L’azzardo efficace sul confine tra arte e vita

Fino al 10 marzo, al Sala Umberto è in scena l’originale, eccentrica e rischiosissima versione di Michele Sinisi di quello che è diventato un classico del teatro del Novecento.

Fin dall’anno del suo debutto, che si tenne nel 1921 al Teatro Valle di Roma, il destino di Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello è sempre stato assai complesso e per molti aspetti persino contraddittorio. Esemplare rivoluzionario del teatro moderno, capace di suscitare lo sdegno rabbioso del pubblico del Teatro Valle che contestò l’opera e il suo autore al grido “Manicomio!”, come tutti i capolavori era ben al di là delle convenzioni dell’epoca e dei canoni a cui gli spettatori erano abituati nella tradizione del realismo ottocentesco; come è accaduto per la maggior parte delle opere rivoluzionarie del Novecento, anche Sei personaggi è stato totalmente assorbito dal canone ufficiale dei grandi “classici moderni”, pensando che oggi ormai i riferimenti metatestuali e le violazioni della quarta parete sono all’ordine del giorno. Anche per questo, spesso Sei personaggi viene portato in scena rispetto ad altre opere pirandelliane, perché sicuramente quella più in sintonia con lo spirito contemporaneo e con l’approccio postmoderno, ma il destino infelice della povera pièce sta anche nel fatto che per questa ragione spesso si “abusa” di lei, se ne offrono interpretazioni ultramodernizzate che ne sviliscono la complessità filosofica ed estetica, nella peggiore delle ipotesi si scade nel registro comico (che come insegnava il nostro, ben si distingue dall’umorismo).

C’erano tutti gli ingredienti finché anche Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, trasposizione tutta personale di Michele Sinisi in scena fino al 10 marzo al teatro Sala Umberto di Roma, potesse rientrare in questa disdicevole categoria: dal coinvolgimento attivo del pubblico col superamento costante della quarta parete allo sfruttamento uniforme dello spazio tra palco e platea, dall’illuminazione generale della sala alla presenza in scena di regista e scenografo fin dall’inizio dello spettacolo (anzi, anche da prima), dalla presenza di materiali multimediali ricercati direttamente dalla navigazione sul web e proiettati sullo sfondo in tempo reale a incursioni di elementi imprevisti e ingovernabili, come gli attori ospiti sempre diversi per ogni replica. Il rischio era enorme, e tuttavia…

Tuttavia la maturità di Sinisi, anche in materia di adozione di dispositivi tecnologici in senso drammaturgico, permette a questi “radicali” Sei personaggi di difendersi benissimo da qualsiasi accusa di banalizzare la profondità pirandelliana. Anzi, Sinisi sa bene che se l’intento è quello di recuperare tutta la verve oltraggiosa e blasfema del 1921 – piuttosto che portare semplicemente in scena un classico ormai anchilosato e incapace di suscitare emozioni forti, oppure un Pirandello tradotto in semplice recita da paese – allora è necessario adottare scelte radicali, rischiare in tutto e per tutto. La soluzione di Sinisi è stata quella di elevare alla potenza Sei personaggi – di qui il senso della presenza del “di Luigi Pirandello” fin dal titolo – aggiungendo un ulteriore “giro espressivo” raddoppiando il gioco metatestuale. L’opera perciò racconta se stessa, il suo farsi: la messa in scena di un’opera metatestuale diventa a sua volta metatestuale, confondendo di volta in volta i confini tra i piani, sovrapponendoli, depistando il pubblico che anche in questo si sente profondamente coinvolto.

Il cast non disdegna affatto il piano cabarettistico, ma esso entra in osmosi rispetto allo spirito dell’opera originale, che quando si palesa nel testo fedele del drammaturgo siciliano rivela tutta la sua energia senza tempo, evidenziando la traccia interpretativa che rende l’opera qualcosa di fondato e sostanzioso. Così, quando ci troviamo nel testo pirandelliano, troviamo tutte le implicazioni psicologiche e filosofiche che riguardano il dramma familiare raccontato direttamente dai sei personaggi, grazie anche e soprattutto alla bravura indiscutibile del cast che sapientemente sa gestire il continuo cambio di dimensione immaginaria. Quando nel cambio scena Biancalani ci regala l’inaspettata meraviglia di quattro gigantesche gambe che alludono a un rapporto sessuale, allora si comprende tutta la complessità dell’opera, anzi “delle opere”, sia del Sei personaggi di Pirandello sia del Sei Personaggi di Pirandello di Sinisi.

Come agli inizi del XX secolo, i temi portanti, strettamente legati tra loro, sono due: il tema dell’identità e quello del rapporto tra arte e realtà. In un’epoca in cui ognuno di noi vede moltiplicata la propria identità tramite avatar e account social, che non smettono di moltiplicare punti di vista e i “centomila” che siamo sempre stati (anche senza social), il ruolo dell’arte si fa sempre più problematico e il suo spazio sempre più stretto. Se da sempre l’arte cerca di contenere la vita, di dargli una forma, di addomesticarla o di contenerla, la vita stessa non fa che strabordare di continuo, sfuggendo da qualsiasi angolazione della forma artistica. E se la realtà è incontenibile, è bene che anche la più estrosa delle messe in scena, per quanto adotti la diretta streaming in tempo reale, denunci la sua stessa miseria, la sua stessa sconfitta, specie in quella che a prima vista potrebbe apparire come l’ennesima parade delirante ai danni di un grande classico della modernità.

Lo spettacolo continua:
Teatro Sala Umberto
via della Mercede, 50 – Roma
fino a domenica 10 marzo
orari: martedì, mercoledì e giovedì  ore 20.30, venerdì e sabato ore 21.00, domenica ore 17.00

Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello
regia Michele Sinisi
drammaturgia Franscesco M. Asselta, Michele Sinisi
scene Federico Biancalani
con Stefano Braschi, Marco Cacciola, Gianni D’Addaro, Sara Drago, Maria Grimaldo, Marco Ripoldi, Stefania Medri, Donato Paternoster, Michele Sinisi, Adele Tirante, Nicolò Valandro