O_N, Semmelweis, Nucleo – da Francis Bacon, The False David

Considerazioni a margine della XII edizione del Festival di teatro, danza e approfondimenti ideato e diretto da David Beronio e Clemente Tafuri.

In una serata genovese, risparmiata dalla pioggia, che sembra perseguitare anche questa, come le precedenti edizioni novembrine di Testimonianze Ricerca Azioni, arriviamo alla Sala Mercato, in Sampierdarena, per assistere ai due spettacoli previsti per venerdì 12 novembre.

Il primo è un assolo di e con Paola Bianchi che presenta, in prima nazionale, O_N. In un cerchio luminoso via via più definito sino a diventare un limite quasi invalicabile la performer porta sul palco le immagini di 18 persone di varie nazionalità incontrate in Italia – come da presentazione. Difficile cogliere i segni delle diverse culture che si stanno materializzando sul palco. La decostruzione dell’immagine, annunciata dalla voce fuori campo, viene resa da Bianchi attraverso una furiosa serie di movimenti che, con il prosieguo dell’esibizione, la porteranno ad assumere una posizione sempre più raccolta sino a ritrovarsi supina e ad agire all’interno del cerchio luminoso. Una performance che manca soprattutto della capacità di coinvolgimento rispetto alla narrazione che le figure dovrebbero – ma non riescono a suggerirci.

A seguire Semmelweis, presentato dalla Compagnia Città di Ebla con Marco Foschi in scena. Un racconto di una vita realmente vissuta che dimostra quanto sia inutile la scienza quando si arrocca su presunte certezze, invece di indagare sulle cause delle malattie e impegnarsi nella ricerca di possibili rimedi di fronte all’aggravarsi sino alla morte dei pazienti ricoverati. In questo caso, soprattutto ragazze madri provenienti dai quartieri più poveri della città e prostitute – le quali, più che in un ospedale, sembrano approdare in un girone infernale. Le false certezze dei medici stritolano in una macchina burocratica il lavoro di ricerca del giovane Semmelweis, che non si rassegna alle inspiegabili morti che si susseguono. Istintivamente, attraverso il confronto tra due reparti dello stesso ospedale, il dottore riesce a intravedere una soluzione (il semplice disinfettarsi le mani) che, se applicata, porta a benefici concreti – ma è pesantemente osteggiata dai suoi superiori e dai colleghi. Una vicenda che si può suddividere in tre parti: la prima vede l’attore muoversi nell’ambito di una ricerca quasi d’archivio nella vita del protagonista. Pagine di ricordi lette e interpretate lasciano, poi, il posto a una specie di cabina di regia con microfono nella parte centrale – e meno convincente – dello spettacolo. Cabina che ricorda un’installazione ospite della Fondazione Prada di Milano – A way of seeing di Damien Hirst. Il finale, drammatico, si concentra sul contenitore/archivio che, svuotato, diventa tavolo da autopsia. L’attore veste improvvisamente i panni di Semmelweis simulandone la tragica morte in un crescendo delirante che riafferma la giustezza delle sue intuizioni.

Una giornata piovosa ci accoglie con le rare bancarelle che stoicamente resistono alle intemperie di fronte a Palazzo Ducale, nel primo pomeriggio di sabato 13 novembre. Nella Sala Liguria assistiamo al convegno: Fondazioni e filiazioni. La trasmissione del Butoh tra le pratiche e gli studi. Una riflessione sulla nascita e sugli sviluppi di quest’arte coreutica relativamente recente e sulla necessità, dopo la morte degli iniziatori – come sottolinea anche Samantha Marenzi – di andare oltre lo studio della loro opera, tentando nuove strade più personali.

Nel tardo pomeriggio, nella sontuosa Sala del Maggior Consiglio, Alessandra Cristiani presenta Nucleo – da Francis Bacon, una ricerca/studio sul corpo con riferimenti alla trattazione dello stesso da parte del celebre pittore – tentando altresì di intercettarne comportamenti noti e grumi di sofferenza. In uno spazio forse sin troppo ampio per apprezzare un tale lavoro sul gesto, ritroviamo alcuni oggetti-culto dell’universo pittorico di Bacon, quali la sedia o il lettino. Oppure il vino, liquido nel quale l’uomo più che l’artista perdeva se stesso. Una tavola di legno forse per giustificare il danno quale malattia e il terrore per il dolore che ne conseguirà. Il tutto agito in un’atmosfera rarefatta. Restano aperti molti interrogativi, quali quello sull’utilizzo di un enorme schermo, posizionato al centro della sala, che brilla per la sua inutilità. Così come il nesso tra narrazione e foto sparse ripetutamente durante la performance. Molti significanti faticano a incidere e a contribuire alla formazione di un percorso narrativo che li ricomprenda. La ricerca di Cristiani di un legame tra il corpo e le immagini e sensazioni che suscita, guardandolo immortalato in un quadro di Bacon, si perde nella vastità dello spazio, nello schematismo della resa.

Più tardi assistiamo e partecipiamo, nella Sala del Minor Consiglio, alla performance di Imre Thormann – The false David, con il contributo musicale, al clarinetto, di Pierre Lassailly. Richiamato (annunciato) dal dolce suono dello strumento, faticosamente avanza un monaco esitante nel suo incedere. Proseguire o fermarsi, credere nelle proprie possibilità o addirittura ritornare sui propri passi: tutto trascorre nel breve battito di una ciglia. La vita è un fardello pesante che cerchiamo di condividere con altri ma, spesso, non riusciamo nell’intento. Il corpo tenta di liberarsi del peso ma i vincoli che ci legano – realmente e metaforicamente – sono difficili da sciogliere: proviamo perfino a lanciarli quasi fossero reti (per catturare i sogni?), ma restiamo sempre a mani vuote. La nostra richiesta di aiuto pare restare soffocata: denudati, ma pur sempre appesantiti, tentiamo uno slancio più incisivo – tesi forse in un abbraccio – ma senza esito, mentre il viso di Thormann trascolora dalla speranza al dolore fino allo sconforto. La musica ben asseconda questi momenti che, lentamente, conducono alla presa di coscienza della difficoltà, e forse impossibilità della condivisione. I ricordi si affastellano, anche visivamente e, intorno al capo, i lacci di memorie dolorose paiono costringerci a un eterno ritorno. La rinuncia sembra l’unica possibilità ma il fardello, a questo punto, si trasforma nella scelta di un futuro di solitudine. “Non essere all’altezza” è il dubbio che assale – “ma di che cosa?”, ci si domanda. Il percorso interiore si manifesta esteriormente in tutta la sua drammaticità. E, come d’uso nel butoh, il danzatore si allontana, seguito dal musicista, senza la necessità di ricevere quegli applausi che, nel teatro al quale siamo abituati, sono un gesto esteriore che, ormai, è completamente avulso di significato – dispensato a chiunque con la stessa facilità con la quale giriamo canale al termine di un programma televisivo.

Ma i lavori di Imre Thormann non hanno mai una vera fine, continuano a girare nel cervello e a riproporsi – a livello emotivo – anche nei giorni a seguire. A tratti, adesso ci pare di cogliere quasi una pesca miracolosa che, però, non si trasforma in epifania. La rete tirata a bordo è vuota, ma è l’essere umano che non è all’altezza o è l’umanità ad aver perso quello spirito di cooperazione che è stato forse il motivo del suo sviluppo? Si dice che chi semina vento raccoglie tempesta. Ma nel silenzio del mondo ci si accorge che, spesso, attendere sulla riva non può più bastare. La spinta a partecipare e a raccogliere la sfida scorre in sottotraccia, lasciandoci con l’angoscia di non averlo fatto. Ma domani è un altro giorno

Testimonianze Ricerca Azioni
XII edizione
ideazione e organizzazione Teatro Akropolis
Genova, varie location

venerdì 12 novembre 2021, ore 20.30
Sala Mercato del Teatro Nazionale di Genova
piazza Gustavo Modena, 3
Paola Bianchi presenta:
O_N
(25 minuti, prima nazionale)
a seguire:
Città di Ebla presenta:
Semmelweis
Creazione scenica liberamente ispirata a Il dottor Semmelweis di L. F. Céline
con Marco Foschi
(50 minuti, prima assoluta)

sabato 13 novembre 2021, ore 16.00
Palazzo Ducale
piazza Matteotti, 1
Sala Liguria
Fondazioni e filiazioni. La trasmissione del butō tra le pratiche e gli studi
a cura di Samantha Marenzi

ore 18.30
Sala del Maggior Consiglio
Alessandra Cristiani in:
Nucleo – da Francis Bacon
(50 minuti, danza butō, prima assoluta)

ore 20.30
Sala del Minor Consiglio
Imre Thormann in:
The False David
clarinetto Pierre Lassailly
(50 minuti, danza butō, prima nazionale)