Phoné dalle ceneri

Recensione Ashes. Muta Imago estremizza le sperimentazioni già tentate in Sonora Desert con Ashes, libera rielaborazione da Céchov che restituisce un ritratto famigliare tanto drammatico quanto speranzoso.

«Ashes è un aleph di suoni che scorrono paralleli, un flusso di attimi che si sovrappongono, si fanno sentire per un istante. Un concerto per voci e musica eseguita dal vivo, un viaggio sonoro immersivo. Una sequenza di accadimenti senza soluzione di continuità, avanti e indietro, ora, allo stesso tempo, non prima, né dopo. Brevi frammenti di vite private, compleanni, feste, morti, cadute, uccisioni, animali, alberi di natale, dinosauri, microbiologia, geologia, tutto quello che passa e non resta, ma che definisce e conferisce un significato preciso alla vita». Con queste parole la compagnia Muta Imago introduce il suo nuovo spettacolo, Ashes, presentato all’edizione 2022 dello Short Theatre.

Liberamente ispirato alle Tre Sorelle di Céchov, Ashes si propone come un pezzo di teatro tutto incentrato sulla sonorità, in cui quattro performer e un musicista a bordo palco trascendono nel suono l’intera estensione del dramma. Non ci sono oggetti di scena, non ci sono scene, nel senso drammaturgico del termine, non c’è un progresso narrativo delle vicende, ma c’è una progressione emotiva a dar ordine al concatenarsi di battute, in una sintesi iper-impressionistica che fa luce sui detti e i non-detti di una famiglia disfunzionale. Se già in Sonora Desert, presentato al RomaEuropa Festival nel 2021, Muta Imago aveva tentato un «esperimento percettivo», con Ashes la ricerca sulla phoné da parte della compagnia si radicalizza ulteriormente. Sonora Desert semplicemente annullava la presenza umana in scena, si tramutava, dicevano le note di regia, in una forma di teatro in cui «tutto accade nella mente dello spettatore». Proprio la presenza di quattro performer in scena rende Ashes ancora più complesso da definire e da categorizzare, e lo avvicina, se vogliamo, a certe folgorazioni beckettiane.

«Se la vita che avessi vissuto finora fosse solo una brutta copia, e la bella deve ancora venire?». Il senso profondo e al tempo stesso superficiale di Ashes sembra localizzarsi nella rappresentazione di un quotidiano, un famigliare dissodato, raccolto come mostruoso, svelato. Questa dinamica di svelamento e di ultra-intimizzazione si consuma anche a livello sonoro, in vari modi – dalla ripetizione ossessiva della parola “qui”, a versi ed altri grugniti oltre i confini dell’animalesco. Nella riesumazione dello storico dibattito sulla phoné che Ashes suscita, non solo si approda oltre il teatro, il teatro tradizionalmente inteso, ma anche oltre il linguaggio. Uno sciame di battute, motteggi, barzellette squallide, grugniti, sbuffi, filastrocche, sguaiatezze e onomatopee di ogni tipo costituisce il botta e risposta tra i quattro fratelli – ma in fondo è giusto chiamarli così? – apparentemente in preda al lutto per la morte del padre, forse in realtà festosi per la dipartita. Il finale è un crescendo di cacofonia, grottesco eppure vitalistico, e basta da solo a confermare che la scommessa di un teatro interamente sonoro si è rivelata vincente.

Lo spettacolo è andato in scena
La Pelanda – Short Theatre 2022
piazza Orazio Giustiniani 4, Roma
11 settembre 2022
ore 18 e 22.45

Ashes
di Muta Imago
drammaturgia e regia di Riccardo Fazi
con Marco Cavalcoli, Ivan Graziano, Monica Piseddu, Arianna Pozzoli
musiche originali di Lorenzo Tomio
occhio esterno Claudia Sorace
light design di Maria Elena Fusacchia
produzione esecutiva Index Muta Imago con il supporto di Mibact e con il sostegno di Fondazione Alta Mane Italia