Performance e mostra fotografica firmate Stefano Questorio

Recensione Lila – Il Visibile. Ritorna nello spazio performativo della Tenuta Dello Scompiglio, dopo un’anteprima nel 2019 (intitolata Lila – A symphony about life and death), il work in progress del fotografo, coreografo e danzatore Stefano Questorio.

Il lavoro messo in scena lo scorso 25 novembre, LILA – Il visibile, si sviluppa dal precedente ma con un’ossatura spettacolare molto più precisa ed elaborata. Partendo da concetti di matrice filosofica orientale, legati alla ciclicità di nascita, morte e rinascita, e in linea con la precedente performance sebbene dotata di maggiore dinamismo e fluidità, questa coreografia appare più ricca e interessante anche dal punto di vista delle geometrie spaziali e dello studio del movimento.

Dopo la lunga teoria di rinascite di stampo “naturale” (direttamente ascrivibili al precedente lavoro), con il rivestirsi dei danzatori si attuano nuove forme di convivenza, affettività e scontro via via più pronunciato. Quasi a evidenziare la difficoltà dell’esistenza del singolo individuo in qualsiasi modo affronti la stessa. Il sopraggiungere degli attriti – che paiono inevitabili – comporterà una lotta, violenta al punto da sfociare nell’annichilimento. Il tentativo di scambio umano, di rapporto interpersonale naufragherà in un groviglio di corpi inanimati. Solo il successivo ritorno alla separazione (ma anche a una neutralità indistinta, marcata dallo spogliarsi nuovamente dei danzatori, a una vera o presunta naturalità dei corpi) pare soluzione preferibile – per i performer e Questorio – all’inevitabilità dello scontro tra esseri distinti.

Momenti intimi interessanti per un lavoro che sembrerebbe restituire un giudizio molto negativo della vita comunitaria, destinata a esplicitarsi nella sopraffazione e nell’aggressività. Arrivismo, voglia di primeggiare e rapporti mercificati: a questo si è ridotta la nostra società?

Il ritorno a una ciclicità che includa la rinascita è foriero di speranza, una speranza molto prossima ad alcune filosofie orientali, ove attraverso la reincarnazione gli esseri umani dovrebbero approssimarsi sempre più alla creazione di una comunità più ricca di valori e spiritualità.

La lentezza e la ripetitività di alcuni gesti amplificano la percezione di ciò a cui stiamo assistendo anche se la sezione conclusiva dovrebbe emergere direttamente dopo la perdita dell’innocenza – quando dal groviglio di corpi esanimi non si può più tornare indietro.

In contemporanea, anche la mostra di foto polaroid scattate da Stefano Questorio durante le prove del precedente lavoro, Lila – A symphony about life and death.

In una stanza raccolta si svolge di fronte a noi, come nastro fragile, un diafano mondo abitato da presenze alla ricerca di un qualcosa. Anche in LILA – La memoria ritroviamo, come sotto traccia, una forma di spiritualità che, negli avvolgenti toni arancioni, rimanda direttamente al buddhismo.

In questi scatti si respira un’evanescenza che nulla toglie all’espressività dei gesti. Fermi immagine di un percorso che sembra condurre verso la fine, con la scomparsa delle figure umane ridotte quasi a macchie di colore, a riflessi impalpabili di luce. In sottofondo, la colonna sonora di questo viaggio verso il non-essere è firmata da Spartaco Cortesi – e a tratti rimanda a suoni primordiali e, in altri, a quel rumore di fondo dell’universo a noi ancora sconosciuto.

Sempre negli Spazi Espositivi dello Scompiglio, è ancora possibile vedere l’installazione di Chiara Bettazzi, intitolata Reverse, suddivisa in due parti – quella che appare come una mostra fotografica e, oltre la “soglia”, la riproposizione di alcuni tra gli oggetti cristallizzati nelle immagini bidimensionali, riproposti in composizioni tridimensionali, tangibili e presenti – insieme fragili e stranianti.

In effetti, oltre a quello che appare come un gigantesco cavalletto da pittore, a metà strada tra il paravento e la quinta di un teatro, Bettazzi sembra invitarci a sbirciare tra vecchie memorie consunte – ceramiche e vasi sbeccati, contenitori di vetro con improbabili mondi conservati sott’acqua, scarpette lacerate dal tempo, fiori secchi che languono tra specchi e vetri rotti: bisogna stare attenti a muoversi e, questo, predispone lo spettatore in una situazione emotiva perturbante, quasi fosse costretto a tacere e camminare con cautela per non interrompere lo svolgersi del tempo, o contaminare un ambiente insieme fragile e artificioso.

Gli accostamenti insoliti di oggetti e materiali, che sembrerebbero essere usciti dal vecchio baule in solaio, paiono il frutto di una ricerca di equilibri anche metaforicamente intrigante e, nel contempo, il tentativo di dare nuova vita a povere cose morte. La bellezza e la leggerezza dei singoli oggetti invitano a reinterpretare il singolo e l’insieme; invitano al riutilizzo creativo – in contrasto con il consumismo imperante; invitano a operare con l’immaginazione quel montaggio delle attrazioni che dava significato alla giustapposizione delle inquadrature già in Ėjzenštejn .

Ancora in proiezione, anche i due video artistici di e con Cecilia Bertoni Rubedo e On the Corner.

La performance si è tenuta:
Tenuta Dello Scompiglio

via di Vorno, 67 – Vorno (Lucca)
sabato 25 novembre 2023, ore 19.30
LILA – Il visibile
ideazione e coreografia Stefano Questorio
assistenza alla coreografia Gloria Dorliguzzo
suono Spartaco Cortesi
con Carolina Amoretti, Gloria Dorliguzzo, Ian Gualdani, Barbara Stimoli e Stefano Questorio

Mostre e video-installazioni:
Tenuta Dello Scompiglio

via di Vorno, 67 – Vorno (Lucca)
fino a domenica 28 gennaio 2024
orari: da giovedì a domenica, dalle ore 14.00 alle 18.00
LILA – La memoria
di Stefano Questorio
paesaggio sonoro Spartaco Cortesi

Reverse
di Chiara Bettazzi
a cura di Angel Moya Garcia

Rubedo e
On the Corner
video installazioni di e con Cecilia Bertoni