Chi ha paura di Mia Martini?

Al via la nuova stagione del teatrodanzamusicacirco (da leggersi tutto d’un fiato) Café Müller di Torino sulle note leggerissime di una Mia Martini eterea e scipita, ad anni luce dalla donna dissacrante, anticonformista ed emancipata che ridefinì la musica leggera italiana rifiutando a testa alta il marciume e il maschilismo dello show business nostrano.

«Erika Urban intende attualizzare la vita di Mia Martini, esempio raro, se non unico, di come l’ignoranza e l’invidia possano distruggere non solo la carriera di una persona, ma la persona stessa», questa la sinossi dello spettacolo Mia Martini, una vita, per la regia di Fred Santambrogio, rivisitazione della pièce del 2013 Ultima notte Mia. Mia Martini. Una vita scritto da Aldo Nove per la regia di Michele De Vita Conti, con la stessa interprete. In circa trenta minuti, l’attrice veneziana d’origine e torinese di formazione, adoperando il più classico dei dispositivi narrativi, ripercorre a grandi linee la parabola della cantante calabrese, dai primi passi nel mondo della musica ai grandi successi ottenuti con caparbietà e talento, nonostante le maldicenze e gli ostracismi che caratterizzeranno gran parte della sua carriera artistica.

Dissacrante e per questo censuratissima per i suoi testi «un po’ violenti» (come raccontato dalla stessa Mia in una squisita seppur paternalistica intervista di Enzo Tortora dell’82, dove viene rivelato tutto il bigottismo e la mentalità profondamente patriarcale ed eteronormata di una RAI perfettamente in linea con la guida politica democristiana dell’epoca, che non ne voleva proprio sentire di amanti e incontri amorosi nel fieno), Domenica Rita Adriana Berté, detta Mimì, rappresenta forse uno degli esempi più fulgidi dell’esecrabile pochezza e machismo di un business fatto dagli uomini e per gli uomini, in cui una donna poteva muoversi solamente con limitati respiri di libertà, sempre e comunque subordinati al profitto. Nonostante l’enorme portata artistica di Mia (unica interprete femminile ad aver vinto due Festivalbar consecutivamente, responsabile, con la sua E non finisce mica il cielo, della creazione del Premio della Critica di Sanremo, nonché prolifica collaboratrice con tutti i grandi nomi della musica italiana e internazionale dell’epoca, dalla Ferri ad Aznavour), l’ostracismo lavorativo e morale a lei riservato da tutta una serie di minuscoli omuncoli gelosi, dai produttori snobbati agli amori rifiutati, feriti nell’orgoglio dal suo candido rifiuto dei giochi di potere patriarcali dell’Italia di allora, le costerà una vita di ristrettezze economiche ed esasperanti esposizioni a maldicenze, calunnie e diffamazioni dall’enorme peso psicologico.

Di tutto questo estro vulcanico, travolgente, sovversivo e anticonformista che le varrà più di un disco d’oro, scardinando di fatto le dinamiche di mercato di quegli anni (più volte le fu richiesto di non partecipare a una competizione artistica onde evitare di “bruciare la gara”), poco o niente viene restituito dall’interpretazione e dalla drammaturgia di Erika Urban, la quale mette in scena una tragedia leggerissima, quasi impercettibile, che si sviluppa senza grandi sconvolgimenti emotivi prima di assopirsi in un silenzio troppo stretto per l’enormità di Mia Martini. Unica nota interessante e meritevole di riflessione, comunque, risulta essere il curioso format adottato dalla Fondazione Cirko Vertigo per la rassegna Solo in Teatro diretta da Caterina Mochi Sismondi, il quale stravolge la fruizione più classica dell’atto scenico, rimpiazzando l’asettico meccanismo della macchina teatrale con la presentazione del volto umano dietro, davanti e intorno alle quinte. Con la proiezione di un docufilm precedente alla mise en abyme, infatti, « la serata a teatro si trasforma in un’esperienza a tutto tondo, itinerante e che propone al suo pubblico strumenti e linguaggi differenti, da quello teatrale a quello cinematografico», allo scopo di portare in primo piano la professione stessa dell’artista, oramai resa quasi invisibile dalle dinamiche consumistiche del mercato artistico contemporaneo, per ricordare ancora una volta la differenza tra intrattenimento e Arte.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Café Mūller
via Sacchi 18/d – Torino
sabato 22 gennaio 2022
ore 20:45

Fondazione Cirko Vertigo presenta
Mia Martini, una vita
di e con Erika Urban

regia Fred Santambrogio
un monologo di Aldo Nove