Pergine Festival 2022. Un reportage di sabato 9 luglio

Terza tappa – per me, spettatore – dell’esplorazione dei rapporti che intercorrono tra le persone e tra queste ultime e ciò che le circonda (dopo Soft Skills but Strong e Harvest), questa volta secondo l’interpretazione di Nana Francisca Schottländer che presenta Heavy Kinship #8: Water, Flesh and Rock. Stages of fluidity and notions of mobility and time.

Un progetto, quest’ultimo, che si interroga sul rapporto tra essere umano e natura. Il lavoro, visto come utilizzo o sfruttamento della stessa in un settore (quello estrattivo e minerario) che ha una lunga storia e che perpetua, tuttora, questa alienazione di un bene non ‘rinnovabile’. Conservare le tracce del passato o cancellarle cercando di ricoprire le ferite che l’uomo procura all’ambiente?, questa una tra le molte domande poste agli spettatori/partecipanti. L’ingresso in una cava abbandonata ha un che di spettrale anche se il tempo ha smussato il ricordo del passaggio dell’uomo grazie alla crescita di una certa flora e al rotolare verso il basso, quasi un accasciarsi, del materiale di scarto delle lavorazioni. Cercare alcune pietre che ci suggeriscano qualche pensiero o emozione è un modo per avvicinarsi alla materia inerte e abbandonata. Stabilire con esse un rapporto è l’invito di Schottländer, toccarle e accarezzarle cercando di carpire un’idea di respiro o una reazione alle nostre sollecitazioni è forse pretendere un rapporto che non si può improvvisare. Certo si può apprezzarne il peso, sui nostri corpi, mentre respiriamo sdraiati sul terreno ma pensare che una pietra, in un breve arco di tempo, ci comunichi qualcosa è davvero pretenzioso: un esercizio che necessiterebbe, probabilmente, di fiducia e applicazione nel tempo. Lasciamo dietro di noi una traccia con la certezza che il tempo, le piogge e il movimento lento, verso il basso, di ciò che ci circonda presto la cancellerà. Ad avvolgerci, valli dalle caratteristiche differenti: ferite verticalmente, quelle soggette allo sfruttamento intensivo dell’uomo, più scoscese e con accenni di frane quelle modellate dalla natura. E in questo senso è interessante scoprire che in Valfredda (seconda tappa del nostro peregrinare) si genera un fenomeno naturale molto particolare. L’aria fredda dalla cima dei monti si incanala in antichi percorsi per sbucare, a valle, da sotto le radici degli alberi oppure dalle fessure o intercapedini proprie delle morene di porfido che caratterizzano questa valle. Quasi un condizionatore naturale che sbalordisce ma che, nella calura estiva, è molto apprezzato. Si termina il percorso riflettendo sulla vacuità temporale del genere umano, figli delle stelle usciti da un magma liquido che ci ha generati e al quale ritorneremo. Liquidi come l’acqua, limpida, del laghetto che incontriamo (ultimo step) scendendo a valle. L’intero percorso è sicuramente un modo nuovo di avvicinarci alla natura, cercando un rapporto rispettoso e che risulti proficuo per entrambi, nella speranza di perseguire (prima o poi) una civile e armoniosa coesistenza.

Alle 20.30 va in scena lo spettacolo Tiresias sul palco del Teatro Comunale di Pergine, tratto dal testo Hold your own di Kae Tempest, interpretato da Gabriele Portoghese per la regia di Giorgina Pi. Come la sua autrice, ci troviamo di fronte a un personaggio non-binary (Tempest ha cambiato nome da Kate a Kae e, dal 2020, vuole essere appellata con i pronomi they/them al singolare). Dei tre miti che affrontano le origini della cecità di Tiresia, Tempest sceglie, ovviamente, quella legata a un percorso gender fluid. Argomento molto di moda negli ultimi tempi, spesso affrontato in maniera superficiale e che ormai oscura le problematiche – psicologiche e mediche – che devono affrontare i e le transessuali che vogliano cambiare genere.

Ma veniamo allo spettacolo in sé. Molto ben organizzato, vede in scena un Portoghese che, muovendosi all’interno di un rettangolo luminoso, ne sfrutta, da un punto di vista dell’interpretazione, tutte le possibilità. Luci e musica risultano un tutt’uno con la recitazione. Bagliori accecanti squarciano la scena così come la voce potente dell’attore. Un mondo, quello presentato, dove la casualità di un improvvido intervento può portare a conseguenze inimmaginabili. Dove i capricci del potere, incontrollabili, possono colpire o irridere i sudditi – o colui che viene chiamato a dirimere una patetica divergenza coniugale. È una finta democrazia, quella che va in scena: puoi dire ciò che vuoi o pensi ma pagandone le conseguenze anche in modo drammatico. Coloro che sono condannati per le loro scelte o per aver detto la verità sui potenti o sul potere coercitivo fanno parte della nostra vita quotidiana: più che il mito, va in scena il nostro tempo. Uno spettacolo intenso, con rare pause – sempre puntuali – e la voce di Portoghese che, cresciuto rispetto a quanto visto nella scorsa edizione di Santarcangelo, ben si adegua alle necessità di una drammaturgia funzionale all’azione.

Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Pergine Festival 2022:
Pergine, varie location
sabato 9 luglio 2022, ore 10.00
Cave di porfido
Nana Francisca Schottländer presenta:
Heavy Kinship #8: Water, Flesh and Rock
Stages of fluidity and notions of mobility and time

ore 20.30
Teatro Comunale
Project BlueMotion presenta:
Tiresias
basato su Hold your own di Kae Tempest
traduzione Riccardo Duranti
regia Giorgina Pi
con Gabriele Portoghese
dimensione sonora Collettivo Angelo Mai
bagliori Maria Vittoria Tessitore
echi Vasilis Dramountanis
costumi Sandra Cardini
luci Andrea Gallo
accompagnamento Benedetta Boggio
produzione Angelo Mai/Bluemotion
foto ©Claudia Paiewsky