Teatro clandestino

Riproposto sul cartellone dello Stabile di Torino nei dintorni del Giorno della Memoria, Radio Clandestina si riconferma un fulgido esempio di teatro civico, fondamentale non solo per non dimenticare il significato e le diramazioni dei fascismi e di chi vuole l’oblio della memoria partigiana e antifascista, ma anche e soprattutto per ricordarci che quando le storie vengono raccontate al contrario, abbiamo tutti la responsabilità politica di raddrizzarle, anche clandestinamente.

Presentato per la prima volta tra l’ottobre e il novembre del 2000 presso la cella numero 11 dell’ex carcere nazista di via Tasso, a Roma, Radio Clandestina – Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria di Ascanio Celestini è un’ode al racconto orale costruita a partire dal saggio dello scrittore e docente dell’Università la Sapienza Alessandro Portelli dal titolo L’ordine è già stato eseguito.  Dal giorno del suo esordio, umilmente celebrato nella “via delle torture” capitolina, lo spettacolo ha fatto il giro della Penisola, consacrando l’attore romano sulla scena teatrale nazionale. Ora, dopo più di vent’anni, torna (non che abbia mai smesso di farlo) a girare nelle varie sale del paese per “raddrizzare” una narrazione storta, tossica e negativa di una delle svariate pagine oscure e oscurate della storia contemporanea italiana: l’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944 – 335 le morti, tra civili e militari, trucidati come “rappresaglia” per l’attacco compiuto il giorno precedente dal gruppo partigiano dei GAP, in cui furono uccisi 32 militari di una colonna di polizia tedesca che stava transitando in via Rasella.

Per affrontare il fatto, Celestini non si limita a sciorinare date e numeri, come vorrebbe il nozionismo tanto caro alla scuola pubblica italiana, bensì, consapevole dell’importanza del contesto in una narrazione corretta ed efficace, l’istrione regala al pubblico del Teatro Gobetti una lectio magistralis sulle dinamiche sociali e le storie personali di chi ha vissuto e agito nell’Italia del secolo scorso (dalla fine dell’Ottocento a oggi), partendo dal particolare per giungere all’universale, scalzando di fatto il potere egemonico della Storia istituzionalizzata. Con un ritmo serrato oramai “tipico” e una scenografia minimale ma attenta a conservare l’atavico potere immaginifico delle luci e delle ombre, oltre che per rendere giustizia postuma alla verità dei fatti, il monologo utilizza l’episodio tragico anche e soprattutto per interrogarsi sul nostro stesso modo di ricordare, sulle distorsioni della memoria storica e su quelle che oggi identificheremmo come fake news. Incedendo con passo maieutico nei meandri della memoria, Radio Clandestina sottolinea con forza la necessità e la responsabilità politica di comprendere gli eventi storici tramite le testimonianze dirette, le ricerche approfondite e l’informazione critica, rifuggendo qualsivoglia semplificazione e strumentalizzazione.

Con impeto capitolino, Celestini riporta così in vita un’Italia di borgatari, burini strangolacolli e analfabeti in balia di burocrati disumani e di un’informazione tutt’altro che libera e indipendente, come ricorda puntualmente chiamando in causa la verità intossicata dal commento non firmato pubblicato dall’Osservatore Romano (il quotidiano gestito dal Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, all’epoca sotto lo scettro di Papa Pio XII) a due giorni dall’eccidio, in cui le “vittime”, ovvero le forze d’occupazione tedesche, venivano de facto scagionate dal proprio ruolo di “nemico della Patria”, mentre le 335 vite spezzate dall’invasore vendicativo (320 per la Curia di allora) diventavano presto “persone sacrificate per i colpevoli sfuggiti all’arresto”.

Allora con le Fosse Ardeatine e oggi con quel «tossicodipendente sieropositivo» di Stefano Cucchi, insomma, sembra proprio che la Storia tenda a ripetere la propria mitopoiesi al contrario, riconducendo a rigide categorie “burocratiche” (come migrante, no vax, negazionista, ecc.) tutto quel ventaglio di differenze e sensibilità che stanno alla base dell’Umanità, appiattendo en passant non solo il dibattito, ma anche la capacità critica di produzione di un pensiero quantomeno articolato. Con la sua Radio Clandestina, qui “rispolverata” dalla polvere degli anni, Celestini si riconferma dunque uno dei pochi interpreti nazionali in grado, come prima di lui Gramsci e Pasolini, di catturare movimenti, memorie e trasformazioni politiche e sociali, ascoltando con umiltà e onestà la voce del popolo che urla.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Gobetti
via Rossini 8 – Torino
da martedì 25 a domenica 30 gennaio 2022
martedì, giovedì e sabato ore 19:30
mercoledì e venerdì ore 20:45
domenica ore 15:30

Fabbrica srl presenta
Radio Clandestina – Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria
uno spettacolo di Ascanio Celestini

con Ascanio Celestini
scritto a partire dal testo L’ordine è già stato eseguito di Alessandro Portelli
suono Andrea Pesce