La musica è architettura, la danza è scrittura

Il mese del maggio scaligero è stato indelebilmente segnato da un programma dedicato ad una delle più grandi figure della danza internazionale, William Forsythe. Una serata divisa in tre tempi dove l’estetica del coreografo statunitense ha deliziato gli spettatori, grazie ad una disciplina in grado di esaltane i corpi, creando relazioni di grande effetto.

Assioma forsythiano liminare: “La musica è architettura”. Segnato da questa affermazione, il nostro sguardo ha posto la serata sotto il segno di una relazione privilegiata tra danza e musica, tra movimenti in grado di sintetizzare la tensione tra classico e contemporaneo, e un mondo sonoro pop segnato da minimalismo ed elettronica. Le coreografie di Forsythe si adagiano delicatamente sulle composizioni eteree di James Blake creando una relazione tra di esse che appare particolarmente affascinante. La musica struttura dunque le pièce, marcandone i momenti sensibili e disegnando il ritmo che i corpi in ballo interpretano con rigore.

Lindisfarne I è la prima composizione blakiana a risuonare nella grande sala del Piermarini. Il suo ritmo sincopato, ripetuto ad libitum, che evoca immediatamente, e rispettosamente, le creazioni del duo Fripp/Eno, possiede un alto gradiente trascendentale. Questa insistenza agisce però in maniera differente rispetto alle composizioni glassiane che spesso accompagnano le pièce contemporanee: essa non soggioga, ma lateralizza lo spettacolo. Prologue, pièce pensata e realizzata esplicitamente per il corpo di ballo della Scala, appare come una creazione eminentemente forsythiana, risultato di un processo di distillazione della sua opera. Quintessenza pura della sua estetica, lungi dall’evocare una qualsivoglia fine o finitudine, Prologue lavora il ricchissimo materiale coreutico personale in una duplice prospettiva, retrospettiva e rivelatoria. E proprio la sostanza sonora permette a questo lavoro gianico di guardare anche dinnanzi a sé, lavorando nelle sincopi, nelle cesure, senza che queste restino semplicemente delle assenze. I corpi si celebrano in una dimensione liberatoria che fa del minimalismo la scena della propria vita, dello svolgersi di frammenti che non mascherano le singole fragilità.

The Barre Project affonda le sue origini nel periodo del lockdown, dove le misure restrittive obbligavano la creazione di un nuovo studio degli spazi e un’interrogazione relazionale tra corpi. Il primo capitolo, concepito nel 2021, prese vita grazie alle piattaforme di comunicazione online, mettendo in relazione – a distanza – i ballerini Tyler Peck, Lex Ishimoto, Romain Mei e Brooklyn Mack. Il risultato di questo lavoro comune si formalizzò qualche mese dopo presso il Teatro La Mirada a Los Angeles. Il titolo del progetto contiene in sé la propria ragione d’esistenza, attraverso l’evocazione dell’oggetto centrale del lavoro quotidiano del ballerino. Ritornare alla materialità delle cose, alle basi dell’arte coreutica, come rifiuto dell’immobilismo fisico della prospettiva sanitaria. Ancora una volta, la musica è essenziale nell’attraversamento esperienziale della pièce e, nella varietà e genialità dell’opera di Blake, qui emerge, in particolar modo, la radicalità di una composizione, quella di 200 Press che sussume techno e downtempo ed instaura un regime di algida durezza. Il gesto di Forsythe appare qui particolarmente lucente, grazie alla rapidità delle apparizioni in scena dei ballerini, all’immediatezza dell’espressione della loro corporalità e alla celere scomparsa dal campo visivo. Il connubio tra suoni e azioni appare qui particolarmente riuscito grazie ad una logica formale che spinge l’apparizione un po’ più lontano, sconfinando nelle lande dell’allucinazione. Seguendo questa evocazione potremmo citare, anche un po’ stancamente, il movimento di apertura del diaframma dell’apparecchio fotografico oppure l’intermittenza luminosa dell’universo del clubbing. Ma se dovessimo materializzare ciò che ci sembra avvicinarsi maggiormente a questo tipo di immagini rapide e di jouissance, non potremmo esimerci dal convocare le immagini di Evgen Bavčar, filosofo e fotografo sloveno ipovedente il cui procedimento lavorativo consta nel delegare la creazione di una scena (immaginata minuziosamente) ai suoi assistenti per poi inondarla di luce al fine di visualizzare e impressionare il materiale fotografico. Avviene qui un procedimento molto simile poiché la vita delle azioni di The Barre Project è quella di un battito di ciglia all’interno di un’illuminazione eccessiva, tale da allucinare il presente.

La serata si conclude con Blake Works I, lavoro del 2016 che continua l’interrogazione tra corpi e arte, tra materialità e gestualità che ha costituito uno dei grandi assi di ricerca del coreografo americano. I ventidue ballerini in scena acquistano spazialità – che i due lavori precedenti avevano costretto ad una dimensione ridotta, quasi claustrofobica, sintomo di una lettura dolente della pandemia. La scelta musicale (tratta in particolar modo da The Colour in Anything, Polydor, 2016) verte su tracce più aperte, proprio spazialmente, creando un’intensa relazione con ciò che accade in scena e costruendo un’architettura – l’assioma di Forsythe non ci abbandona mai – che i ballerini arpentent con una volontà esaustiva.

La serata Forsythe proposta dal teatro milanese ha rappresentato, senza ombra di dubbio, un momento prezioso della stagione, celebrazione tanto di una figura essenziale dell’arte coreutica quanto del legame importante, e mai dimenticato, tra la Scala e la danza contemporanea.

Spettacolo visto mercoledì 17 maggio 2023

Lo spettacolo ha avuto luogo:
Teatro alla Scala
Via Filodrammatici, 2 – Milano
dal 10 al 30 maggio 2023

Il Teatro alla Scala ha presentato:
Serata Willam Forsythe – Blake Works V

Programma dettagliato

Prologue
nuova produzione Teatro alla Scala
prima rappresentazione assoluta
coreografia, scene e costumi William Forsythe
assistenti coreografo Jodie Gates e Noah Gelber
musiche James Blake
luci Tanja Rühl, sui disegni originali di Brandon Stirling Baker
con Maria Celeste Losa, Giulia Lunardi, Domenico Di Cristo, Navrin Turnbull, Edward Cooper, Francesco Mascia, Saïd Ramos Ponce

The Barre Project
Nuova produzione Teatro alla Scala
coreografia, scene e costumi William Forsythe
assistenti coreografo Jodie Gates e Noah Gelber
musiche James Blake
luci Tanja Rühl, sui disegni originali di Brandon Stirling Baker
con Martina Arduino, Alice Mariani, Linda Giubelli, Giulia Lunardi, Federico Fresi, Frank Aduca, Francesco Mascia, Gioacchino Starace

Blake Works I
Nuova produzione Teatro alla Scala
Prima rappresentazione 4 luglio 2016, Ballet de l’Opéra de Paris, Palais Garnier
coreografia e scene William Forsythe
musiche James Blake
costumi Dorothee Merg e William Forsythe
luci Tanja Rühl
musica su base registrata

con Alice Mariani, Gaia Andreanò, Maria Celeste Losa, Alessandra Vassallo, Giulia Lunardi, Marco Agostino, Domenico Di Cristo, Christian Fagetti, Frank Aduca, Darius Gramada, Eugenio Lepera, Francesco Mascia, Saïd Ramos Ponce, Andrea Risso e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala

durata: 1 ore e 35 minuti intervalli inclusi