Virtuosismi, bellezza e occhi di bue

Il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala presenta a Como la storica coreografia di Balanchine: un bosco incantato pieno di fate che ballano lievi e di umani in conflitto tra la concreta pesantezza dei sentimenti reali e la leggerezza della felicità.

Sembrerebbe un’illustrazione strappata da un libro di fiabe. Coloratissime, fantasiose, allegre e magiche, le fate bambine (gli allievi delle Scuole di danza di Livorno) invadono il palco, e con loro le amiche più grandi, alate ed impalpabili. Al centro, Titania e Oberon, sovrani di questo mondo segreto, maestosi nei loro lunghi mantelli cangianti, seguiti dalle rispettive corti e dal giovanissimo – e comicamente impietrito – paggetto indiano.

Sembrerebbe un’illustrazione: invece, tutte le creature prendono vita, ballano, e fanno della danza l’essenza stessa del loro essere incantate, volando leggere nell’aria, muovendosi senza gravità e senza pensieri, nello splendore della vanità con cui vivono la loro realtà, dando a tutto uno stesso peso ed affrontando ogni cosa con la stessa disinvoltura, che si tratti di capricci, confusioni, matrimoni o litigi. Interessantissima la scelta di Francesca Podini per il ruolo della regina delle fate, ballerina dalla tecnica lucente e dalla fisicità estrema, la cui eccessiva magrezza ne rende eterei i movimenti, permettendo prese di una lentezza così irreale che sembra fermare il tempo; le braccia e le gambe, quasi sproporzionate per lunghezza, la trasformano in una creatura veramente fatata, non umana, e a tratti lasciano trapelare degli accenti di sgraziato nervosismo, che arricchiscono il suo personaggio, il suo corpo e i suoi movimenti di una curiosa sfaccettatura, una punta di bizzarra impazienza buffa da bambina viziata, un aspetto che forse tutte le regine delle fate dovrebbero avere. Peccato che il suo compagno Oberon-Antonio Sutera non sia invece caratterizzato da nessun eccentrico eccesso, fisico o di movimento, e che quindi la resa della coppia ne esca meno potente di quanto potrebbe. Resta comunque elevatissimo il livello tecnico ed estetico, anche grazie ai bellissimi e preziosi costumi e agli elementi di scena (magnifico il giaciglio-bocciolo di Titania), egregiamente illuminati ed enfatizzati da piccoli e precisi effetti, come il fumo che confonde i sentieri ai giovani amanti e si lascia dominare solo da Ippolita (la bravissima Mariafrancesca Garritano), splendida, energica ed invincibile regina delle Amazzoni.

Ottimi anche i personaggi umani, così diversi nei movimenti e nell’espressività dai loro compagni d’avventura fiabeschi. Ogni loro emozione, il dolore, la disperazione per un amore perso, o non corrisposto, o tradito, la paura, la stanchezza, sono vissuti – e ballati – in tutta la loro pesante concretezza, ogni situazione e ogni movimento è caricato del pathos che le creature del bosco non conoscono e non possono avere, di quell’umanità che appunto contraddistingue noi umani. Bella e particolarmente riuscita e comunicativa soprattutto Elena (Emanuela Montanari), carica di un mal d’amore così forte e sofferto da diventare tangibile.

Resistono alla perfezione alcune soluzioni infelici, come i rami abbandonati fuori scena con musicale disinvoltura in un movimento che resta di servizio, o l’asino che finge di mangiare, o ancora il gigantesco fiore magico, bello ma inutile e ridondante nella sua comparsa fulminea e comicamente sferragliante.

Fantastico, invece, Puck, unico e importante nella luce verde che lo segue e che modifica ogni cosa il bizzarro folletto incontri nel suo girovagare saltellante e disordinato; è Puck ad avere l’ultima parola, a spazzare via dal palco i resti delle feste nunziali e della magia, lasciandoci come dono d’addio un’ultima brevissima visione incantata: le lucciole.


Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Sociale

via Bellini, 3 – Como

Sogno di una notte di mezza estate
CORPO DI BALLO DEL TEATRO ALLA SCALA
coreografia George Balanchine
musica Felix Mendelssohn-Bartholdy
scene e cotumi Luisa Spinatelli
produzione Teatro alla Scala
Corpo di ballo:
direttore Makhar Vaziev
con Francesca Podini (Titania), Antonio Sutera (Oberon), Gabriele Corrado (cavaliere di Titania), Federico Fresi (Puck), Emanuela Montanari (Elena), Sabrina Brazzo (Ermia), Massimo Dalla Mora (Demetrio), Alessandro grillo (Lisandro), Mariafrancesca Garritano (Ippolita), Matteo Buongiorno (Teseo), Matthew Endicott (Bottom), Antonella Albano (una farfalla) e Daniela Cavalleri, Petra Conti, Denise Gazzo, Sofia Rosolini, Chiara Fiandra, Marta Gerani, Christian Fagetti, Carlo DI Lanno, Marco Agostino, Fabio Sagilbene, Andreas Lochmann, Claudio Coviello
con la partecipazione degli allievi delle Scuole di Danza di Livorno
in collaborazione con Fondazione Teatro Goldoni