Ascoltare attivamente per non essere attori passivi della storia

Recensione UNO DI NØI. Il nuovo radiodramma di Fonderia Mercury andato in scena all’Elfo Puccini, è uno spettacolo forte di cui abbiamo bisogno in questo periodo di incertezze, paure, scollamenti. Tramite il ricordo della strage di Utøya, con questo spettacolo la forza della parola (e dell’ascolto) ci ricorda che dobbiamo essere tutti protagonisti attivi della storia, per evitare che il male continui a mettere radici e germogli ovunque.

“Quella di Utøya è una storia che va prima di tutto ascoltata, con la convinzione che ogni paese dovrebbe imparare a guardarsi dentro, prima di spaventarsi per quello che viene da fuori”. Questo estratto dal libretto di sala di UNO DI NØI – radiodramma tratto dall’omonimo libro di Åsne Seierstad e adattato da Sergio Ferrentino che ne cura anche la regia – colpisce soprattutto contando il contesto storico davvero folle in cui viviamo: dopo due anni di pandemia che all’inizio ha visto emergere una feroce “caccia alle streghe” contro la Cina, e questi ultimi giorni in cui viviamo il terrore di una terza guerra mondiale nucleare, con il “boicottaggio” della cultura russa, viene davvero da pensare: sul serio, non ce la facciamo proprio a imparare dal passato? Il nemico è sempre quello che viene da fuori?

Il nemico viene da fuori, ma il nemico viene anche da dentro. Ormai, su qualsiasi fronte, non abbiamo più scampo e il seme dell’odio sembra continuare a trovare terreno fertile, dando origine a fiori e frutti già marci alla nascita. Per questo, oggi è ancora più importante potersi ritrovare a teatro: per coltivare degli spazi di condivisione, di umanità, di riflessione e presenza attiva. A maggior ragione, diventa fondamentale reimparare ad ascoltare: una performance come quella del radiodramma ci può essere d’aiuto per ritrovare la strada giusta. Nello spettacolo vengono riportati momenti del processo, testimonianze e ricordi in prima persona di chi ha vissuto la tragedia di 11 anni fa. Il 22 luglio 2011 la Norvegia è stata infatti martoriata da uno degli attacchi terroristici più terribili della sua storia: la strage di Utøya, con un bilancio di settantasette morti e centinaia di feriti. Si pensava a un atto terroristico di matrice islamica e invece fu Anders Breivik un uomo bianco, norvegese, vicino all’estrema destra che voleva eliminare tutti i giovani rappresentanti della sinistra che stavano “favorendo l’islamizzazione della Norvegia”.

Dalle telefonate fatte alla polizia (che inizialmente sottovaluta gli allarmi che arrivano dall’isola di Utøya) ai disperati messaggi dei genitori, dai racconti ufficiali alle frasi sussurrate, dalle dichiarazioni processuali di Breivik ai referti psichiatrici: tutti questi contributi entrano nelle orecchie di chi ha scelto di uscire di casa per assistere a questo spettacolo, tanto affascinante quanto, necessariamente, angosciante. Affascinante perché, questa volta, la messa in scena del radiodramma si fa più articolata del solito e cattura l’attenzione non solo a livello di ascolto ma anche con la vista. Gli attori in scena, con le loro cuffie e i leggii, non sono più fissi nelle loro postazioni, come ci siamo abituati a vederli nelle produzioni di Fonderia Mercury, ma si spostano su diversi piedistalli che, di volta in volta, rappresentano l’aula del processo, gli ambienti in cui si muovono i ricordi delle vittime di quest’atroce tragedia, gli spazi dell’isola dove viviamo in prima persona quello che è successo. Sullo sfondo, delle candele rosse (simili ai ceri che si portano nei luoghi di commemorazione per omaggiare chi è morto) si spengono ogni volta che viene ricordata una delle vittime. In questa occasione, tutto il palco si trasforma da sala di registrazione dell’audiodramma (di cui noi spettatori “spiamo” il processo) a luogo polisemico: un grande altare commemorativo che, al suo interno, accoglie tanti spazi diversi di racconto, di dolore, di senso; spazi dei quali noi spettatori diventiamo costruttori attivi.

Sempre il libretto di sala recita: “Utøya ci aiuta a studiare il passato, osservare il presente, immaginare il futuro” con l’augurio che il futuro che immaginiamo, sia un futuro in cui gli errori non si ripetono. Ma dopo 10 anni dall’accaduto, e osservando quello che succede, viene da chiedersi: ce la faremo?

Lo spettacolo è andato in scena 
Teatro Elfo Puccini
lunedì 28 febbraio 2022

UNO DI NØI
dal libro di Åsne Seierstad
adattamento e regia Sergio Ferrentino
musiche originali Gianluigi Carlone
con Claudio Moneta, Gabriele Calindri, Daniele Ornatelli, Renata Bertolas, Alessandro Castellucci, Eleni Molos, Dario Sansalone, Margherita Saltamacchia, Maurizio Pellegrini, Michela Atzeni, Marta Lucini
tecnico audio Davide Tavolato
tecnico luci Luca Masiero
consulenza scenica Oliviero Corbetta
consulenza tecnica Angelo Ferro e Milos Raparini
assistente alla drammaturgia Mario Mucciarelli
produzione Caterina Mariani
assistente di produzione Luca Colucci