A spasso per teatri in quel di Firenze

Il weekend torna a essere momento clou per la cultura con una serie di interessanti proposte in due tra i teatri fiorentini più vivaci e innovativi.

Venerdì 3 dicembre si inizia con la messinscena quasi da set cinematografico de Lo Straniero-Un Funerale – al Teatro Cantiere Florida.

Produzione del Teatro i di Milano con Woody Neri protagonista per la regia di Renzo Martinelli, si avvale della drammaturgia di Francesca Garolla liberamente tratta da uno tra i capolavori di Albert Camus (L’Étranger).

Il regista ricopre più ruoli, dall’elettricista cinematografico a cui sono affidati la movimentazione delle luci (quasi fosse, metaforicamente ed effettivamente, il Deus-ex-Machina della situazione), e l’accompagnamento musicale, dal vivo, dell’azione; oltre al contrappunto visivo ed emozionale di quanto viene narrato. In particolare Martinelli, gestendo la giraffa sulla quale è montato il faro, rappresenta la parte spirituale o non terrena del detto/non detto.

Il testo ha un inizio indubbiamente difficile: chi sta parlando e qual è realmente l’argomento? Con il procedere, però, non solamente si chiariscono questi punti ma il portato drammaturgico sia fa sempre più serrato, fino al drammatico finale.

Si ha la sensazione di trovarsi di fronte a una storia con la s minuscola, dove i protagonisti sono solo quelli della cronaca (nera) – fuggevoli e incomprensibili. Un uomo apparentemente insensibile a qualsivoglia stimolo o richiamo spirituale cerca di ricostruire gli ultimi giorni della sua esistenza. Un lutto familiare (la morte della madre) lo lascia tutto sommato indifferente; mentre l’atto di aver ucciso un uomo, un arabo, gli è totalmente estraneo, inspiegabile perfino a lui stesso – nonostante sia la causa della sua sentenza alla pena capitale e, quindi, della sua morte.

L’indifferenza umana verso il diverso è anche quella, del protagonista, verso quel dio che pretenderebbe, sotto vari nomi, di essere destino e causa delle vicende umane. Un dio che fu sole, luna ma anche serpente, felino e altro, può pretendere che ne riconosciamo l’esistenza e che condivida le nostre azioni quotidiane? Ma se non è dio, è forse la paura che ci guida nel nostro agire quotidiano? E pensiamo sia alle vere paure sia a quelle alimentate ad arte dal mondo dell’informazione che ci circonda e opprime.

Le luci, firmate da Mattia De Pace, e l’onnipresente faro/sole ardente che, forse, è stato l’unica causa dell’omicidio, assecondano azioni e recitato; mentre gli oggetti di scena sono tutti tesi a sottolineare – anche metaforicamente – la narrazione del protagonista. I mattoni, in particolare, che rotolano e si spaccano, così come l’animo del protagonista, sempre più fragile e frantumato e che, pur nella sua indifferenza, continua a porci (e a porsi) delle domande.

Un’interpretazione, quella di Woody Neri, che riesce a toccare le corde di tutti gli stati d’animo del Narratore, accentuata dalla musica minimale eseguita dal vivo.

Uno spettacolo che coinvolge, ci pone domande – nel vero senso della parola – con un faro/dio che illumina il pubblico, chiamandolo a darsi una risposta che non arriva, non può arrivare. Il silenzio, nel buio finale, dura a lungo: ci sono molti interrogativi e dubbi da digerire e l’applauso, quando scroscia, non è solo di apprezzamento ma anche un modo per scaricare la tensione accumulata.

Il 5 dicembre è la volta di The Primitals, finalmente sul palcoscenico del Teatro di Rifredi dopo due anni dalla presentazione di Stagione che lo annunciava.

Una domenica pomeriggio che unisce, grazie al teatro, bambine e bambini, giovani e non, per assistere, da una platea sold out, al rinnovarsi di quella magia che crea il rito laico per eccellenza. Lungimirante il Rifredi che ha scelto e si è ostinato, nonostante il lungo lockdown teatrale (che ha di fatto impedito la programmazione per ben sei mesi tra il 2020 e il 2021, mentre altre attività come la produzione di automobili in Stellantis proseguiva), di portare in Italia uno spettacolo applaudito ad Avignone nel 2019, dove aveva vinto il Premio del pubblico come miglior musical.

Al centro del palco campeggia un trono, simbolo del potere ma anche motivo di discordia – strumento drammaturgico intorno al quale si sviluppa e giustifica il susseguirsi delle azioni.

Tra ammiccamenti al pubblico e scene appositamente studiate per mettere in risalto le capacità canore dei performer in scena, il ‘gioco’ della conquista del potere si fa via via più cruento. Sebbene possa apparire in sé alquanto arcaico (relegato a una tribù primitiva come al Medioevo del Bardo), basta guardare all’ex regno del Siam, oggi Thailandia, per comprendere quanto sia drammaticamente reale l’assolutismo dispotico di un sovrano che costringe chiunque – e per qualsivoglia motivo desideri avvicinarlo – a inginocchiarglisi di fronte, a strisciare, mentre si moltiplicano le concubine al suo servizio e le mogli spariscono senza che se ne sappia più nulla (col beneplacito degli amici statunitensi).

Ma torniamo al funambolico alternarsi delle situazioni sul palco del Rifredi che, quasi senza soluzione di continuità, si susseguono evidenziando qualità canore, mimiche, attorali, affiatamento e il perfetto tempismo dei quattro protagonisti.

Il ritmo preciso e il canto a cappella paiono il connubio che rende questo spettacolo una vera gioia per il pubblico presente. Sebbene il risultato funzioni a un tale livello da sembrare ‘semplice’ ottenerlo, è al contrario frutto di un serio lavoro di gruppo associato a alle indubbie capacità dei singoli. Non a caso, gli assolo conquistano applausi a scena aperta.

D’altro canto non manca un sotto-testo di denuncia contro il potere che si esplica anche mostrando come, in alcuni Paesi, sia facile farsi recapitare strumenti di morte in scatole che potrebbero contenere mazzi di fiori. In altri casi l’irrisione di saghe famose come Guerre Stellari ci ricorda il sostrato culturale nel quale viviamo.

Un musical strepitoso che ha bisogno davvero di poche le parole per farsi capire ma che necessita di ben altri mezzi espressivi – tutti ottimamente padroneggiati. Si ride e si partecipa in modo spontaneo, senza forzature, senza sentirsi costretti come in certi spettacoli italiani dove il coinvolgimento del pubblico è diventato un cliché grondante retorica. E alla fine, per il bis, un Bella Ciao in italiano per salutare Firenze.

Gli spettacoli sono andati in scena:
Teatro Cantiere Florida
via Pisana, 111/R – Firenze
venerdì 3 dicembre 2021, ore 21.00
Teatro i presenta:
Lo straniero – Un funerale
di Francesca Garolla
regia Renzo Martinelli
con Woody Neri
con la partecipazione di Renzo Martinelli
luci Mattia De Pace
assistente alla regia Martina Dell’Utri
costumi ValeriAura
produzione Teatro i
con il sostegno di Next Laboratorio delle Idee

Teatro di Rifredi
via Vittorio Emanuele II, 303 – Firenze
domenica 5 dicembre 2021, ore 16.30
The Primitals
regia Joe O´Curneen
con Íñigo García, Pedro Herrero, Adrián García e Manu Pilas
direzione musicale Santi Ibarretxe
produzione Yllana
Premio del pubblico come miglior musical al Festival di Avignone 2019
(prima nazionale)