L’eterno conflitto tra passione e virtù

Recensione Fedra. Al Teatro Quirino di Roma, l’esordio alla regia di Elena Sofia Ricci è tanto un viaggio nelle profondità dell’animo umano, quanto un atto di amore a un grande classico della letteratura latina.

Lo stoicismo di Seneca, che annuncia o persino instrada la diffusione della dottrina cristiana, rappresenta uno dei principi morali che ne regolano anche la produzione tragica. La pietas pre-cristiana è devozione e obbedienza agli dei piuttosto che disposizione d’animo al perdono e all’amore fraterno, tanto che in Fedra emerge in più punti la severità dei precetti morali, la condanna a ciò che è contra natura e soprattutto la tendenza a combattere in maniera radicale ogni passione carnale. D’altronde, qualcosa di analogo era accaduto per Medea, condannata da Seneca innanzitutto e soprattutto per essersi fatta trasportare dall’irrazionalità della passione: si tratta dell’alba di un nuovo assetto cognitivo e antropologico, con Seneca prima e con l’avvento di Cristo e di San Paolo poi, dove amore e passione si dividono irreversibilmente, si allontanano al punto da diventare acerrimi avversari.

La messa in scena di Fedra della nota attrice Elena Sofia Ricci, che debutta alla regia al Teatro Quirino dimostrando una consapevolezza profonda dei mezzi scenici nonché del testo dello scrittore e filosofo latino, riesce nell’intento di esprimere non una vicenda localizzabile nello spazio e nel tempo, bensì una sorta di introspezione nell’animo umano, negli spazi reconditi di ciascun essere umano in ciascun tempo. Per questo, la fedeltà pedissequa al testo originale può coesistere con una scenografia distopica che richiama una moderna discarica abusiva, fatta di giocattoli abbandonati, di stracci sparsi ovunque, di automobili ridotte in lamiere arrugginite: allegorie potenti non solo della nostra triste contemporaneità, ma della tragedia irrisolta ed eterna che si combatte nella nostra anima, tra passione e ragione, tra istinto e logica. Per questo la versione di Ricci è al di sopra di ogni tempo, prima di ogni collocazione: costumi ispirati all’antichità romana possono coesistere con giubbetti di pelle, musiche gregoriane con sonorità cavernose a bassissima frequenza, mentre il disegno luci immortala magnificamente i personaggi che in alcuni casi si muovono come in slow-motion.

Considerando la scena lo spazio della coscienza, allora si può comprendere l’enfasi della recitazione dell’ottimo cast. Prima fra tutti Valentina Banci, volto noto della televisione ma anche interprete teatrale di indubbia bravura e potenza: già Medea al Teatro di Siracusa alcuni anni fa, Banci dà vita a una Fedra lasciva, sensuale, esplosiva nelle sue rivendicazioni di quel desiderio che sfida persino le divinità. Se pure è vero che tutta la Fedra di Ricci è forse troppo roboante e troppo urlata, un punto a favore della messa in scena del Quirino per riscattare tale limite è la sagacia della regista nell’evitare le ovvietà della politically correctness: così come voleva Seneca e come il testo rivendica, Fedra è sì in balia delle sue passioni malsane, ma niente può giustificare il suo misfatto. Potrebbe sembrare maschiocentrico oggi sottolineare che le vittime autentiche della tragedia senechiana siano Teseo – per quanto accusato di misoginia – e soprattutto Ippolito, ma d’altronde obliare l’astio di Ippolito per il genere femminile nonché l’avversione di tutta la dottrina stoica per il femminino inteso come impulso demoniaco che genera catastrofi e disgrazie, sarebbe irrispettoso nei confronti di un classico tanto prestigioso. E tuttavia, sono molti gli autori e i registi che nei nostri tempi optano per la tendenza alla cancel o re-writing culture: brava è stata Ricci a dimostrare tanta professionalità e amore per i classici, tenendosi fedele a un testo che è il fondamento del moralismo occidentale.

Lo spettacolo continua:
Teatro Quirino Vittorio Gassman
via delle Vergini, 7 – Roma
Fino al 9 ottobre

Fondazione Teatro della Toscana – Best Live presentano
Fedra
di Seneca
regia Elena Sofia Ricci
con Valentina Benci, Sergio Basile, Francesca Mazza, Gabriele Anagni, Ilaria Genatiempo