Performance, nouveau cirque e danza

Seconda giornata di Convegno e spettacoli a Kilowatt Festival, che spaziano in diversi generi performativi.

Prosegue, in mattinata, il Convegno dedicato al teatro digitale, durante il quale si evidenzia l’importanza di creare un ambiente – digitale appunto – che possa dare modo al pubblico di fruire di uno spettacolo interagendovi o apprendendo un nuovo linguaggio di cui occorre comprendere le sfumature. Discorso completamente diverso quello della fruizione in luoghi anche altri rispetto a quello teatrale – con il limite che, spesso, se tali spazi sono quelli della propria abitazione o, peggio, di un mezzo pubblico, possa mancare la dimensione spazio/temporale raccolta, necessaria alla comprensione e al godimento di qualsiasi prodotto artistico (uno tra i grandi handicap del teatro fruito in streaming). E ancora, si disquisisce sull’opportunità che lo streaming (più che il digitale) offre, ossia quella di connettere molte persone anche in Paesi lontani fra loro – ovviamente non essendo necessaria la compresenza fisica. Ma qui si ricasca nell’annoso tranello: di cosa stiamo parlando? Di altre forme di sublimazione artistica nate per media diversi o di teatro? 

Nel pomeriggio, presso il Chiostro di Sant’Agostino, Neja Tomšič invita ad assaporare una tazza di tè fumante: è l’occasione teatrale per farci conoscere la storia degli Opium clippers (del titolo) – ossia i veloci velieri della Compagnia Britannica delle Indie Orientali che commerciavano tè e oppio. Una tra le peculiarità della narrazione è quella di avvalersi dell’aiuto dei dipinti su teiere e tazze (opera della stessa Tomšič), che rimandano all’uso ben noto fin dall’antichità di abbellire le suppellettili e, in particolare, i vasi con storie vere o fantastiche, miti, imprese epiche e scene di vita quotidiana. Il tutto prende spunto dalle due guerre dell’oppio, intraprese dal Regno Unito per imporre la liberalizzazione dell’uso di tale stupefacente in Cina (per semplificare, la Regina Vittoria, come Pablo Escobar, usava un esercito di mercenari ma non per contrastare la polizia, bensì per imporre una nuova legislazione antiproibizionista a proprio vantaggio: non è fantasia, questa è storia). Si racconta anche di come, sempre gli inglesi, abbiano trafugato i segreti legati alla pianta del tè (e i suoi semi) e conquistato militarmente una zona dell’India (con annessi schiavi) dove avviare coltivazioni in proprio. Un modo per raccontare il comportamento puramente predatorio dell’occidente – in questo caso in particolare, di Gran Bretagna e Stati Uniti, ma anche della Francia. Grazie alla narrazione e alle pitture veleggiamo anche noi tra continenti, incontriamo isole misteriose, donne pirata e mercanti senza scrupoli. Denaro e sopraffazione sono il fil rouge che parte dal XVIII secolo e arriva fino ai giorni nostri, mentre il moderno capitalismo, sempre più vorace, deve le proprie ricchezze e i primi importanti investimenti in vari settori (edile, dei trasporti, eccetera) al commercio di un prodotto legale e di uno illegale. Un lavoro interessante, forse eccessivamente verboso, ma che ci lascia con la consapevolezza che la storia non potrà continuare a innalzarci dalla parte dei giusti e dei dispensatore di cultura e democrazia – cosa che non siamo mai stati  e che, aldilà della propaganda massmediatica, non siamo nemmeno ora. 

In piazza del Duomo, in serata, facciamo la piacevole conoscenza di Daniel Warr e del suo spettacolo, Dado classic. Un personaggio dalla mimica incredibile che riesce quasi istantaneamente a capire ciò che sente chi gli sta di fronte e, grazie a questa empatia, interagire creativamente con il pubblico. La ripetitività dei gesti e delle azioni, con minime variazioni, sempre però giustificate, sono una componente fondamentale di quanto avviene sul palco. La musica a fare da contrappunto auto-ironico e il coinvolgimento dei bambini e degli adulti presenti – sempre improntato al massimo rispetto dell’eventuale impaccio del “malcapitato” aiutante – creano una serie di gag irresistibili. Grande padronanza dei mezzi e del mestiere, e buon utilizzo delle luci, contribuiscono all’ottima riuscita dello spettacolo. Il nouveau cirque continua a sorprendere il pubblico grazie alle grandi capacità degli esponenti di quest’arte che, spesso, anche da un punto di vista drammaturgico-narrativo risulta convincente.

Ultimo spettacolo della serata presso l’Auditorium di Sant’Agostino con il gruppo nanou e il loro Them – immagini in movimento, nato nel periodo dei lockdown causati dalla Covid-19 e, per questo, elaborato in formato streaming per Residenze Digitali. La riproposizione in teatro avviene in due momenti. Il primo con la presenza fisica di Marina Bertoni e Michele Scappa e i tre video con altrettante riprese della performance, da vari punti di osservazione, in avanscena. Il secondo esclusivamente in video con lo schermo suddiviso in quattro, con altrettante riprese. Uno spettacolo che, nel complesso, riproposto nello spazio teatrale non convince. I tre schermi, con riprese più o meno ravvicinate (due fisse e una in movimento), risultano nella sostanza dispersivi rispetto all’azione dei performer (comunque poco godibile perché non si vede il disegno sul palco con il quale interagirebbero). Si sente il retrogusto di tentativi intrapresi in anni passati a poi abbandonati. Anche la ripresa con Rhuena Bracci alla camera mobile, a diretto contatto con coloro che danzano, non riesce a coinvolgere, a mio avviso, più di tanto il pubblico. Sembra di assistere a ricerche fatte in momenti di particolare restrizione delle libertà e che a quella contingenza devono il loro senso.  

Gli spettacoli si sono tenuti nell’ambito di Kilowatt Festival 2023:
giovedì 20 luglio 2023, ore 15.00
Chiostro di Sant’Agostino
Glej Theatre / Neja Tomšič presentano:
Opium clippers
(per 10 spettatori, in italiano)

ore 21.50
piazza del Duomo
Daniel Warr presenta:
Dado classic
di e con Daniel Warr
organizzazione e tecnica Casey Bundock
(spettacolo non verbale)

ore 23.00
Auditorium di Sant’Agostino
gruppo nanou presenta:
Them – immagine movimento
coreografia Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci
con Marina Bertoni e Michele Scappa
scene e luci Marco Valerio Amico
camera mobile Rhuena Bracci
(danza digitale)

Foto: Opium clippers di Kaja Brezocnik