Ultimo appuntamento della rassegna Pompeii Theatrum Mundi, lo spettacolo Ulisse, l’ultima Odissea prodotto dall’INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico per la regia di Giuliano Peparini.

Il teatro acquieta l’animo. E stordisce i sensi. Quando il contatto con gli spettatori, essenziali al compimento dell’esperienza, si concretizza emotivamente. Quando non si rimane sul palco a formalizzare, a figurare per mero esercizio muscolare o autoerotismo; quando i tentativi di fedeltà alle dichiarazioni anticipate sono soddisfatte al di là della forma, dei generi, dello stile. Quando si muta in corso d’opera lo spirito con cui ci si approccia all’ascolto e alla visione, concludendo con rinnovate tensioni interiori. Quando sorgono dubbi sulla propria natura, sul proprio agire, e inconsapevolmente viene contaminato il futuro atteggiamento esistenziale. Quando, specchiandoci, veniamo mossi, spostati. Ed è il pubblico a stabilire la riuscita o meno di una rappresentazione. Prima delle osservazioni critiche, ormai credibili solo a se stesse, prezzolate e funzionali ad ingranaggi di sistema e a meccanismi di consumo. Il pubblico sovrano, in espressioni di calore, dissenso, partecipazione, indifferenza. Il pubblico quando non è relegato al ruolo di pagante, di intrattenuto.

E a decretare l’esito della rassegna Pompeiana Theatrum Mundi del Teatro di Napoli/Teatro Nazionale è stata la massiccia partecipazione agli spettacoli: sold out ad ogni evento. Ed entusiasmo vivido, espresso. Un consenso popolare. Del quale ogni buon critico o cronista dovrebbe tenere conto non limitando per questo la propria capacità di intelligere ma riportando fedelmente per dovere di onestà intellettuale, di deontologia professionale, diffondendo la trasmissione dell’evento alla collettività a cui è destinata, e non alla ristretta cerchia di addetti ai lavori o sostenitori.

Al di là delle riflessioni, destinate altrettanto al monadismo, dall’opera diretta da Giuliano Peparini risultano una gamma di restituzioni che fanno dello spettacolo un interessante (e irripetibile) momento d’arte. Per la parola Omerica, innanzitutto, a cui si è scelto di dare fedeltà, tratteggiando a costruzione contorni smaccati, spiccatamente “spettacolari” per soddisfare universalmente il gusto ampio, lasciando allo spettatore la libertà di accesso, proponendo diversificati ingressi. La parola poetica funzionale «alla rivelazione dell’essere delle cose, e la sua rivelazione è la forma sonora della parola» (W.F. Otto – Il mito), capace di malia, di rappresentare in maniera squisitamente subliminale l’uomo «che si cerca».
Significato e significanti resi immediatamente, e nascosti talvolta per non fare mancare il senso dell’ aenigma insito nel rituale teatrale. Un susseguirsi di quadri, corali, d’immagine, coreutici, di parola, innestati traslando da un linguaggio ad un altro a restituire stordimento e attenzione focale. Lo sforbiciarsi della concentrazione ai diversificati elementi della scena è efficace caratterizzante. Se non altro a destabilizzare l’approccio e a non renderlo stagnante, monolitico. Diversi linguaggi per diverse piattaforme visive a distinguere livelli di rappresentazione. Rispettando le strutture tradizionali e concedendosi l’autorialità di imprimere la propria grafia attingendo ai dettami del tempo.

Un grandioso Giuseppe Sartori incarna l’Ulisse antico e post/moderno, confuso nell’impalpabilità di un’attualità liquida e performativa, e desideroso di resistere alla solennità valoriale della propria natura. Un attore in costante progresso artistico, capace di avvertire le scene e far affiorare a fior di pelle trasposti e intenzioni. Un attore capace di emozionarsi, fingendo. Di mischiarsi a noi spettatori. In equilibrio fra tecnica e pathos, dall’approdo potente.

Superba la prova di Massimo Cimaglia, un aedo figurato da Clochard, netto, preciso, incarnante l’alter ego del poeta antenna e trasmettitore, inconsapevole, di umanità.
Un bianco smaltato apre la scena al pubblico, senza sipario, né quinte. Blocchi sistemati a cadenzare cronografie, segni temporali, e la scenografia di un aeroporto, tra viandanti, passeggeri, destinati ognuno alla propria meta. E per un paio d’ore l’affastellamento concitato di luci, fumi, plastiche oggettuali e fisiche, danza, canzone, gesto e parola. Da rintracciare e ripetere nella memoria, qualora l’ulissismo di ognuno di noi è schiacciato nell’azione dal risentimento impotente, dalla impossibilità di controvertere il fato.
Si potrebbe obiettare di una mancanza unitaria narrativa e di circolarità. Ma il teatro è potente quando non rigorosamente ingessato in strutture di schema, rappresenta con l’immediatezza dell’esperienza di un vivido qui e ora, la dissolvenza dei tempi.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Grande

Pompei
15 Luglio 2023

Ulisse, l’ultima Odissea
libretto Francesco Morosi
regia Giuliano Peparini
scene Cristina Querzola, Lucia D’Angelo
costumi Valentina Davoli
coreografie Giuliano Peparini
musiche Reuben and the Dark
light designer Alessandro Caso
videomaker Edmundo Angelelli
assistenti alla regia Tim Vranken, Gianluca Merolli
assistente coreografo Francesco Sarracino
assistente costumista Silvia Oliviero
ideazione e direzione cori cantati Simonetta Cartia
direzione del coro Elena Polic Greco
direttore di scena Mattia Fontana
assistente alla drammaturgia Aurora Trovatello
assistenti direzione di scena Dario Castro, Eleonora Sabatini
si ringraziano i coordinatori artistici Federica Panzeri, Christophe Allemann

con
Odisseo: Giuseppe Sartori
Aedo / Polifemo: Massimo Cimaglia
Circe: Giovanna Di Rauso
Calipso / Anima di Anticlea: Giulia Fiume
Spazzino/Anima di Tiresia: Alessio Del Mastro
Argo: Gabriele Beddoni
Viaggiatore: Gianlorenzo De Donno
Compagni di Odisseo / Viaggiatori Bloccati: Gabriele Baio, Michele Barile, Andrea Biagioni, Luca Capomaggi, Dennis Cardinali. Jhonmirco Baluyot Cruz, Mariaelena Del Prete, Gloria Ferrari, Gianmaria Giuliattini, Luca Gori, Giulio Hoxhallari, Raffaele Iorio, Claudio Lacarpia, Theo Legros-Lefeuvre, Danilo Maragioglio, Christian Pace, Carlo Padulano, Andrea Raqa, Giuseppe Savino, Andrea Tenerini, Giuseppe Troise
Viaggiatori: Dennis Carletta, Simone Cataldo, Tancredi Di Marco, Rosario Graceffa, Giuseppe Orto, Gabriele Scatà
con la partecipazione degli allievi e delle allieve dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico
Coro Compagni di Odisseo / Coro di Aedo / Coro di Ino / Coro di Hermes / Coro di Atena / Coro delle Sirene / Compagni di Eolo: Caterina Alinari, Andrea Bassoli, Clara Borghesi, Vanda Bovo, Davide Carella, Alberto Carbone, Carlotta Ceci, Federica Clementi, Alessandro Cosentino, Giovanni Costamagna, Christian D’Agostino, Sara De Lauretis, Carlo Alberto Denoyè, Carloandrea Pecori Donizetti, Lorenzo Ficara, Leonardo Filoni, Ludovica Garofani, Gabriele Giannone, Enrica Graziano, Ferdinando Iebba, Althea Maria Luana Iorio, Denise Kendall-Jones, Domenico Lamparelli (Eolo), Gemma Lapi, Zoe Laudani, Federica Giovanna Leuci, Davide Lo Vecchio, Emilio Lumastro, Marco Maggio, Carlo Marrubini Bouland, Arianna Martinelli, Carlotta Maria Messina, Moreno Pio Mondì, Matteo Nigi, Giuseppe Oricchio, Marta Parpinel, Alice Pennino, Edoardo Pipitone, Beatrice Ronga, Francesco Ruggiero, Jacopo Sarotti, Massimiliano Serino, Davide Sgamma, Mariachiara Signorello, Francesco Sparacino, Stefano Stagno, Giovanni Taddeucci, Flavia Testa, Siria Sandre Veronese, Elisa Zucchetti
produizione INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico