La condanna ineludibile del tempo distruttore

Al Teatro India, i Muta Imago presentano la loro ultima fatica, una versione delle Tre Sorelle di Anton Čechov particolarmente affine alla loro ricerca espressiva e alla loro filosofia.

Nel passaggio di secolo, a pochi anni dalla scomparsa, Anton Čechov compose il dramma Tre sorelle, sua penultima fatica che anticipò di tre anni l’altro suo immortale capolavoro, Il giardino dei ciliegi. Le inquietudini connesse al tramonto di un’epoca e alle premonizioni degli sconvolgimenti di cui il XX secolo si sarebbe dimostrato capace, amplificate dall’amarezza motivata dalla consapevolezza della gravità della malattia che l’avrebbe strappato prematuramente alla vita, si riversarono nel 1900 all’interno di un testo carico di ansia e sofferenza. Quel nichilismo inteso come malattia mortale di un’intera epoca, che proprio in quegli anni si diffondeva come un morbo e che era stato rilevato e colto da interpreti sagaci della modernità, coinvolse nel profondo lo stesso Čechov. Tre sorelle è infatti un kammerspiel dove, come è sempre stato tipico nello stile del drammaturgo russo, le pareti di casa sembrano una morsa che attanaglia le anime e le speranze dei personaggi.

Se da un lato troviamo un gigante come Čechov, dall’altro troviamo una delle più brillanti e significative compagnie teatrali degli ultimi anni, i Muta Imago, collettivo nato nel 2006 tra Roma e Bruxelles, che nel corso degli ultimi 15 anni si è ritagliato uno spazio decisivo nell’ambito della sperimentazione teatrale e performativa, con particolare attenzione alla dimensione multimediale. Nella ricerca dei Muta Imago, l’adozione di media in chiave espressiva è sempre messa al servizio della trattazione di tematiche di grande profondità concettuale e spirituale, senza trattarsi mai di mera esibizione feticistica autocelebrativa. Ed è proprio su questo punto che i due mondi di Čechov e Muta Imago si incontrano, dando vita a uno spettacolo straordinariamente potente (in scena al Teatro India fino a domenica). Se infatti la compagine di Claudia Sorace e Riccardo Fazi raramente si relaziona ai grandi classici del passato, in questa occasione la poetica del genio russo si presta ottimamente allo sposalizio coi loro temi e con la loro sensibilità: il tempo, concepito nella sua valenza divoratrice, capace di disintegrare le aspettative e di infrangere le speranze, per i Muta Imago è sempre stato il Grande protagonista. Nella messa in scena, dove la musica elettroacustica si alterna a costruzioni sonore cavernose e destabilizzanti, le voci delle tre splendide protagoniste sembrano riecheggiare attraverso le epoche per testimoniare come al centro dell’opera ci sia l’essere umano con le sue perplessità e le sue miserie, come è stato, come è e come sempre sarà.

Tutto questo è evidentemente già nel testo del 1900, tuttavia i Muta Imago lo strappano da qualsiasi ancoraggio temporale statico, elevandolo a una prospettiva metafisica inaspettata, in grado di amplificare a dismisura la tensione nichilista e disperante del testo: complice una regia minimale ma al contempo contraddittoria, dove le luci scolpiscono gli spazi offrendo scorsi lirici, si alternano a intermittenze catastrofico-esplosive e arrivano al finale del bagliore esplosivo-avvolgente che è, nel medesimo tempo, annientamento definitivo e speranza colti nel fondo della più assoluta e definitiva disperazione. D’altronde, rendere Čechov più disperante e tragico di Čechov può sortire un effetto disturbante e in qualche modo fastidioso, soprattutto in chi è particolarmente affezionato all’originale. Infatti, seppur lo spettacolo segua il testo, in alcuni passaggi pretende una preconoscenza dello stesso, per poter cogliere il senso della performance in sé: per quanto possa sfuggire lo sviluppo narrativo degli eventi pensato dal drammaturgo russo, i dialoghi e le riflessioni delle sorelle finiscono a brandelli e restano lame taglienti per la coscienza dello spettatore attento. Però il progetto dei Muta Imago è in qualche maniera dichiaratamente proprio questo: violare il testo originale, sventrarlo, per stillarne l’essenza autentica, il messaggio che riguarda i dubbi lancinanti che ciascun essere umano si pone dinanzi alla consapevolezza della natura distruttrice del tempo.

Lo spettacolo continua
Teatro India
Lungotevere Vittorio Gassman – Roma
Dal 9 al 14 maggio 2023
ore 20.00, domenica ore 18.00

Muta Imago presenta
Tre sorelle
drammaturgia e suono Riccardo Fazi
con Federica Dordei, Monica Piseddu, Arianna Pozzoli
musiche originali eseguite dal vivo Lorenzo Tomio
durata 90’