Il folle menestrello su una scena che non è la sua

Francesco Tricarico arriva a teatro con un concerto-spettacolo, la cui demenziale genialità, apparentemente adeguata alla scena teatrale, si rivela ancora troppo approssimativa per questo passo.

Era il 2000 quando col singolo Io sono Francesco Francesco Tricarico, classe 1971, non solo si affermò sulla scena della musica leggera italiana, ma lasciò un segno profondo nell’immaginario collettivo, profondo al punto che a tutt’oggi, a distanza di 15 anni, è possibile ancora ascoltare chi fa riferimento a quel brano canticchiando «Buongiorno buongiorno, io sono Francesco» o «Puttana, puttana, puttana la maestra!».

La carriera di Tricarico, però, va ben oltre, tanto prima del suo singolo da Disco di platino, quanto soprattutto dopo: diplomato in conservatorio in flauto traverso, dai trascorsi in ambiente jazz, Tricarico ha calcato il palco di Sanremo e sfornato numerosi altri singoli, dimostrando talento e intelligenza attraverso uno stile di certo non usuale. Erede di quella tradizione che vede nel cantautore una prosecuzione moderna del menestrello medievale o del cantastorie, membro di una ricca e onorevole cerchia di artisti che comprende tra i tanti Rino Gaetano, Giorgio Gaber, Vasco Rossi e Simone Cristicchi, Tricarico ha forse spinto ancora oltre il piano del non-sense fino al limite della demenza; questa sua tendenza lo ha portato oggi in teatro, passaggio non certo nuovo e che rappresenta una tappa spesso percorsa da musicisti e cantanti che cercano un modo diverso di esprimersi. Da questa esigenza nacque, per esempio, la nobile esperienza del teatro-canzone e in Solo per pistola, spettacolo in scena al Teatro Lo Spazio fino al 18 ottobre, il cantante milanese riceve l’onere di rinnovare tale esperienza; d’altronde la sua “maschera”, paradossale perché al contempo commovente, drammatica e buffa, sembra fatta apposta per comparire davanti a un pubblico teatrale.

La scelta di Tricarico è stata quella di offrire una selezione dei suoi brani più noti, accompagnato al piano da Michele Fazio, reinterpretati come in stato confusionale, che d’altronde sembra la condizione ottimale per canzoni costruite su testi sbilenchi, infantili e quasi goffi; la bellezza della musica di Tricarico, come già accennato, sta nella capacità di far emergere, in questa apparente puerilità e demenza, un universo di storie, sentimenti autentici, riflessioni sull’oggi che sono spesso ciniche per non dire nichiliste. Si poteva pensare che il lasciare abbondante spazio all’improvvisazione, nonché a un testo inconcludente ed eccessivamente allusivo, potesse bastare a garantire allo spettacolo una qualche efficacia; se lo spettacolo può rivendicare tale efficacia e anche un buon coinvolgimento del pubblico, lo deve invece solo a due fattori, ovvero alle canzoni di Tricarico e alla particolarità del suo personaggio.

Ma il teatro pretende altro: non che i cantanti non si debbano prestare alla scena, ci mancherebbe, ma che tentino quantomeno di tradurre e declinare lo spirito della loro arte musicale in recitazione, in scrittura, in scenografia, insomma in tutti gli elementi che compongono il linguaggio teatrale. In altre parole, Solo per pistola appare come un pretesto per fare dei semi-concerti in un teatro e l’amaro in bocca resta dinanzi alla convinzione che una mente brillante, come ha dimostrato di essere Tricarico attraverso le sue canzoni e il suo personaggio, sarebbe ben in grado di realizzare un prodotto drammaturgico degno di lui. Interpretiamolo come un approccio introduttivo alla scena, da parte di un artista che sicuramente non tarderà a tornare con qualcosa di ben più articolato e significativo.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Lo Spazio
via Locri, 42 – Roma
dal 13 al 18 ottobre
ore 20.45, domenica ore 17.00

Teatro Lo Spazio presenta
Solo per pistola
di e con Francesco Tricarico
piano Michele Fazio