Tra pagina e corpo

Gli amorosi sensi tra Cesare Pavese e Fernanda Pivano in una ricostruzione piena di partecipata ammirazione, nella cornice della rassegna Artemia Off 2023.

Di fatto Al di là della collina è una sorta di “antologia palatina” teatrale riferita a due sole tombe, quella di Fernanda Pivano e Cesare Pavese, colti nella scoperta di sé stessi attraverso l’Altro. L’Altro per entrambi è Edgar Lee Masters, ossia l’Antologia di Spoon River, ma anche l’attrazione reciproca: lui è più grande, supplente di liceo; lei studentessa ma già enfant prodige, traduttrice, ermeneuta, studiosa. Se il nuovo romanzo americano, dalla cattedra del giovane professore, prospetta novità inebrianti, l’amore – quello che non si legge ma si fa – non riesce a dar seguito alla promessa, come se la mediazione letteraria stesse al posto dell’immediatezza del corpo lanciato tra le braccia dell’amante.

Malgrado ciò Pavese fa una proposta di matrimonio goffa, timida, letteraria, quasi presaga del rifiuto. L’unione era forse già stata consacrata alla ricerca poetica? Quanto si era consumato negli eccitati intelletti, non poteva rivaleggiare con la temuta realtà dei sensi. Unire arte e vita, per due amanti incerti sul posto da dare al proprio “fuoco”, forse avrebbe bruciato in tormento quanto di passione, desiderio e dedizione sarebbe stato strappato alla pagina, per essere gettato su un letto. Fare coi corpi un’opera d’arte, non è la stessa cosa che farne romanzo, così come il teatro, anche il più maldestro, deve essere sempre al di sopra del testo, o della capacità di scriverne di un modesto cronista.

«Io non so ancora se sono un poeta o un sentimentale» scrisse Pavese ne Il mestiere di vivere. Nell’angusto spazio vuoto che separa due parole, gli amanti affondano, sbiadiscono e rinunciano a vivere il loro sentimento, perché l’amore, a volerlo catturare con l’arte, fugge. A vivere serve apprenderne il “mestiere”, malgrado l’apprendistato della coscienza sia arduo. Fernanda troverà la sua appassionata coscienza nella passione editoriale e in un nuovo amore, Pavese nella morte.

Il valore di una drammaturgia si misura anche dall’ambizione artistica. Raccontare la scintilla di desiderio tra due grandi interpreti della cultura italiana del novecento, già di per sé aggiunge molto al suo valore. Se c’è una cosa però che questo lavoro, di per sé compiuto, avrebbe forse meritato è maggiore coraggio nel provare a squilibrarsi, a lasciarsi prendere maggiormente dalla vertigine del nodo drammatico. Da quale ferita sorge, nel personaggio di lei, la paura per la propria sensualità di donna? Il momento in cui Pavese decide di cedere alla vita può essere veicolato da una parola immobile, o l’angoscia di morte può e deve arrivare come un colpo di pistola alla tempia del pubblico? Cosa serve a una drammaturgia per camminare sghemba, per mettere anche la morte lì, sulla scena, non come un convitato di pietra, ma come un’anima “vivente” e sensuale? Alle volte l’acrobata che non vuole cadere realizza bene il suo spettacolo, ma manda a casa il pubblico con l’illusione che la morte sia solo decorazione di scena.

Insistendo tuttavia a guardare da entomologo le ali di farfalla di questo lavoro, ci sfuggirebbe la delicatezza con la quale gli autori trattano una storia d’amore, che allo stesso tempo vogliono sia una storia di rinascita per la cultura italiana del dopoguerra. Come per le tombe di Spoon River, questo teatro permette di nuovo alla morte di togliere il velo a ogni rispettabilità, consegnandoci la verità di un uomo e di una donna tra poesia, miseria, sentimento e passione civile, lasciandoci un’eredità che contribuisce tutt’ora a fare di noi ciò che siamo. Il gruppo di Opificio03 e Artemia insiste per nostra fortuna a volercelo ricordare.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno della 7° edizione 2023 di Artemia Off – Rassegna di Teatro Sperimentale
Centro Culturale Artemia

via Amilcare Cucchini, 38 Roma (Monteverde – Portuense/Forlanini)
venerdì 17 e sabato 18 febbraio, ore 21; domenica 19 febbraio, ore 18

Al di là della collina
di Silvia Ponzo
regia Opificio03
con Lorenzo De Santis, Silvia Ponzo e Nino Sileci