abisso”, espresso in forme e contenuti contemporanei, prende sostanza Prossima puntata, spettacolo scritto e diretto da Valeria Wandja, in scena con Gabriele Planamente e Deborah Ponzo.

Instaurando tra i suoi tre protagonisti un gioco di complicità ed estraneità che si dipana tra azioni palesi e atteggiamenti nell’ombra, Prossima puntata racconta la complessità e lo scontro tra individualità che pure sono presentate come amicali o conviventi. «Massimo, Vittoria e Diana condividono i loro venerdì sera fra navigazioni interminabili sul catalogo di Netflix, partite a scopa e sperimentazioni con sostanze», ma i loro comportamenti sono evidentemente disfunzionali perché i loro rapporti sono avvelenati e viziati da qualcosa di distorto («la ludopatia, l’abuso sessuale e l’omosessualità»). Rispetto all’implicazione relazionale di questa triangolazione, Wandja decide tuttavia di tralasciare l’opportunità offerta dalla “conoscenza del sé” attraverso la “traccia dell’Altro” e concentra la propria “attenzione polemica” interamente sulla questione epocale del narcisismo e sulla problematica dell’individuo in fuga dal sociale in un’età di disillusioni collettive (come recita il sottotitolo del fondamentale Cultura del narcisismo di Christopher Lasch).

Il narcisismo, dunque, sembra essere un mal du siècle che i tre esternalizzano occasionalmente «nell’ombra della loro quotidianità» e che porta Massimo a vivere di notte e dormire di giorno «cercando di alleviare la sua dipendenza», Vittoria a circondarsi di rimedi palliativi «per non sentire il vuoto e il peso delle ingiustizie» e Diana a sognare «di essere un personaggio di un musical». Se il loro obiettivo è quello di liberarsi in solitudine da qualcosa di segreto che «impedisce di affrontare con serenità la vita» (che «va avanti come se non esistessero»), ciò che risulta decisivo in Prossima puntata è il giudizio di sé, mai quello degli altri, il quale diventa semplicemente un elemento di corroborazione di ipotesi che ogni personaggio ha già elaborato su sé stesso. Qualunque cosa affermi, il giudizio degli altri sarà “mezzo” del sé e, se i rapporti interpersonali sono cattivi, ciò accade perché, in questi tempi bui del nuovo millennio, esiste una totale (e paradossale) dipendenza dall’indifferenza nei confronti degli altri. L’inferno, sembra ammonire Prossima puntata, sono io perché l’Altro ha ormai smesso di esistere. Il pensiero dell’Altro potrebbe scardinare il tormento di Massimo, Vittoria e Diana, se non fosse per la decisione di doversela cavare da solo/a, di far affidamento sulle proprie capacità e addirittura di fare a meno di qualsiasi cosa l’Altro pensi, in un delirio postmoderno che ormai ha travolto i processi di soggettivazione delle nuove generazioni.

Il processo drammaturgico espone le singole vicende in tre sequenze discrete in cui, non a caso, si mostrano solo marginalmente i punti di contatto tra le vite dei protagonisti. La stessa Diana, che pure pare animata da un afflato solidaristico nei confronti dell’amico e dell’amante, in verità sembra “afflitta” da sindrome di Wendy, condizione in cui l’aiuto all’altro non è altro che il sublime mascheramento di una disperata ricerca di autogratificazione. La scena, eccessivamente densa e maldestramente naturalistica, appesantisce la narrazione, così come l’impostazione recitativa – a dir poco “disinvolta” – tradisce sotterranee lacune tecniche, mentre l’abbondanza di espedienti narrativi (canto, tableaux vivant, monologhi) risponde all’esigenza di iper-stimolazione tipica di molte serie tv di successo. Il finale è, come forse è giusto che sia, una crisalide ancora in stadio larvale, ma potenzialmente carica di interessanti sviluppi.

Nonostante il materiale drammaturgico e performativo risulti da affinare in maniera significativa, nei confini della casa materializzata sul palco del Teatro Trastevere da Prossima puntata è comunque possibile scoprire i margini di uno sconforto esistenziale ormai generalizzato. In conflitto con la famiglia naturale, non ancora al guado dall’aver individuato nuove forme costruttive e propositive di collettività, Massimo, Vittoria e Diana abitano un luogo in cui è possibile riconoscere l’implosione esistenziale che sta investendo la cosiddetta Generazione Z, la quale – lasciata allo sbando in nome di nuovi valori come “mobilità” e “fluidità” – rischia di subire passivamente l’ennesimo processo di disciplina delle azioni e di asservimento delle coscienze nei confronti di un immaginario che, nonostante il cambio di paradigma dall’identità all’unicità, sta perseverando in una spersonalizzante omologazione sempre più invasiva. Ecco che dalle stesse sbavature, dai “disordinati” riferimenti culturali e musicali, dove il vintage fa la sua immancabile apparizione (soundtrack dal musical Mamma Mia! accanto a Nightmares di Easy life e a This is me di Keala Settle ), emerge in maniera esemplare il disagio di chi, attraverso «conversazioni su temi di importanza sociale», sta scoprendo di poter «utilizzare il mezzo del teatro contemporaneo per rappresentare con apertura e onestà questa nuova generazione», ma che sembra aver un urgente bisogno di non sminuire la fondamentale importanza delle specifiche competenze e conoscenze strumentali.

La speranza, dal punto di vista dell’estetica teatrale, è che all’ottimismo della loro volontà, lodevole e apprezzabile per un progetto nato «durante la quarantena di marzo 2020 da un esperimento di scrittura creativa», per Gabriele Planamente, Deborah Ponzo e Valeria Wandja possa seguire l’indispensabile percorso di “recupero” di saperi e pratiche fondamentali, nonché necessarie, per dare senso ed efficacia al loro struggente e sentito messaggio.

Teatro Trastevere
via Jacopa de’ Settesoli 3, 00153 Roma
dal 28 al 30 gennaio 2022

Prossima puntata
scritto e diretto Valeria Wandja
aiuto regia Marco Zicari
con Gabriele Planamente, Deborah Ponzo, Valeria Wandja