Un armadio per rifugio

Al Roma Fringe Festival una compagnia di Caserta propone Respiro piano, interpretato da Piera Russo.

Un armadio è il rifugio di una bambina, oggetto di un odio paterno di cui non sa darsi ragione. È dunque rifugio, ma anche oggetto che spaventa, come rappresentasse l’utero che l’ha protetta e generata, a partire però da una menzogna, il cui segreto è ovviamente ben noto a tutti. Tra suo padre che non evita mai di farla sentire “cattiva”, anche nelle innocenti birichinate, e sua madre, che di fatto si fa assente (la intendiamo sempre a pulire la casa), la bambina cresce con la sensazione di qualcosa di “sporco” addosso. Sarà questo qualcosa a condizionarne i pensieri, gli affetti e naturalmente la sessualità.

Tuttavia, di questi affetti, che diverranno presto “effetti”, la scrittura non ci dà conto, affrettandosi a chiudere il nodo drammatico prima ancora di averlo aperto. L’impressione è che il fiocco sia una vaga energia femminile capace di ripartire lì dove è stata mortificata, come se un colpo di spugna provvidenziale avesse potuto cancellare la lavagna, chiudere – dopo averlo aperto – l’armadio e accedere al mondo senza più il sintomo di tanta nevrosi.

Ci chiediamo alla fine dello spettacolo: quell’effetto di menzogna, sostenuto dall’alleanza di silenzio tra suo padre e sua madre, che strascico lascerà? Su quale sintomo, generato da tanta pervicacia all’omertà, la protagonista dovrà “fondarsi”? Un sentimento oltraggiato, soprattutto se appartenente a una creatura che si affaccia alla vita, instilla sempre un’ombra “negativa”, sulla quale non si può costruire alcuna illusoria integrità, né emancipazione, quanto forse un percorso doloroso che può trovare fondamento sulla propria ferita, che diverrà essa stessa ontologica.

Il nodo drammatico, al momento solo accennato, potrebbe essere il contenuto di un secondo atto di questo lavoro, che al momento si ferma a un contenuto “grazioso”, dovuto soprattutto alla freschezza interpretativa di Piera Russo. Malgrado ciò si ravvisa la fatica di colmare i limiti della forma monologante, che di fatto ripropone l’angustia di quell’armadio da cui si vuole evadere, traboccante però di ben più angoscia di quella che la drammaturgia è disposta a sopportare.

C’è da augurarsi che gli autori sappiano allenare, non tanto una capacità interpretativa, quanto uno sguardo che sappia andare al fondo del nodo tragico, rinunciando da subito a renderlo “aggraziato”, ma rispettandone altresì la sostanza di violenza evidente, e per questo ai limiti dell’osceno. È questa oscenità che può diventare di “scena”, senza alcun confezionamento che sappia rendersi un quadro ben fatto e ben eseguito. Si tratta di darsi a una sana “decostruzione”, al fondo della quale rimangono – come insetti e locuste – i pezzi sanguinolenti di un cuore in frammenti, da gettare in pasto al pubblico così come sono.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno del Roma Fringe Festival
Teatro Vascello
via Giacinto Carini 78, Roma
martedì 19 luglio ore 19:00, mercoledì 20 luglio ore 20.30

Respiro piano
di Piera Russo e Nicola Maiello
con Piera Russo
regia Piera Russo
aiuto regia Carolina Romano
musiche Frankie Broccoli e Francesco Granatello
laboratorio scenografico Alovisi attrezzeria e elementi di scena
scene Rossella Pugliese
collaborazione artistica Elena Starace