Arte che “salva” le ferite

Bisogna avere l’abisso dentro per poterlo raccontare. Bisogna aver provato la voragine del buco nero e la sensazione di esserne inghiottiti senza scampo, aver vissuto il dolore della ferita che non si rimargina, nonostante il tempo chiusi dentro al guscio, per potersi condividere agli altri. A Città sola ci si aggrappa come a un’ancora salvifica quando si è nel mare in tempesta della disperazione.

Il tentativo, riuscitissimo, di Lacasadargilla di leggere nell’intimità di ciascuno di noi, nata da quell’assenza di contatto con l’esterno che a tratti ci accomuna, fa capire che la solitudine in realtà è un posto affollato, come scriveva Olivia Laing, autrice del capolavoro che dà il nome allo spettacolo.

Un viaggio dentro alle vite solitarie di sette grandi artisti, accomunati da dolore, solitudine, malattia, ma anche sensibilità, talento, resistenza, magia dell’arte che si libera dalla menzogna di essere verità. Perché la solitudine, cifra stilistica della nostra esistenza, vissuta come un tumore dentro alle cicatrici, al pianto, alle insicurezze, alle paure, alle discriminazioni e ossessioni, in verità può essere un posto bellissimo dove vivere, come dentro a una città a colori, dove scorrono – come scenografiche – installazioni magnifiche di opere d’arte che hanno fatto la storia. È un innesto tra musica, arte, suono che forma visioni consapevoli e curative nello spettatore, dirigendolo in un universo di immaginazione senza limite, in cui si ritrova all’incrocio tra passato e futuro.

Tra incantevoli paesaggi sonori (Alessandro Ferroni), meravigliosi ambienti visivi e sontuosi spazi scenici (Maddalena Parise), passando tra quinte mobili e interattive, la narratrice e interprete Lisa Ferlazzo Natoli ci porta dentro a una preziosa ricerca sperimentale ripercorrendo le trame delle vite di alcuni protagonisti del secolo scorso, primo tra tutti Denis Hopper, artista che ha saputo trasformare la solitudine in uno stupefacente circolo vizioso, in una crescita, un’estensione, un’appassionante nostalgia, che rivive ogni volta diversa dentro alle sue fantastiche ed enormi tele rappresentative dell’alienazione urbana.

Con Hopper, l’uomo qualunque diventa opera d’arte, il se stesso rappresentato dietro al vetro di una finestra o seduto dentro a un bar. Così vediamo Natoli definire solitudini suddividendole in capitoli, tra una narrazione e un’altra, nella regia dinamica e studiosa dei dettagli, mentre sosta a un tavolino sulla scena, fumando sigarette o sorseggiando da un bicchiere, tra registrazioni vocali passate tra tablet e cellulari e voci fuori campo che scavano l’abisso sempre più profondo dentro alle parole in un comune denominatore: la solitudine e tutti i suoi nomi. Gli eccessi consumistici tra i macchinari della Factory di Warhol, l’evasione maledetta di Rimbaud tra sbirri, prostitute, spacciatori, la malattia, l’AIDS e poi la morte di Klaus Nomi, l’impotenza tra follia e miseria, la rabbia, la sensazione invincibile del non poter essere amati, la profezia di Orwell, gli esperimenti di Josh Harris, i silenzi di Henry Darger. È vero. L’arte salva le ferite e dimostra che non tutte hanno bisogno di essere curate.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno di Primavera dei Teatri:
Capannone Autostazione
sabato 3 giugno ore 17.30

Città sola
di Olivia Laing
traduzione Francesca Mastruzzo
riduzione e drammaturgia Fabrizio Sinisi
regia Alessandro Ferroni e Lisa Ferlazzo Natoli
con Lisa Ferlazzo Natoli
voci registrate Emiliano Masala,Tania Garribba
ambienti visivi-spazio scenico Maddalena Parise
paesaggi sonori Alessandro Ferroni
luci-direzione tecnica Omar Scala
costumi Anna Missaglia
sound design Pasquale Citera
aiuto regia Matteo Finamore
coordinamento artistico Alice Palazzi
collaborazione al progetto Emilio Masala
accoglienza tecnica Giuseppe Tancorre
scenotecnica Carlo Petrucci
una produzione lacasadargilla, Angelo Mai, Bluemotion,Teatro Vascello, La Fabbrica dell’Attore
in collaborazione con Theatron Produzioni
in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano
in network con Attraversamenti multipli con Margine Operativo