Ritratti d’Autore

Agrigento, da lontano, sinonimo di avanguardia e teatralità ai massimi livelli, da vicino, una realtà ben diversa. Artisti da “cartellone”, vuoi perché noti al pubblico locale o sul piccolo/grande schermo; abbonati storici per la sera e scolaresche per le matinée; comunicati diffusi tramite i canali ufficiali, assenza di critica “militante”: nella città dei Templi, le arti dal vivo sembrano ancora ancorate ad arcaiche modalità di espressione, fruizione e comunicazione. In verità, questo preoccupante scenario “rientra” tra le caratteristiche di un territorio purtroppo ai margini delle reti nazionali e in profondo deficit dal punto di vista delle infrastrutture materiali e ciò rende ancor più urgente un investimento, in termini di consapevolezza e “azione”, da parte delle Istituzioni. Ne abbiamo parlato con una delle principali personalità culturali della città, Francesco Bellomo, produttore e regista di lungo corso e comprovata esperienza, nonché Direttore Artistico del Teatro Pirandello dal 2021. Ai lettori, l’ardua sentenza.

Tracciando un bilancio della stagione appena conclusa, qual è stata l’impronta data dalla sua direzione artistica e, rispetto a come era stata immaginata, quali sono stati i risultati in termini di qualità degli spettacoli e di riscontro del pubblico?
Francesco Bellomo: «Il bilancio è sicuramente positivo, la stagione è stata notevole e gli abbonati, grazie al progetto artistico supportato dal lavoro di squadra (Cda, direzione generale, comunicazione, etc.), si sono raddoppiati. Quando gli spettacoli sono in linea con le aspettative e soddisfano il pubblico, c’è  maggiore probabilità che l’afflusso di spettatori continui a crescere. Ed è importante riconoscere e celebrare i risultati positivi raggiunti perché tutto questo indica una crescente fiducia e apprezzamento da parte del pubblico nei confronti della direzione artistica, della governance del teatro con il Cda e del lavoro nella comunicazione. Ciò dimostra che l’offerta di spettacoli è stata in grado di offrire un livello di alta qualità».

Il cartellone 2022/2023 è stato animato da personalità note, nonché da autori e interpreti affermati della scena teatrale italiana e siciliana e ha puntato decisamente sulla prosa, con qualche apertura – fuori cartellone – alla musica dal vivo: da cosa è dipesa la scelta di non programmare artisti internazionali o momenti dedicati alla lirica o alla danza?
FB: «Bisogna notare che la tradizione del Teatro Pirandello si basa principalmente sulla prosa. Rafforzare questo settore è stato un passo importante per preservare e promuovere questa ricca eredità, inoltre la limitata capienza del teatro e le limitate sovvenzioni non consentono di portare artisti o opere di lirica o danza di livello internazionale. Questi tipi di produzioni richiedono risorse considerevoli, sia finanziarie, sia logistiche, che potrebbero superare le attuali possibilità del teatro Pirandello. È importante valutare attentamente le risorse disponibili e trovare un equilibrio tra l’offerta di spettacoli che il teatro può sostenere finanziariamente e le aspettative del pubblico».

Rimanendo un attimo sul tema, anche alla luce dei numerosi sold out dovuti principalmente a un consistente numero di abbonati (segno della capacità di fidelizzazione del pubblico della Fondazione). Non pensa che sviluppare «la progettazione, l’allestimento e la realizzazione in ambito nazionale e internazionale, di spettacoli e manifestazioni, di teatro classico, contemporaneo, musicale, di balletto e di prosa» (Atto costitutivo della Fondazione) possa permettere l’ingresso di una spettatorialità “nuova” (anche in termini anagrafici) e l’apertura a forme maggiormente legate al contemporaneo, che ad Agrigento, così come in gran parte della Sicilia, non trovano spazi dedicati alla formazione, alla produzione e alla fruizione?
FB: «Potrebbe essere utile esplorare altre possibilità, come collaborazioni con altre istituzioni teatrali o la ricerca di sponsorizzazioni o finanziamenti specifici per eventi di lirica o danza, di livello internazionale. Queste strategie potrebbero consentire al teatro Pirandello di espandere la sua offerta e soddisfare una più ampia gamma di interessi del pubblico».

Quali pensa che siano le esigenze e quali le richieste specifiche del territorio agrigentino, anche in vista di Agrigento Capitale della Cultura 2025? In tal senso, quale sarà l’impegno del Comune, socio unico della Fondazione, considerando che, almeno a quanto risulta dal sito ufficiale, non è presente nell’organigramma un Responsabile Attività Culturali locali?
FB: «Io posso parlare di quelli che potrebbero essere gli eventuali progetti della Fondazione, quello che farà il comune esula dalle mie competenze, tra l’altro, da un punto di vista progettuale, io non sono stato al momento coinvolto. Conseguentemente il teatro, a oggi, ha una semplice partecipazione formale e la collaborazione artistica, del teatro Pirandello, con Agrigento capitale della cultura è tutta da definire».

Ritiene sia il caso di “aprire” anche ad Agrigento, per tramite delle Istituzioni preposte e sfruttando il “volano” di Capitale della Cultura 2025, la questione della formazione/educazione critica del pubblico che, per esempio in gran parte del resto d’Italia o nei principali festival nazionali, è ormai una “realtà” consolidata?
FB: «È un’ottima idea, soprattutto in vista di Agrigento Capitale della Cultura 2025, considerare l’opportunità di “sfruttare” questa importante iniziativa come volano per promuovere la formazione e l’educazione critica del pubblico. La formazione del pubblico teatrale è fondamentale per creare una cultura specifica più solida e per consentire allo spettatore di apprezzare appieno le opere teatrali. Portare simili realtà anche ad Agrigento potrebbe arricchire l’esperienza teatrale per il pubblico locale e creare una maggiore consapevolezza dell’arte performativa. Sarà importante coinvolgere le Istituzioni e lavorare in collaborazione con loro per implementare e promuovere attività e programmi di formazione critica. Questo potrebbe includere workshop, conferenze, incontri con gli artisti e altre iniziative che mirano a sviluppare la conoscenza e la comprensione del teatro. L’anno 2025 come Capitale della Cultura offre un’opportunità unica per concentrare gli sforzi su questo fronte e mettere in atto programmi specifici che coinvolgano il pubblico di Agrigento: lavorando insieme, è possibile creare un ambiente teatrale vibrante e inclusivo che promuova la crescita culturale e artistica della comunità. Spero che questa iniziativa possa essere presa in considerazione e che si possano intraprendere azioni concrete per sviluppare la formazione e l’educazione critica del pubblico teatrale agrigentino».

Prima della conclusione, può darci una sua opinione – magari svelandoci se esiste qualche iniziativa in essere – sull’eventuale attivazione di spazi straordinari come il Parco dell’Addolorata o l’ex Tiro a Segno Militare? Il primo, per esempio, potrebbe non solo risolvere problematiche spinose (come quella relativa all’utilizzo di Piano San Gregorio per le manifestazioni estive in un contesto – il Parco Archeologico – in cui andrebbero evitate attività invasive e destabilizzanti), ma permetterebbe anche di aprire suggestivi scenari per grandi eventi che nulla avrebbero da invidiare – per contesto e capienza – al Teatro Greco di Siracusa o il Lucca Summer Festival.
FB: «La mia opinione è che al momento il Parco dell’Addolorata rimane un sogno, se non un’utopia. Ci sarebbero troppi ostacoli da affrontare per renderlo agibile. In alcuni casi, potrebbe essere più pratico e fattibile considerare l’utilizzo di spazi diversi per realizzare certe iniziative, ma sono valutazioni tecniche che spettano alla governance. Ripensare lo spazio e considerare alternative potrebbe offrire opportunità interessanti per sviluppare progetti culturali e ricreativi in modo più sostenibile e concreto. Potrebbe essere utile coinvolgere esperti, stakeholder e comunità locali nella discussione e nella
pianificazione, al fine di valutare le possibilità disponibili e identificare soluzioni creative. Anche se il Parco dell’Addolorata potrebbe non essere attualmente idoneo, ciò non significa che le iniziative culturali e ricreative non possano trovare il modo di includerlo».

Concludendo, può anticiparti come immagina la prossima stagione? Quali saranno le principali innovazioni che vorrà apportare e quali le “eredità” che intende mantenere della rotta che ha già segnato per la Fondazione?
FB: «Il prossimo anno si tenderà a consolidare gli aspetti positivi della scorsa stagione e a guardare verso una prospettiva nazionale e internazionale. L’apertura verso tali orizzonti può portare nuovi stimoli e opportunità per la crescita teatrale. Posso anticipare che uno degli spettacoli in cartellone sarà diretto da Peter Stein, regista di riconosciuta competenza e fama internazionale. La collaborazione con personalità di tale spessore può arricchire l’offerta teatrale e attrarre l’attenzione di un pubblico più ampio. Continuare a cercare nuove collaborazioni e aperture a livello nazionale e internazionale può contribuire a elevare la qualità e l’appeal degli spettacoli proposti. L’espansione delle prospettive e delle connessioni può anche consentire lo scambio di conoscenze e l’arricchimento artistico reciproco. In tutto questo è prevista una grande produzione regia e interpreti di primo livello».